Messina, lotta al lavoro nero: controlli a tappeto e sospesi 3 cantieri edili

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I Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Comando Provinciale di Messina, nell’ambito di servizi finalizzati all’emersione del lavoro “nero” in città e in provincia, nonché alla prevenzione delle c.d. “morti bianche” e alla salubrità dei luoghi di lavoro, d’intesa con il direttore della Direzione Territoriale del Lavoro di Messina Ing. Venerando Lo Conti, hanno proseguito la vigilanza ispettiva in diversificati settori commerciali e in edilizia, puntando l’attenzione anche sull’uso non autorizzato di impianti di videosorveglianza.

I militari complessivamente hanno:

– ispezionate 29 aziende e verificate 85 posizioni lavorative;
– scoperto 7 lavoratori del tutto privi di tutela assicurativa e previdenziale, ovvero completamente “in nero”;
– intimato la sospensione dell’attività imprenditoriale in 3 cantieri edili di pertinenza delle ditte ispezionate, come previsto dal testo unico 81/2008 a tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, avendovi riscontrato, insieme agli Ispettori civili, una percentuale di lavoratori “ in nero” superiore al 20% della forza lavoro presente;
deferito alla Procura della Repubblica di Messina, un datore di lavoro per aver installato ed utilizzato un impianto audiovisivo privo della prescritta autorizzazione, in violazione dell’art. 4 della Legge 300/1970 (Statuto dei Lavoratori).

Gli imprenditori per ottenere la riapertura delle attività hanno dovuto ottemperare alle c.d. prescrizioni, regolarizzando i dipendenti in nero e versando parte delle sanzioni amministrative per complessi 5.850,00€: dovranno, successivamente, versare i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori non corrisposti. A conclusione delle attività intraprese sono state contestate sanzioni amministrative per complessivi 31.255,00€. Certuni datori di lavoro approfittano dello stato di necessità del lavoratore subordinato che – specie in questi tempi di difficoltà economiche – accetta di lavorare in nero pur di lavorare con i conseguenti immaginabili rischi oggi in caso d’infortunio e domani all’atto del pensionamento quando l’INPS non riconoscerà la giusta pensione non ritrovando i versamenti contributivi. Gli impianti audiovisivi possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali, oppure, in difetto di accordo, su autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro. L’uso di questi impianti è uno strumento dei datori di lavoro per tenere alla larga i malintenzionati, ma talvolta anche un indebito espediente per controllare i propri dipendenti: questo collide con quanto stabilito appunto dallo Statuto dei Lavoratori e da quanto previsto dal Garante per la privacy che ne limita il campo di applicabilità.

Il lavoro certosino dell’Arma nella Tutela del Lavoro, tende a mantenere stabili le garanzie per i lavoratori e gli standard di osservanza delle leggi in materia di lavoro: spesso è un’azione mal sopportata dagli imprenditori inosservanti non solo delle garanzie volte alla tutela del lavoratore, ma inosservanti di ogni minima regola tributaria e contributiva che ne fanno spesso degli evasori totali in danno di coloro che invece osservano e rispettano le leggi dello Stato e la libera concorrenza. L’Arma rimane un presidio al servizio dei cittadini e dello Stato e finalizza ogni propria azione al perseguimento di questi obiettivi: cittadini e Stato. Secondo le intese fra la Direzione Territoriale del Lavoro e il Comando Provinciale Carabinieri, continuerà con il massimo impulso l’attività ispettiva del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Messina, al fine di verificare l’osservanza nei confronti del personale occupato delle norme di tutela dei rapporti di lavoro, di legislazione sociale, di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, a Messina come nelle altre aree urbane e rurali della provincia.

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