Messina: emergenza idrica. Rubinetti a secco, ma Accorinti sventola la bandiera arcobaleno

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L’acqua è un bene prezioso, così prezioso che a Messina abbiamo deciso di centellinarlo. La problematica dell’arsura di Fiumefreddo è ormai nota ai nostri lettori, tanto a lungo l’abbiamo sviscerata. L’Amam, l’azienda che si occupa dell’erogazione in città, razionalizza l’offerta quotidiana per evitare che Messina possa restare completamente a secco. Se ai tecnici chiedi quando finirà l’emergenza, questi spalancano le braccia, ti guardano con fare speranzoso e azzardano un’ipotesi in cui sembrano credere davvero poco: forse fine Ottobre. Forse?

L’Amministrazione cittadina volge uno sguardo distratto ai disagi registrati dall’utenza, trattando i contribuenti con noncuranza. E’ un continuo balbettio, un pietoso valzer che susciterebbe sorrisi amari, se solo non vivessimo in costante difficoltà: stiamo valutando, siamo in contatto coi vertici dell’azienda, è il clima, è colpa delle Giunte precedenti, tentiamo di capire cosa dice Crocetta. Una lunga via crucis di scuse che in tre mesi di emergenza non ha portato alcun cambiamento in senso positivo. I messinesi sono ancora senz’acqua, ma possono lavare i loro panni nella retorica del cambiamento culturale.

Frattanto il bacino dell’Alcantara, di proprietà di una grossa multinazionale francese, sta lì, inutilizzato a causa delle tariffe esose chieste dalla Veolia, con buona pace degli italiani tontoloni che pure alle urne avevano manifestamente espresso il desiderio di avere l’acqua pubblica. Accorinti, lo stesso “Renato” che un tempo sfilava contro Buzzanca e Genovese o si batteva contro i missili di Comiso, lo stesso primo cittadino che oggi si preoccupa di orientare il traffico a suon di isole e di ordinanze para-fallimentari, non si preoccupa minimamente di questa minaccia, o almeno non compie alcun gesto concreto. Semmai coglie l’occasione per ridisegnare le deleghe della squadra di governo, un modo sui generis per presentare la pratica del rimpasto, novità del tutto inedita a Palazzo Zanca. In tale contesto, il primo cittadino ha istituito la delega alla pace. Come a dire: forse non vi potrete sciacquare il viso, ma almeno capirete empaticamente la condizione in cui vivono i profughi di Gaza.

Un vivido apprezzamento va all’assessore Daniele Ialacqua. Pensavamo che la sua rinomata competenza sui “nuovi stili di vita” fosse il prodromo di una stagione esaltante, non una minaccia. Adesso abbiamo un quadro assai più preciso. Che dire in conclusione? Speriamo che il progetto di Perna sulla moneta locale vada in porto: almeno quando verrà il momento di pagare le tasse comunali, sapremo come partecipare alla rivoluzione dal basso.

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