A questo punto delle due l’una: o tale passaggio era prevedibile, o in giro per Messina numerose Cassandre vantano facoltà premonitorie. Penso al Prefetto Trotta, ai vertici della Capitaneria di Porto e dell’Autorità Portuale, a buona parte del Consiglio Comunale, ad Alessandro Tinaglia di Reset, al mondo sindacale e anche, sommessamente, a chi lavora nella nostra redazione.
In realtà opterei per la prima ipotesi, perché le carte avevano una direzione univoca e l’impegno di oculati avvocati, prevedibilmente schierati dalla famiglia Franza, era destinato a far breccia in un dibattimento legale. E infatti il Tar, nell’attesa di valutare pienamente i termini del ricorso in Camera di Consiglio il 24 settembre, ha frattanto riconosciuto le ragioni dell’impresa, sospendendo il provvedimento della discordia.
Il Giudice delegato, Gabriella Guzzardi, lo ha fatto per un motivo semplice: le esigenze di garantire la sicurezza
Di più: oltre il danno la beffa, perché il Tar di Catania riconosce pienamente le preoccupazioni dell’Amministrazione e ad esse dà un alto valore simbolico, ritenendole legittime e fondate. Come ha sottolineato a caldo Le Donne, segretario generale del Comune, la Giunta era impreparata: “il Tar ci chiede di mettere in azione tutte le misure tese a salvaguardare la comunità mentre noi pensavamo di aver già intrapreso questo percorso impedendo il passaggio dei tir al centro città”.
Ma allora dove le versioni divergono? Per dirla in maniera spartana, la Guzzardi ha sollevato un’antica obiezione dei messinesi:
Insomma: se il primo cittadino denuncia un concreto pericolo per la comunità, vuoi per gli incidenti stradali vuoi per ragioni di viabilità, allora lo stesso sindaco, lungi dallo sbarrare preventivamente la strada ai tir inibendo la libertà d’impresa, deve prima schierare sul campo gli agenti della polizia municipale al fine di garantire la sicurezza della cittadinanza. E questo è quanto.
Adesso la palla torna all’Amministrazione, costretta a ripiegare in difesa dopo gli eventi di ieri. Il gruppo Cartour, a seguito del pronunciamento del Tribunale Amministrativo, ha ribadito la volontà di dialogare nell’ambito di “un confronto scevro da ideologismi”, un confronto che sarà “propedeutico a una condivisione prospettica nell’ottica di uno sviluppo crescente delle attività portuali e delle autostrade del mare, evitando che queste preziose risorse soccombano alla concorrenza di altri snodi commerciali quali Catania e Palermo”. Parole al miele, che per Accorinti avranno un retrogusto amaro.