L’Amministrazione cittadina volge uno sguardo distratto ai disagi registrati dall’utenza, trattando i contribuenti con noncuranza. E’ un continuo balbettio, un pietoso valzer che susciterebbe sorrisi amari, se solo non vivessimo in costante difficoltà: stiamo valutando, siamo in contatto coi vertici dell’azienda, è il clima, è colpa delle Giunte precedenti, tentiamo di capire cosa dice Crocetta. Una lunga via crucis di scuse che in tre mesi di emergenza non ha portato alcun cambiamento in senso positivo. I messinesi sono ancora senz’acqua, ma possono lavare i loro panni nella retorica del cambiamento culturale.
Frattanto il bacino dell’Alcantara, di proprietà di una grossa multinazionale francese, sta lì, inutilizzato a causa delle tariffe esose chieste dalla Veolia, con buona pace degli italiani tontoloni che pure alle urne avevano manifestamente espresso il desiderio di avere l’acqua pubblica.
Un vivido apprezzamento va all’assessore Daniele Ialacqua. Pensavamo che la sua rinomata competenza sui “nuovi stili di vita” fosse il prodromo di una stagione esaltante, non una minaccia. Adesso abbiamo un quadro assai più preciso. Che dire in conclusione? Speriamo che il progetto di Perna sulla moneta locale vada in porto: almeno quando verrà il momento di pagare le tasse comunali, sapremo come partecipare alla rivoluzione dal basso.