Reggio, Dacci una zampa “Determina surreale, si preferisce la mafia ai volontari”

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Sarebbe ridicola se non fosse tragica la decisione dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria di prolungare per tre mesi la convenzione con il canile di Taurianova Happy Dog, struttura colpita da ben due interdittive antimafia, ma cui il Comune ha continuato a pagare fino ad oggi regolare retta. Una decisione paradossale per la terna commissariale inviata in riva allo Stretto per bonificare l’amministrazione comunale dalle contiguità mafiose, ma che oggi sfiora l’assurdo. Se è vero che la gara bandita per la custodia e il mantenimento dei cani randagi catturati è andata deserta, nel frattempo la stessa amministrazione comunale ha dichiarato agibile e ha finalmente ultimato la procedura di accatastamento di una struttura interamente pubblica come il canile di Mortara, da oltre tre settimane rimessa in funzione e resa pienamente operativa da un gruppo di volontari. E’ indecente che si scelga di continuare a pagare profumatamente una struttura che la Prefettura stessa ha definito in odor di mafia. Si tratta di una decisione che offende una città intera che non solo ha vissuto l’onta del commissariamento per mafia e da quasi due anni lotta per liberarsi, ma che è anche sottoposta a un durissimo piano di rientro per il cratere accertato nei conti del Comune”. Sono parole dure quelle che i volontari dell’associazione onlus Dacci una zampa scelgono per commentare la determina n.2385 del primo agosto con cui la dirigente del settore Ambiente, Carmela Stracuzza ha stabilito “in attesa di individuare altre strutture idonee volte a ospitare i 570 cani del canile gestito dalla ditta Happy Dog, di prorogare per tre mesi, fatti salvi i minori termini derivanti da tale individuazione, il rapporto contrattuale con la stessa Ditta, in applicazione dell’art. 94 comma 3 del Dlgs 159/11 tenuto conto delle numerose interpretazioni dottrinali e giurisprudenziali in materia di interruzione di servizi essenziali, in particolare della sentenza della C. di S. sezione V n.2882 dell’11/05/03 che teorizza la possibilità di proroga ancorandola al principio di continuità dell’azione amministrativa (art. 97 della Costituzione) nei soli limitati ed eccezionali casi in cui per ragioni non dipendenti dall’amministrazione comunale vi sia l’effettiva necessità di assicurare precauzionalmente il servizio nelle more dell’individuazione di un nuovo concorrente”. “Cotanta ricerca giurisprudenziale – fanno notare dall’associazione – “in primo luogo, è più che superflua, considerato che l’amministrazione comunale è in possesso di una struttura di proprietà, completamente funzionale e funzionante, in cui potrebbero essere ospitati almeno trecento cani, dichiarata agibilecontrariamente a quanto si afferma in sede di determina dove si legge “ non vi è certezza dei tempi in cui la struttura sarà finalmente operativa”- proprio negli stessi giorni in cui quella stessa determina veniva emanata. ”. In secondo luogo, segnalano dall’associazione “appare davvero curioso che l’amministrazione decida di continuare ad elargire una retta per 570 cani, quando nella medesima determina si afferma che quel medesimo numero è solo ‘presunto a seguito per variazioni per decessi e nuovi accalappiamenti’”. Questioni gravi e serie – segnalano dall’associazione – ma “che non esauriscono le aberrazioni contenute in tale determina. Non paga di prorogare la convenzione con una struttura interdetta per mafia, la dirigente Stracuzza ha infatti scelto – per affidamento diretto e senza alcuna procedura di evidenza pubblica – la struttura di Metauria per la gestione di ulteriori animali”. Si legge infatti in determina che l’amministrazione ritiene di “affidare in attesa dell’espletamento della nuova gara presso la Suap e in attesa di individuare ditte idonee alla temporanea custodia dei cani del Comune di Reggio Calabria, ai sensi e per gli effetti dell’art 57 comma 2 lettera c del Dlgs 163/06 alla Ditta Metauria per mesi tre la custodia e il mantenimento di 20 cani randagi del Comune di Reggio Calabria”, nonostante nella medesima determina si specifichi che alla Prefettura sia stata inviata una richiesta di informazioni sulla stessa ditta “al momento rimasta inesitata”. “Non siamo investigatori, né abbiamo accesso alle fonti a disposizione del ministero dell’Interno o della Pubblica Amministratore, ma è bastata una semplice visura camerale per scoprire che i terreni su cui è costruito il canile di Metauria risultano di proprietà della signora Antonietta Piromalli, figlia di Domenico, fratello del noto boss Mommo Piromalli. Non sappiamo se alcun rilievo penale sia mai stato mosso alla signora, tanto meno è in nostro potere e compito saperlo, di certo però appare curioso che il Comune finisca per entrare in rapporti con imprese che in un modo o nell’altro sembrano avere quanto meno a che fare con le ndrine”. Infine, dicono dall’associazione “A fronte di tali circostanze crediamo sia superfluo qualsiasi ulteriore commento, ma ci rimettiamo a quella saggezza che i commissari fino ad oggi non hanno dimostrato, ribadendo la richiesta di affidamento diretto della struttura di Mortara attraverso l’emanazione di un’ordinanza contingibile e urgente, che preservi l’amministrazione da ulteriori esborsi e ulteriori imbarazzanti, ingiustificabili rapporti”.

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