Messina, Accorinti perde pezzi: Lo Presti e Sturniolo lasciano CMDB

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Nina Lo Presti e Luigi Sturniolo abbandoneranno questa sera il gruppo consiliare di Cambiamo Messina dal Basso. La notizia l’avevamo anticipata nella giornata di ieri, ma a breve essa assumerà i crismi dell’ufficialità. La formulazione del Piano di Riequilibrio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, lo spartiacque che ha sancito il redde rationem in seno al movimento.

I due ex esponenti della lista accorintiana non usano mezzi termini ricostruendo i motivi che li hanno spinti ad una lacerazione politica. Durante la campagna elettorale ci siamo impegnati a costruire un meccanismo di democrazia partecipativa – afferma Sturniolo –. Ho chiesto più volte a Signorino di portare questi conti sui gradini di Palazzo Zanca per garantire trasparenza. Adesso mi chiedo: è trasparente pubblicare quest’atto fra il 13 ed il 14 d’agosto? E’ trasparente calendarizzarlo sabato 30, prevedere un passaggio in commissione per il 2 settembre e votare, nella stessa sera, l’atto in Consiglio? Siamo oltre i canoni minimi della decenza e l’atteggiamento della Giunta è stato fortemente antidemocratico”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Lo Presti: “Il piano di riequilibrio rischia di diventare un condono tombale. Non è un problema di legittimità politica, ma di moralità. Noi il debito lo abbiamo ereditato per politiche di malaffare e non pensiamo che esso possa essere sanato offrendo meno servizi e più tasse. E’ un’equazione che si abbatte come un machete sulle classi sociali più deboli e sui cittadini onesti”. Evidenziando la disparità fra servizi carenti e aliquote previste, la stessa esponente del consesso civico ha volto lo sguardo all’immediato futuro: “Se stasera il piano dovesse passare, nei prossimi quindici giorni dovremmo riconoscere i debiti fuori bilancio, ma sarà impossibile l’analisi debito per debito, l’unica opzione che ci avrebbe concesso di valutare eventuali azioni legali. Perché i cittadini devono pagare tutto questo?”.

Sturniolo ha maturato un giudizio ancor più critico: “Avrei voluto sapere se chi vota il Piano ha concorso, in qualche modo, a produrre il debito e questo non sarà possibile. Ma avrei anche potuto accettare questa scelta se si fosse costruito un confronto dal basso. L’unico confronto che abbiamo registrato è stato quello fra il cervello di Signorino e quello di Le Donne”.

A salire sul banco degli imputati, secondo i due fuoriusciti, non dev’essere soltanto l’Amministrazione cittadina, ma l’idea stessa che la salute economica di un Comune possa essere vagliata da analisi tecniche e non politiche. E proprio Sturniolo, sul finire, ammettendo le difficoltà insite nella scelta compiuta, ha annunciato che sta riflettendo con gli elettori per capire se rimettere o meno il mandato.

Parallelamente le anime filo-accorintiane di Cmdb, pur impegnate in uno sforzo di ricucitura, rendono nota la ragione del proprio supporto al primo cittadino, la linea di frattura lungo cui si è creata la scissione. In un comunicato ufficiale del coordinamento, ammettendo la legittima divergenza d’opinioni, si spiega che essere contro il default non vuol dire ignorare i rischi connessi alla massa debitoria di Palazzo Zanca, ma vuol dire “mantenere in capo all’amministrazione il margine maggiore possibile di scelta sul come, dove e attraverso quali processi (…) reperire i fondi per uscire dal rischio dissesto e riuscire addirittura a rilanciare una città che oggi è allo stremo”.

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