Messina, un burattinaio sabota MessinAmbiente. Perché Ciacci non si reca in Procura?

StrettoWeb

ciacciTorniamo a parlare di MessinAmbiente e di chi attualmente la gestisce: Alessio Ciacci. Il super commissario liquidatore, venuto da lontano per salvare una partecipata in crisi, ha un sito personale, la cui veste grafica non è particolarmente ricercata, ma i cui contenuti meritano attenzione. Si chiama Ciaccimagazine.org e contiene gli spunti dell’uomo, le riflessioni personali e professionali.

Se sulle prime ci sentiamo di glissare, le seconde ci toccano da vicino. Ciacci, infatti, ha recentemente inaugurato una rubrica fissa, una nuova sezione del blog: “i Diari di un amministratore in Sicilia”. Ora, non sarà l’opera di Anne Frank, ma speriamo non abbia nulla a che vedere neppure col capolavoro per bambini di Jeff Kinney “Diario di una schiappa, guai in arrivo“.

Fuor di battuta, a dispetto delle esigue pubblicazioni, Ciacci ha già fatto qualche rivelazione interessante. Nel suo ultimo post, pubblicato in data 17 agosto, il manager scrive: “Amministrando questa azienda si ha quasi la sensazione di essere controllati da una specie di burattinaio che sposta i muri del labirinto ed impedisce di trovare una via d’uscita. diario ciacciUn esempio: per giorni la città ha avuto rifiuti a terra, dovuti alla scarsità di mezzi per la raccolta. Cercando ovunque mezzi usati ne troviamo 6 in buone condizioni. (…) All’improvviso (una indagine interna ci chiarirà le dinamiche e le responsabilità) due autoarticolati che effettuano il trasporto in discarica si urtano, dobbiamo mandarli in riparazione e dimezziamo la capacità di trasporto dovendo necessariamente rallentare la raccolta che stava per ultimare le zone ancora critiche. Risolviamo anche questo problema, rimettiamo in moto il circuito raccolta, scaricamento e trasporto. All’improvviso scoppia la gomma della pala che carica i rifiuti sui tir che vanno in discarica. Malauguratamente non abbiamo gomme di scorta e le prime ordinate arriveranno a fine mese”.

E’ un passaggio interessante, soprattutto nell’incipit. Ciacci parla di un burattinaio, di un’entità che manovra nell’ombra contro gli interessi dell’utenza messinese, un fantasma che si aggira dentro l’azienda sabotando sistematicamente le azioni messe in campo dal management.

Provando a ragionare sulla falsariga di quanto narrato nelle pagine di questo diario online, ci siamo chiesti se MessinAmbiente fosse ostaggio di organizzazioni criminali, da sempre interessate a lucrare sul sistema dei rifiuti. Poi, riflettendo ad alta voce, abbiamo valutato le possibili ingerenze politiche: nella terra che fu di Tomasi di Lampedusa si può ancora trovare qualche zelante dirigente che, per ossequio a Tizio o a Caio, tenta di sabotare il lavoro di Sempronio.

ciacciA questo punto ci siamo fermati. Troppo vago è l’identikit e riteniamo assurdo alimentare un gioco di sospetti. Perché Alessio Ciacci, di là dall’umana simpatia che suscita, ha delle responsabilità precise sia nei confronti dell’azienda, sia nei confronti dell’utenza. Se per caso fosse venuto a conoscenza di incrostazioni più o meno criminali che mirano apertamente a mandare in fumo il piano di risanamento concordato con l’Amministrazione cittadina, Ciacci – come uomo pubblico – ha il dovere di recarsi in Procura e denunciare le anomalie che ha notato, indicando anche eventuali “tipi sinistri”, persone dall’animo non proprio cristallino, che si sarebbero prestati all’ostruzionismo o all’aperto boicottaggio. Ma quale indagine interna! Solo così le autorità inquirenti potranno far luce sulla vicenda e solo così eviteremo di avvelenare il clima, valorizzando lo sforzo dei tecnici e dei lavoratori che lo stesso Ciacci ha preso a cuore.

Se, viceversa, Ciacci non ha elementi per formulare simili congetture, meglio farebbe a concentrare i suoi sforzi sul lavoro: la città è sepolta sotto un cumulo di rifiuti.

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