<<Negli ultimi dieci anni>> – ha dichiarato il direttore della Direzione Investigativa Antimafia, De Felice– << in Italia sono stati sequestrati oltre 10 miliardi di euro e ingenti patrimoni costituiti da aziende, titoli di credito, quote societarie ed immobili, ma ancora troppo farraginoso è l’iter per restituire questi patrimoni alla collettività>>. Il dato preciso lo snocciola la Presidente della Commissione Antimafia Bindi secondo cui nell’ultimo anno su oltre duemila confische definitive, solo cento beni sono stati destinati e di questo fallimento,a parere unanime dei relatori, la colpa è da attribuire all’attuale legislazione in materia.
All’incapacità, altresì, a gestire questi stessi patrimoni una volta sequestrati, che solitamente vengono affidati ad avvocati o commercialisti quando invece necessiterebbero di veri capitani d’azienda. E ad un’Agenzia dei Beni Confiscati isolata nei rapporti con le altre Istituzioni ed ora spogliata di parte dell’organico, come nel caso della sede reggina; <<una scelta sbagliata>> – secondo il Procuratore De Raho, mentre <<sterile>> è la questione se essa debba rimanere a Reggio o meno, secondo Gratteri.
Magistrati reggini che su una questione non risultavano, però, perfettamente d’accordo; mentre Gratteri “sbugiardava” il Ministro dell’Interno, Alfano, circa l’invio di 800 uomini su Reggio etichettandola come “l’ennesima promessa fatta dai politici per prendere in giro i calabresi“, De Raho ha invece ribadito che questi uomini a Reggio arriveranno e saranno presenti sul nostro territorio.
Un Cafiero De Raho molto ottimista circa gli esiti della lotta alla ‘ndrangheta e ancor di più incoraggiato dagli esempi dell’ex sindaco di Rizziconi, Antonino Bartuccio, e il testimone di giustizia, Tiberio Bentivoglio, anch’egli presente nella sala gremita di studenti. <<A Reggio ormai ci sono le condizioni per ribaltare quell’atteggiamento di soggezione nei confronti dei clan>>, parole che sembrano però stonare con i moniti lanciati poco prima dal Capo della Polizia, Pansa, secondo cui nel futuro bisognerà fronteggiare anche in Calabria i pericoli del cybercrime e del controllo delle fonti energetiche alternative.
Il rischio, infatti, paventato è che nelle more dell’approvazione di un Codice Antimafia aggiornato alle forme di criminalità attuali, nuovi “nemici” dovranno essere combattuti e nuove forme di contrasto dovranno essere trovate.
Dal sistema informativo delle misure di prevenzione personali e patrimoniali, alla distribuzione di tablet contenenti la propria “storia giudiziaria” a ciascun detenuto, alla modifica del regime del 41bis, alla realizzazione di un’anagrafe per i beni sequestrati: tante proposte per una giustizia italiana in perenne affaticamento.
E l’attenzione viene poi rivolta allo scandalo tangenti dell’Expo e del Mose. La Presidente Bindi si chiede: “Com’è che in Italia chi è stato in galera già per per gli stessi reati, gli consentono ancora di partecipare agli appalti pubblici?“. La risposta mormorata da alcuni studenti presenti in platea: “Ma non erano suoi colleghi di partito?”