Nibali, lo Squalo dello Stretto: da Messina a Parigi, “un percorso molto bellissimo”

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nibali10di Gianni Basi * – Appassionato di sport, ho festeggiato con grandi emozioni scudetti, promozioni, vittorie e vari momenti di gloria. Specialmente nel calcio. Degli altri sport seguo con partecipazione soprattutto le finali. Il nuoto mi avvince, il basket mi tiene fin troppo in tensione per i suoi continui cambi di punteggio, la scherma non mi fa mai capire all’istante chi colpisce e chi venga colpito, la bianca eleganza dello sci mi seduce, il pugilato mi addolora, la Ferrari attuale mi indispone, l’atletica mi conquista, il ciclismo, con Nibali, improvvisamente mi innamora.

roi nibaliL’ho capito, in particolare, nel corso di queste sue vittorie al Tour de France, quando ho imparato a seguire la corsa passo passo, con palpitante attenzione, cogliendone, nei corridori e nei pedali, l’epicità e quella fatica enorme che si staglia unica ed eroica, indiscutibilmente, su tutte le discipline sportive. Nulla ti mette davanti anche a molti più di 200 km. da percorrere sotto qualunque clima, tra tormento di gambe, testa e di sudore. E, ora, questo Vincenzo Nibali – volto bellissimo di un italiano qualunque che quando firma le sue maglie gialle lo fa scrivendo come una volta facendo precedere il cognome – me lo scopro, con ripetuti scoppi e irrefrenabili d’orgoglio, mio conterraneo, anzi mio “conmarino” perché nati entrambi sulle sponde dello Stretto: io dalla parte che non è isola e lui da quella che lo è. Poco più di undici chilometri in linea d’aria, fra Reggio e Messina. Un’inezia. A Roma, viale Cristoforo Colombo è lungo il doppio ed è sempre Roma.
In un lontano filmato Rai, che riprendeva un giovane Vincenzo appena vincitore di una tappa in Sicilia, lui, intervistato e assai timido, diceva: “Sono contento, in questa tappa c’è stato un percorso molto bellissimo”.
Io, quando sul traguardo pirenaico di quell’Hautacam dal nome azteco che piacerebbe di sicuro all’italiano in bici che è Paolo Conte ho visto Vincenzo portarsi il dito sul cuore per trasmettere la sua gioia alla moglie e alla bimba che porta là dentro, mi sono accorto di essermi fatto nei dieci chilometri di salita di quest’uomo in fuga un pianto molto, molto bellissimo. Così lungo, intenso e liberatorio, che avrei fatto solo nella dolce tempesta di qualunque cosa di grande avessi vinto io.

* articolista, grande appassionato di sport, reggino trapiantato in Toscana ma sempre legato alla terra delle sue origini.

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