Omicidio Sarah Scazzi, seconda udienza d’appello: le imputate restano in carcere

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E’ ripreso stamattina nella sede della corte d’appello, nel quartiere Paolo VI di Taranto il processo d’appello per l’omicidio di Sarah Scazzi la 15enne strangolata ad Avetrana, in provincia di Taranto, il 26 agosto 2010 e poi buttata in un pozzo. La corte, presieduta da Rosa Patrizia Sinisi, dopo una settimana di camera di consiglio ha deciso su molte delle richieste fatte da accusa e difesa nella prima udienza dello scorso 14 novembre. Ha accolto la richiesta della pubblica accusa, che chiedeva la sospensione dei termini per la custodia cautelare in carcere dei tre imputati principali: Sabrina Misseri, cugina della vittima, Cosima Serrano, madre di Sabrina e zia di Sarah, entrambe condannate all’ergastolo in primo grado il 20 aprile 2013 per omicidio volontario, sequestro di persona e concorso in soppressione di cadavere e Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima, condannato ad otto anni per soppressione di cadavere a piede libero con obbligo di dimora. Per tutti e tre, i termini sarebbero dovuti scadere il 15 gennaio prossimo e, invece, le due donne resteranno in carcere e Michele Misseri ad Avetrana fino alla fine del processo. Rigettata la richiesta fatta dagli avvocati di Sabrina, Franco Coppi e Nicola Marseglia e dal legale di Misseri, Luca Latanza, di esaminare nuovamente in aula l’agricoltore di Avetrana. Accolta, invece, la richiesta di acquisizione agli atti del testo di una telefonata intercorsa tra Sabrina e il padre il 6 ottobre del 2010 in cui pare che Misseri avesse confessato alla figlia il delitto, trascrizione che non faceva parte del fascicolo del processo di primo grado. Rigettate tutte le altre richieste di acquisizione di ulteriori dichiarazioni fatte da Misseri durante le interviste rilasciate ai giornalisti. No della corte anche alla perizia psichiatrica e sulla capacità testimoniale di Michele Misseri.

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