Profughi a Messina. Il soccorso in mare

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DSC01449L’emergenza immigrazione non accenna a fermarsi. Gli sbarchi in queste ore si sono susseguiti sulle coste siciliane, il dramma si è consumato in un clima lugubre e surreale, un’aria mesta ha avvolto Catania e con essa i superstiti dell’ennesima tragedia.
A fronte di ciò, alcuni esponenti politici si abbandonano da tempo all’allarmismo sanitario, altri fanno addirittura il verso alle sofferenze dei profughi, lasciandosi ritrarre con singolare cinismo su un peschereccio in pieno clima elettorale. L’Università di Messina, già attiva per l’afflusso massiccio dei rifugiati provenienti dalla Siria e dall’Eritrea, ha voluto sfidare i cliché facendo il punto della situazione attraverso un convegno sul Soccorso in mare, un seminario inserito nel più ampio corso di formazione su “Immigrazione e condizione giuridica dello straniero”, fortemente voluto da Giovanni Moschella, già Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche e Storia delle Istituzioni.
All’assise che si è tenuta ieri nella ex Facoltà di Economia ha partecipato la dottoressa Fabiana Giuliani, referente dell’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite per il versante della Sicilia orientale. Illustrando le difficoltà legate alla creazione di autentiche task force con la compartecipazione di tutte le istituzioni preposte all’accoglienza del migrante, la Giuliani ha fornito una panoramica completa sull’esercizio del diritto d’asilo nel quadro europeo, puntando l’indice contro le difficoltà burocratiche che sovente costringono i profughi a soggiorni forzati nelle strutture di prima accoglienza. Evidenziando parallelamente il ruolo svolto dalle associazioni dedite alla tutela dei minori (su tutte Save the Children), la responsabile dell’ U.N.H.C.R. ha criticato una certa forma mentis, il falso adagio di chi ritiene i migranti causa del proprio male. “E’ facile dire che si fugge per scelta, – ha tuonato – ma la realtà è molto più complessa e articolata. Le persone sono costrette ad espatriare e spesso lasciano dietro di sé il pezzo più importante della loro vita. I mediatori culturali, figure fondamentali in questa cornice, intercettano il disagio e cercano di alleviare l’afflizione morale dei migranti, ma il 35-40% di questi soggetti ha subito casi di tortura nella propria terra d’origine. Percentuali che si aggravano ulteriormente e vanno riviste verso l’alto quando si parla della componente femminile, sfiorando la media di 8 casi su 10 di maltrattamenti”. Stando alle rilevazioni effettuate dall’Alto Commissariato, al 12 maggio 2014 ben 23.586 persone sono giunte sulle nostre coste.
Ha preso successivamente la parola il Comandante della Capitaneria di Porto di Messina, Antonino Samiani, il cui intervento si è sviluppato chirurgicamente attorno ai doveri che incombono per il personale addetto all’assistenza in mare. Critiche e riflessioni elaborate a dispetto della grande criticità dei nostri giorni, ossia come contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare garantendo parimenti protezione internazionale e assistenza umanitaria. Una possibile risposta, incentrata sul maggiore coinvolgimento dell’Europa nella tutela del bacino meridionale, è venuta dalla professoressa Francesca Pellegrino, ordinaria del Dipartimento di Giurisprudenza. Il suo contributo ha spostato l’attenzione sul ruolo svolto dall’Agenzia Frontex e sull’ineluttabilità di un superamento pieno della gestione intergovernativa dell’emergenza. “Rafforzare la capacità operativa vuol dire predisporre un corpus legislativo coerente e istituire un organismo efficiente nella definizione di politiche d’ampio respiro”, ha affermato. Un utile punto di partenza per rivedere a trecentosessanta gradi la strategia comunitaria.

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