Reggio, USB Lavoro Privato sull’ATAM: “Licenziare l’amministratore unico e il suo staff”

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usb scuola“Le accuse rivolte all’USB lavoro privato di auspicare il fallimento dell’ATAM S.p.a, fatte da generici “vertici aziendali”, non trovano assolutamente riscontro nell’azione che quotidianamente l’USB pone in essere a difesa del lavoro e dei diritti in tutti i settori produttivi nazionali”. E’ quanto si legge in una nota divulgata da USB Lavoro privato, Federazione provinciale di Reggio Calabria.

“Al contrario, proprio ieri 24 ottobre, la USB è stata protagonista di una magnifica giornata di lotta a difesa del lavoro e dei diritti portando in piazza centinai di migliaia di uomini e donne per protestare contro le politiche economiche del governo nazionale e contro la controriforma del lavoro.

Ritornando alla vicenda ATAM si precisa, ancora una volta, che la nostra netta opposizione al Piano di risanamento è conseguente alla volontà espressa dalla maggioranza dei dipendenti che in 180 su 331 hanno respinto il pesante intervento sul salario pari a oltre 150 euro al mese.

Non si tratta, quindi, di una opposizione dei soli iscritti all’USB, ma della presa d’atto della maggioranza dei dipendenti in ragione del fatto che non devono essere sempre in soliti noti a pagare gli errori di chi ha gestito l’azienda e dei politici che li hanno nominati, compreso l’attuale A.u.

In merito alla mancata sottoscrizione degli accordi – si legge ancora nel documento – precisiamo che non ci è stata data la possibilità di negoziare in quanto l’azienda si è opposta al riconoscimento della nostra RSA e che la stessa azienda ha sempre dichiarato che non era possibile modificare il piano adducendo che quel documento è condizione indispensabile per accedere al concordato in bianco. Una cosa politicamente irricevibile.

Ma si può accettare nella logica delle relazioni industriali che una rappresentanza dei lavoratori possa firmare accordi che a fronte dei sacrifici richiesti non offrano in cambio la certezza dell’obiettivo?
Se invece sono altri i soggetti che dovranno decidere il futuro dell’ATAM, in questo caso la Regione Calabria e Comune di Reggio C., abbiamo ritenuto giusto attendere che prima siano gli altri a fare la propria parte e poi, eventualmente, condividere un percorso di risanamento organizzativo.

A queste valutazioni si aggiunga che l’azienda non ha ritenuto di fornirci i documenti afferenti il conto economico al fine di valutare se l’attuale costo del lavoro sia insostenibile e di avviare un confronto di merito sulla riorganizzazione aziendale che a, parere dell’USB, resta l’unico elemento possibile per rendere compatibili i costi/ricavi intervenendo su possibili sacche di improduttività, sull’acquisto di beni e servizi e aumentando gli incassi attraverso un maggiore controllo.

In sostanza il tanto decantato “virtuoso” piano aziendale altro non è che una semplice operazione di taglio orizzontale dei diritti normativi e salariali attuato in modo scientifico per comprimerli e che i sacrifici derivanti dalla sua applicazione non serviranno assolutamente a salvare l’azienda come chiaramente i “vertici aziendali” confermano nelle costanti dichiarazioni..

Fanno ridere peraltro le illazioni e le argomentazioni del “vertice aziendale” in merito all’assunto che USB possa in qualche modo avere condizionato la decisione del tribunale il quale, sicuramente, avrà valutato dai fatti che questo pseudo management aveva presentato un piano industriale che faceva acqua da tutte le parti, e che non perde occasione per mettere alla gogna i lavoratori iscritti all’USB al solo scopo di nascondere all’opinione pubblica il fallimentare piano di salvataggio proposto.

Ma il torto di USB è stato solo di avere fatto emergere che il piano presentava margini di incertezza e imprevedibilità o che in effetti il piano era fondato su incertezza e imprevedibilità?

L’unica certezza che abbiamo, ne prendiamo atto purtroppo, è che a guidare l’ATAM c’è qualcuno che evidentemente non ha mai smesso di frequentare l’asilo e non trova di meglio che infamare l’USB con preconcetti assurdi, che non riesce a garantire il diritto alla mobilità dei cittadini, che non paga ai dipendenti i salari di maggio, la 14^ mensilità, settembre e prossimamente quello di ottobre.

A fronte di tutto questo – conclude la nota –  pensiamo che la soluzione migliore sia quella di licenziare l’A.u. e tutto il suo staff che resta la sola opzione in campo per portate in salvo l’azienda e tranquillizzare il tribunale e l’opinione pubblica circa il vero cambio di registro in un’azienda importante per il territorio reggino come ATAM”. 

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