Reggio, il governo decide la chiusura del Tar: la città insorge

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Si è svolto ieri un importante incontro presso la sede del Tar della Camera amministrativa reggina, in cui si è parlato dello stato della giustizia amministrativa locale, visto anche l’annuncio della bozza di riforma della pubblica amministrazione presentata dal governo, che prospetta la possibile chiusura della sede del Tar locale il prossimo 15 settembre, con il trasferimento di tutti i procedimenti a Catanzaro. A trasmettere la notizia della manifestazione di ieri, La Gazzetta del Sud, che oggi riporta gli interventi degli ospiti presenti all’incontro, presieduto da Rosario Infantino; il neo Presidente del Tar di Reggio, che tra l’altro proviene dal Tar del Lazio, Roberto Politi si è espresso in maniera molto chiara e coincisa sul rischio che la sede reggina sta correndo in questi giorni: “Il territorio ha bisogno di attenzione e non di sottrazione”, ha detto Politi, e tra i suoi intenti imminenti, come riporta sempre La Gazzetta, c’è innanzitutto quello di scrivere una lettera indirizzata direttamente al Quirinale, al Presidente Giorgio Napolitano. Una missiva, in fin dei conti, atta a sottolineare la necessità di mantenere  qui a Reggio quella che può essere definita “una sede di frontiera”.

Ieri è stata fornita proprio l’occasione per discutere sulle possibili iniziative da intraprendere al fine di evitare la chiusura del Tar, e tra i tanti interventi La Gazzetta segnala anche quello dell’avv. Titty Siciliano, la quale si è così espressa: “Ci siamo già attivati per sottoscrivere una petizione che possa poi confluire in un emendamento per la modifica del decreto approvato dal governo il 13 giugno scorso. Ci saranno sicuramente altre manifestazioni e sarà anche redatto un documento che sarà fatto firmare a tutti gli avvocati del libero foro e impiegati negli uffici pubblici”.

“La soppressione della sede del Tar – ha aggiunto il docente di diritto amministrativo dell’Università Mediterranea, Francesco Manganaro – rappresenta la terza in pochi giorni, dopo quella paventata dell’Agenzia dei beni confiscati e della sezione della Scuola superiore della Pubblica amministrazione”.

A sostenere la linea seguita da Politi, anche l’avvocato Michele Salazar, componente del Consiglio nazionale forense, e l’avv. Alberto Panuccio, Presidente dell’Ordine cittadino.

Come si legge in conclusione di un articolo del giornalista Alfonso Naso, all’incontro suddetto era presente anche l’assessore alla cultura e legalità Eduardo Lamberti-Castronuovo, il quale si è, tra gli altri, pronunciato annunciando l’avvio di altre iniziative della Provincia.

Tutti uniti, dunque, contro la possibile prossima chiusura della sede reggina del Tar. Anche i parlamentari calabresi, a prescindere della coalizione politica di appartenenza, si esprimono a difesa del presidio giudiziario.

Ecco le dichiarazioni, riportate stamane su La Gazzetta del Sud, degli esponenti del Pd, Ernesto Magorno, Demetrio Battaglia, Enza Bruno Bossio, Stefania Covello, Bruno Censore, Nico Stumpo e Nicodemo Oliverio: “Per quanto siano evidenti e indispensabili misure di razionalizzazione dell’apparato pubblico del nostro Paese ci sono alcune misure annunciate nel decreto legge sulla P.A. che necessitano di una indispensabile revisione. In particolare la soppressione del Tar tra cui quella di Reggio Calabria è irragionevole e non presenta alcun profilo di economicità. Lavoreremo in sede parlamentare perché vi sia una ripensamento e sia consentito il prosieguo delle attività”.

A sostegno delle suddette dichiarazioni, anche quelle riportate dai senatori del Nuovo Centro Destra reggino, Giovanni Bilardi, Antonio Caridi e Nico D’Ascola, i quali hanno affermato che “è fondamentale scongiurare immediatamente la chiusura della sede decentrata del Tar. Reggio è Città Metropolitana, è sede di Corte d’Appello, è sede nazionale dell’Agenzia dei Beni confiscati: basterebbero solo questi elementi per evidenziare che la necessità di avere il Tar sul territorio è evidente. Non è con un provvedimento del genere che si può pensare all’attuazione dei politiche di spending review. E siamo costretti a ribadire che è impensabile ridurre i presidi di legalità”.

La Gazzetta, alle tante voci del coro in difesa del Tar di Reggio Calabria, aggiunge anche quella del Presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, il quale ha dichiarato che: “In nome della razionalizzazione delle risorse,  il Governo Renzi si pone l’inconsapevole  obiettivo della desertificazione istituzionale del territorio. La scure dell’Esecutivo, infatti,  rischia di decapitare anche le sezioni staccate dei TAR, provocando nuove preoccupazioni nei cittadini  che, in un Paese ad alta conflittualità,  sono già  vittime dei tempi biblici della giustizia. La Stato va sì modernizzato – continua Raffa – ma non smantellandolo  dei suoi avamposti che, nonostante tutto, rappresentano un punto di riferimento dei cittadini”.

Raffa, come spiega stamane sempre La Gazzetta, ha inoltre ribadito la sua ferma posizione ieri mattina, ricevendo una delegazione dell’Ordine degli avvocati e nel corso di una visita istituzionale al Presidente del Tar reggino, Politi: “Una decisione questa – ha detto – che non tiene conto delle ricadute negative in termini di funzionalità di questi tribunali e dell’ulteriore rallentamento dei tempi per ottenere giustizia. Il governo con questa idea dimostra di non conoscere bene la realtà territoriale del Paese. Condividiamo con il Premier la lotta agli sprechi, ma non accettiamo che a pagare siano sempre i cittadini. La sezione staccata di Reggio  rappresenta un sacrosanto riconoscimento alla più grande e antica città della Calabria, vittima di decisioni centralistiche, che quasi mezzo secolo fa venne piegata dalla violenta e sanguinaria repressione voluta da un governo romano. Per difendere gli interessi della città – conclude il Presidente Raffa – invito i partiti (compresi quelli che hanno Matteo Renzi come punto di riferimento) a dare vita ad un organismo di controllo democratico per impedire l’impoverimento di una terra che va sostenuta nel cammino del progresso civile e democratico, ostacolato dalla corruzione politico-burocratica e dalla sempre più pervasiva presenza della ‘ndrangheta”.

Non rimane che attendere notizie da Roma.

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