Il boom di Renzi e il flop di Scopelliti smascherano gli infidi “nani” di Pd e centro/destra

StrettoWeb

Da tempo in politica le etichette dispregiative più diffuse sono “nani e ballerine“: l’espressione è una frase d’autore, la cui paternità appartiene a Rino Formica, più volte ministro durante gli anni ’80 ed esponente di spicco del partito socialista, che utilizzò proprio questi termini per etichettare l’ambiente umano e politico della dirigenza del suo partito, bollata con toni spregiativi come una “corte di nani e ballerine” riferendosi in maniera proverbiale al clima culturale, gaudente e cortigiano che in quegli anni aleggiava negli ambienti e permeava le frequentazioni della classe dirigente politica del PSI di Bettino Craxi, Claudio Martelli e Gianni De Michelis.

Da quel momento la locuzione è entrata nell’uso giornalistico e politico e viene generalizzata al circo cortigiano che circonda e si muove nel sottobosco di un ambiente politico di eterogenea composizione e di indole diseguale, composto di amministratori, dirigenti, consiglieri, vice, portaborse e via dicendo.

Il risultato delle ultime elezioni europee è stato molto importante perché ci consegna delle sentenze assolute, con un risultato netto, senza appello, in nessun caso equilibrato. Renzi ha stravinto con un boom eccezionale che ha portato il Partito Democratico ad un risultato senza precedenti, con un 40,8% che sottolinea la speranza degli italiani fiduciosi del fatto che le buone idee del premier si tramutino in realtà. Il Movimento 5 Stelle è crollato perdendo oltre 3 milioni di voti rispetto ad un anno fa e limitandosi ad un deludente 21,1% che lo relega  a 3^ forza politica del Paese di gran lunga inferiore non solo al Pd ma anche al centro/destra che, sommando i voti dei 4 partiti della coalizione (Forza Italia, Lega Nord, Nuovo Centro/Destra e Fratelli d’Italia) supera il 31%. A livello locale, in Calabria, rilevante la clamorosa batosta di Scopelliti che s’è fermato a a 42.210 voti di preferenza, praticamente la metà di quelli che ci si aspettava.

A mettersi in mostra non certo in modo autorevole e rispettoso, nelle ore successive allo spoglio sono stati proprio quei tanti “nani” che ancora oggi aleggiano nei vari partiti politici del panorama italiano, dal Pd al centro/destra: più è forte e netto il risultato elettorale, più questi “nani” evidenziano la loro bassezza, la loro slealtà, la loro ipocrisia viscida e ambigua.

Nel caso di Renzi facciamo riferimento ai tanti opportunisti che oggi scelgono di salire sul carro del vincitore dopo che per anni si sono prodigati per evitare che lo stesso Renzi potesse mai avere successo, temendolo più che altro per le sue idee moderne e liberali, evidentemente non ben viste nelle frange più estreme della sinistra. Hanno provato a sgambettarlo in tutti i modi, gli hanno spalato addosso quintali di fango, ne hanno ritardato e rallentato l’ascesa alla leadership del partito e ancora fino a pochi giorni fa esprimevano dissenso rispetto al suo operato di governo dopo che è diventato premier. Da un giorno all’altro, però, eccoli lì a cantare vittoria e prendersi i meriti travolti da un’euforia che mai avevano provato prima nella loro storia, abituati alle sonore sconfitte decretate di anno in anno dal voto degli italiani nell’urna. Letteralmente trasformati in placide pecorelle.

I primi sono Cuperlo e Civati, che utilizzano toni trionfalistici e non solo: ridicolizzano i grillini e lanciano appelli a Vendola affinchè SEL collabori con il governo. Ma SEL con questo governo non può collaborare perché non ne condivide le basi, i valori, i principi e le idee. E’ l’emblema di una visione di mondo completamente opposta a quella di Renzi, Alfano e persino di Berlusconi, che è seduto con il governo al tavolo per le riforme. Una visione di mondo, quella di Vendola, a cui sembravano strettamente legati gli stessi Cuperlo e Civati prima di questo 40,8% di Renzi che sembra avergli fatto dimenticare tutti i mal di pancia e i dissapori interni. La realtà è che questo straordinario consenso è tutto di Renzi e poco e niente del Pd: milioni di voti, infatti, sono stati esclusivamente sulla lista senza alcuna espressione di preferenza, proprio a voler votare il partito del leader di governo che in questo momento sta dando grande speranza di un’Italia che ha voglia di risollevarsi dopo un momento duro e difficile. Ha raccolto l’apprezzamento più svariato: dai delusi di centro/destra agli ex grillini folgorati sulla via di Damasco dopo il delirio di Grillo e Casaleggio che non hanno saputo amministrare il consenso ottenuto appena un anno fa. Tutti voti per Renzi, capace in pochissimo tempo di doppiare le preferenze dello stesso Pd che con le vecchie idee di Bersani lo scorso anno era fermo al 25,4%. Quale coerenza per questi “nani” prima nemici e adesso (finti) amici fedeli e ruffiani adulatori? Renzi adesso stia attento perché proprio i lecchini cortigiani che iniziano a circondarlo saranno pronti a scaricarlo come se nulla fosse non appena ne avranno convenienza e interesse: è, ad esempio, quello che è successo in Calabria con Giuseppe Scopelliti.

Passiamo così ai “nani” locali del centro/destra calabrese: il tonfo di Scopelliti è uno di quelli che fa tanto rumore. Per il leader (ex?) del centro/destra regionale, ex Presidente della Regione ed ex Sindaco di Reggio queste 42.210 preferenze sono frutto solo ed esclusivamente delle sue forze personali, e di pochi fidatissimi. Sono i suoi uomini, il suo fortino. Solo suo, appunto. In Calabria è stato abbandonato da tutti. Trombato da quegli stessi infidi “nani” che per anni gli hanno fatto da lustrascarpe, che si sono abbeverati alla sua botte. Un po’ come a Reggio, dove è stato comunque il più votato con 6.600 preferenze in città e 15.131 in provincia, ma tanti altri lo etichettano come il peggior criminale sulla faccia del pianeta nonostante fossero proprio loro stessi a far parte di quel sistema noto come “Modello-Reggio” di cui erano artefici e parte integrante. Sono quelli che hanno beneficiato direttamente del Comune aperto alla città, delle notti bianche, delle mostre, del Teatro Cilea e di Villa Zerbi, delle manifestazioni varie, di spettacoli, musica, turismo, opere pubbliche e posizioni amministrative e dirigenziali. Da politici a burocrati e impiegati, da ditte ad associazioni, in tanti oggi sputano nel piatto di cui si sono nutriti. Ovviamente lo fanno con la coscienza sporca, perché sono ben consapevoli di aver approfittato opportunisticamente di Scopelliti per agevolare i propri interessi, per poi rinnegarlo come se nulla fosse. Addirittura per strada quando lo incrociavano si sbracciavano per essere i primi a salutarlo e far vedere agli altri che erano “amici” Lo chiamavano “me cumpari Peppi“. Adesso “Scopelliti chi? Io a quello non lo conosco e non l’ho votato mai“.

Ovviamente dall’altro lato c’è anche chi a Scopelliti non l’ha mai tollerato, l’ha sempre contrastato, anche pubblicamente. Ne ha criticato l’operato, ha provato a ostacolarne l’amministrazione considerandola dannosa. Pochi a dire il vero, pochissimi: negli anni di più diffuso scopellitismo forse Massimo Canale era rimasto praticamente da solo a combattere contro i mulini a vento.

Ma tanti altri, tutti interni al centro/destra, hanno deciso di scendere dal carro che gli ha dato da vivere, per giunta svitando i bulloni delle sue ruote e mandandolo così alla deriva. Anche in questo caso, quale coerenza per questi ruffiani adulatori, adesso diventati acerrimi nemici?

Ma con queste evidenti porcherie nessuno può pensare di non dover fare i conti, è il gioco della politica: da Rino Formica (e probabilmente anche prima), ai nostri giorni sempre popolata di “nani e ballerine” intenti solo ed esclusivamente al loro becero interesse personale, pronti a svendere anche se stessi per l’opportunità del momento. Perché da sempre in politica i nemici più pericolosi sono quelli non dichiarati.
Un leader astuto deve vedere lontano, guardandosi bene dalle persone di cui decine di circondarsi, a cui decide di affidarsi. Scopelliti non c’è riuscito ed è rimasto fregato. E Renzi? Ce la farà?

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