Elezioni Europee, Renzi non basta per Schulz: vince il centro/destra di Junker (Ppe) con 212 seggi

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Jean-Claude JunkerIl Partito Popolare europeo e gli euroscettici sono i due vincitori delle elezioni europee di ieri. I conservatori del Ppe pur perdendo 62 seggi rispetto alla precedente legislatura, si aggiudicano 212 deputati: un risultato che spinge il loro candidato, il lussemburghese Jean-Claude Junker, a chiedere la guida della commissione. Il Pse di Martin Schulz perde 10 seggi, si ferma a 186 e ottiene la sua migliore performance con il Partito Democratico di Matteo Renzi in Italia (poco meno del 41%, a fronte del 21,1% del M5S).

I due gruppi, che hanno già iniziato le prime schermaglie in vista di una possibile “Grosse Koalition“, sentiranno assai forte la pressione degli euroscettici. Oltre 140 parlamentari proveranno a scatenare un “terremoto politico” a Strasburgo, almeno pari a quello registrato in alcuni paesi, Francia e Regno Unito in primis.
Un vero e proprio boom è stato quello del Front National di Marine Le Pen in Francia, risultato il primo partito con il 25,40%, davanti all’Ump dell’ex presidente Sarkozy e, soprattutto, ai socialisti di Francois Hollande, usciti a pezzi da questa tornata elettorale (per loro solo il 14,5% delle preferenze). Una sconfitta netta e oltre ogni più funerea aspettativa, quella del partito di Hollande e del primo ministro Valls, al punto che già per questa mattina è stata convocata all’Eliseo una riunione urgente del governo.
Ma un grande risultato gli euroscettici lo ottengono anche in Gran Bretagna, dove l’Ukip di Nigel Farage ha ottenuto il 29% delle preferenze, davanti ai Conservatori del primo ministro David Cameron – fermi al 24,2% -, con 16 eurodeputati. A ruota i laburisti, con il 23,7%, mentre dopo le amministrative, anche il voto per europarlamento ha certificato il crollo dei liberal-democratici, sotto il 7%.

Tiene in Germania la Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel, primo partito tedesco con il 36,3% dei voti e quasi dieci punti di vantaggio sull’Spd (27,4%). Ma anche Berlino registra un successo parziale degli euroscettici, che con la neonata Afd raggiungono il 7% delle preferenze. La Germania, dove non c’è soglia di sbarramento, manderà in Europa anche un deputato di uno dei gruppi neonazisti. In Olanda, ex-equo con i Democratici per la formazione xenofoba e neonazista del Pbvv guidata da Geert Wilders (4 seggi); in Austria, la vittoria è andata al centrodestra, con l’Ovp (27,3%) ma i nazionalisti e antieuropeisti dell’Fpo superano il 19% dei voti. Ancor più netto l’exploit del partito anti-immighrati Danish People Party, in Danimarca, che ottiene il 26,2% davanti ai social-democratici, maggioranza nel paese (19,1%). Ma è in Grecia che gli euroscettici hanno ottenuto il loro risultato migliore, seppure a sinistra. Il trionfo porta il nome di Alexis Tsipras e del suo partito Syriza: la sua durissima battaglia contro l’austerità imposta ad Atene dalla troika è stata premiata dagli elettori. Syriza è il primo partito greco, con il 26,5%, davanti a Neo Demokratia del premier Antoni Samaras (23,13%) e il Pasok del ministro Evangelos Venizelos (8,07). Risultato trionfale anche per l’estrema destra di Alba Dorata, che ha ottenuto il 9,3% delle preferenze. Quanto alla Spagna, il Partito Popolare è in testa con il 26% dei voti e 16 eurodeputati, ma non può esultare: rispetto alle ultime consultazioni ha lasciato per strada oltre il 16% dei consensi. A ruota seguono i Socialisti, fermi al 23% e in calo di 15 punti percentuali sul 2009. E se Izquierda Plural ottiene il 10% dei voti, i risultati migliori li fa registrare il movimento di sinistra Podemos, appena nato, che si aggiudica quasi l’8% delle preferenze.

Con una spinta così forte degli euroscettici, già subito dopo i primi exit poll, sono iniziati gli appelli per “una maggioranza solida” a difesa dell’Europa. L’ha chiesta, ad esempio, il presidente uscente della Commissione, José Manuel Barroso, a fronte delle prime schermaglie sulla guida del governo europeo. “Siccome il Ppe ha vinto, parto dal principio che i capi di Stato e di governo ne terranno conto, e credo di poter pretendere che il Ppe faccia del suo capolista alle elezioni il presidente della Commissione europea”, ha detto il candidato del Ppe, Jean-Claud Junker, che si oppone alla nomina di qualunque altro candidato. A questo proposito, Juncker ha anche denunciato le “manovre dietro le quinte e la volontà di alcuni che vorrebbero ignorare il risultato delle elezioni e preferiscono l’intrigo di corridio” (David Cameron, che non ama Juncker per via delle sue forti convinzioni europeiste, sarebbe tra questi, assieme all’ungherese Viktor Orban). Fra l’altro, anche Silvio Berlusconi in Italia, leader di Forza Italia (che appartiene al Ppe), aveva dichiarato che Juncker non è il suo candidato e manifestato l’intenzione di rimettere in discussione la sua designazione alla guida della Commissione. L’ex premier lussemburghese ha aggiunto che intende ora “entrare in negoziati con altre forze politiche per avere la maggioranza nel Parlamento europeo”. Negoziati che riguarderanno anzitutto la seconda forza, i Socialisti; “ma non mi presenterò in ginocchio davanti a loro”, ha avvertito Juncker, aggiungendo di voler tentare anche di allargare le discussioni ai Verdi e ai Liberali. “Ma non ai partiti di estrema destra”, ha sottolineato, puntualizzando poi: “Rifiuterei il mandato di presidente della Commissione se dipendesse dai voti dell’estrema destra”. Da parte sua, il presidente dell’Europarlamento e leader candidato del Pse alla guida dell’esecutivo comunitario, Martin Schulz, ha già dettato le sue condizioni. “Per me la prima priorità è la disoccupazione dei giovani. In alcuini Paesi si è perduta la fiducia nell’Ue perché giovani hano perso speranza; la seconda è la lotta all’evasione fiscale, ci vogliono più regole e più controlli, gli speculatori fanno miliardi di profitti e non pagano le tasse, e poi quandop fanno miliardi di perdite pagano i contribuenti, un’altra ingiustizia. Una maggioranza senza il Pse non è possibile. Noi cercheremo di costruire un maggioranza sulla base di questo programma”, ha annunciato Schulz. “Juncker – ha poi chiesto il presidente uscente del Parlamento europeo – è pronto a lottare contro l’evasione la frode fiscale? Sono pronto a discuterne, e sono molto curioso di sapere la sua risposta”, ha concluso Schulz. Mentre a una domanda sulla possibilità che si possa tentare di parlare anche con gli eletti del M5s (21,1%) per vedere se sono disposti a far parte di un’eventuale maggioranza alternativa, senza il Ppe, Schulz ha poi risposto che “finora non sono stati molto costruttivi”.

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