Messina, Accorinti incontra Renzi: un bilancio in chiaroscuro

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renzi e accorintiUna sostanziale convergenza strategica. Secondo Renato Accorinti, il vertice romano di ieri con il Presidente del Consiglio avrebbe dato segnali positivi e il leader del Pd avrebbe riconosciuto il “laboratorio politico” attivato dalla Giunta. Il primo cittadino ha così raccontato di avere riscontrato piena disponibilità da Palazzo Chigi a cooperare con l’Amministrazione, ottenendo rassicurazioni importanti rispetto all’agenda redatta da Palazzo Zanca.

E che sia stato un vertice importante per il futuro della città, questo è poco ma sicuro. Quando un sindaco strappa un incontro col capo del governo, bisogna solo rallegrarsi dell’attenzione ottenuta, stando però attenti ai risultati pratici. Altrimenti è vanità, materiale da campagna elettorale: i messinesi dotati di memoria storica lo sanno perfettamente.

delrio e accorintiBene ha fatto, pertanto, Accorinti a stilare un documento, una sorta di road map, per tentare di far uscire Messina dal guado. E bene ha fatto Signorino ad illustrare la situazione economica del Comune a Graziano Delrio, chiedendo elasticità per evitare che la barca affondi.

Conoscendo lo stile Renzi, sarebbe facile coniare un nuovo hashtag a margine dell’incontro: #RenatoStaiSereno. A dispetto delle buone intenzioni, infatti, il cahiers de doléances di Accorinti non è stato accolto con un sorriso dall’ex sindaco di Firenze. Avere un feeling umano, una sorta di sentire comune, è un conto; destinare fondi ad una realtà che arranca è un’altra storia. Perché il salasso dei conti pubblici non consente investimenti ad ampio spettro, perché Padoan ricorda ogni giorno i vincoli europei che devono essere rispettati, perché meste ragioni di bilancio impediscono aiuti ad una terra – quella siciliana – in palese difficoltà.

E’ Accorinti stesso ad ammettere implicitamente questo ridimensionamento delle aspettative iniziali: “Di cifre non abbiamo parlato“, afferma il sindaco, pur rivendicando il merito di aver illustrato punto per punto il proprio programma.

Ora, se è possibile tracciare un primo bilancio rispetto a questo faccia a faccia, si può con ogni evidenza dire che Renzi ha dato disco verde su due questioni: l’accorpamento dell’Autorità Portuale con Gioia Tauro, poiché si APPTREMESTIERIprocede nella direzione auspicata dall’Esecutivo con un correttivo che non intacca la natura del disegno del ministro Lupi; e l’assegnazione delle aree militari, i quattro ettari agognati per la realizzazione del secondo Palazzo di Giustizia, da inserire celermente nel decreto Sblocca Italia.

Sui fondi per l’ampliamento del porto di Tremestieri, nulla da fare: non saranno introdotti nel provvedimento e Renzi ha voluto tenersi le mani libere. Lo stesso si può dire per le opere compensative concordate con la società Stretto di Messina, ormai in liquidazione dopo l’abbandono del progetto-Ponte. Lo Stato non ha offerto garanzie, se non quella di un generico confronto con la città nel mese di novembre, una visita di Renzi sul campo per appurare personalmente le criticità messinesi.

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