Scopelliti, Mastella, Alemanno, Miccichè: tutte le vittime illustri delle elezioni europee

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Sono innumerevoli le vittime collaterali del trionfo democratico alle elezioni europee. Fra questi, anche molti nomi noti su cui i partiti avevano fatto affidamento. Fra gli esclusi eccellenti spicca il nome dell’eurodeputato uscente Clemente Mastella, candidato con Forza Italia al Sud: il ras di Ceppaloni ha incassato 60.292 preferenze, contro le 113.061 di cinque anni fa. Consensi dimezzati che gli sono valsi il sesto posto in classifica e l’esclusione da Strasburgo.

Anche Iva Zanicchi dovra’ dire addio al seggio europeo: ha raccolto 30.454 voti nel Nord-ovest con Forza Italia, piu’ delle 22.208 preferenze ottenute nel 2009 ma a causa del cattivo risultato degli azzurri (16,22 per cento nel collegio) per l’aquila di Ligonchio l’avventura politica termina qui. Dietro di lei, un’altra esclusa eccellente: Licia Ronzulli, che ha ottenuto 25.021 preferenze (nella precedente tornata furono 40.142). Sempre i forzisti annoverano fra gli esclusi anche il fondatore dell’esercito di Silvio Simone Furlan, l’imprenditore Gianpiero Samori’ (gia’ naufragato lo scorso anno col suo Mir, Moderati in rivoluzione) e l’ex portiere Giovanni Galli. Sulla carta non ce l’ha fatta nemmeno Gianfranco Micciche’, arrivato solo terzo al Sud con 50.689 voti. L’ex ministro ha pero’ qualche speranza, dal momento che ai primi due posti si sono piazzati due forzisti che un incarico istituzionale ce l’hanno gia’ e potrebbero quindi rinunciare a Strasburgo: Domenico Pogliese (consigliere regionale in Sicilia) e il deputato Salvatore Cicu.

Al Sud spicca l’esclusione di Gianni Alemanno, candidato con Fratelli d’Italia. L’ex sindaco di Roma ha ottenuto 44.834 voti, secondo dietro Giorgia Meloni (a oltre 105 mila). Ma il mancato raggiungimento del 4 per cento a livello nazionale (anche se nel Meridione il risultato e’ stato raggiunto) lascia a bocca asciutta tutti i candidati di Alleanza nazionale. Compreso l’uscente Magdi Allam, capolista nel Nord-est ed eletto nel 2009 con l’Udc. E con un paradosso amaro da digerire per Meloni & co.: aver raggiunto il 4,6 per cento al Centro senza eleggere nessun candidato al contrario della Lega, che ha ottenuto meno della meta’ dei voti (2,1 per cento) ma mandera’ a Strasburgo Matteo Salvini (o piu’ probabilmente Mario Borghezio se il segretario optera’ per un altro collegio).

Assai difficile anche la situazione per Ncd-Udc, che aveva puntato su due ministri in carica per fare da traino alla lista. Solo Maurizio Lupi e’ riuscito a farsi eleggere, mentre Beatrice Lorenzin al Centro – pur risultando la piu’ votata – ha fallito nell’intento. Restera’ cosi’ a casa la pattuglia di europarlamentari Pdl passati con gli alfaniani dopo la scissione: Roberta Angelilli, Alfredo Antoniozzi e Alfredo Pallone. Compreso Carlo Casini, in quota Udc. Oltre all’ex presidente della Provincia di Milano Guido Podesta’. Fuori anche Giuseppe Scopelliti: 42.209 voti di preferenza non gli sono bastati.

Nonostante il successo, infine, anche nel Pd c’e’ qualche escluso celebre. A cominciare dall’eurodeputato uscente Pino Arlacchi, eletto nel 2009 con l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro e poi passato coi democratici. Ma il caso piu’ emblematico e’ quello dell’europarlamentare uscente Leonardo Dominici, acerrimo nemico di Matteo Renzi ai tempi in cui era sindaco di Firenze: al Centro Dominici si e’ piazzato solo all’undicesimo posto, raccogliendo 35.786 voti. Un terzo rispetto ai 103.848 ottenuti cinque anni fa. Ma da allora ne e’ passata di acqua sotto i ponti e soprattutto, ne ha fatto di strada il Rottamatore, che col controllo sul partito e’ riuscito a tagliare fuori dai giochi l’ex antagonista.

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