Catanzaro, Caruso (Ance): “Industria costruzioni in crisi”

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”Non e’ che non si sapesse o che la Calabria avesse bisogno dell’ennesima analisi che rivela una verita’ ormai nota a tutti: l’industria delle costruzioni e’ in crisi profonda, gravissima. Perdura, infatti, il trend negativo, il settore delle costruzioni si contrae ancora, le difficolta’ sono trasversali a chi lavora per la clientela privata e per la committenza pubblica. I macro-dati, sono eloquenti, dal nostro osservatorio privilegiato della Cassa Edile di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia constatiamo, infatti, la perdita, dal 2011, di circa 600 imprese e piu’ di 4000 lavoratori”. Lo afferma Alessandro Caruso, Presidente di Ance Catanzaro. ”Non sono solo le aziende a chiudere e gli operai a restare a casa, con l’incombente drammatico problema dell’esaurimento delle risorse per la cassa integrazione in deroga, ma tutte le figure professionali legate al cantiere: in un anno i liberi professionisti (come architetti, ingegneri, etc.) sono notevolmente diminuiti e quei pochi rimasti vedono ridursi, quando non proprio azzerarsi, il proprio fatturato. Le prospettive dell’intero comparto, pertanto – sottolinea Caruso – sono funeste, ne’ si intravedono segnali di inversione di rotta. Quello che spaventa maggiormente, tuttavia, e’ il persistere di gravi problemi: dai ritardati pagamenti, all’accesso al credito a famiglie e imprese, alla mancanza di risposte ”eccezionali” ad una crisi ”straordinaria” di una politica sorda ad avviare misure anticicliche che consentano agli enti pubblici di ricominciare ad investire. Edifici, scuole, strade… le piccole e medie imprese vivono di questo, oltretutto, parliamo di opere a beneficio della collettivita’. La sensazione, pero’, e’ che a livello nazionale manchi questa consapevolezza. Il grido d’allarme e’ esplicito: il settore edile – sostiene Caruso – non ce la fa piu’ e l’anno della svolta, in positivo o in negativo, e’ comunque il 2014. Se non vi saranno adeguate politiche per il rilancio del settore, il declino continuera’ irreversibilmente. Occorre pensare, pertanto, ad un nuovo modello di sviluppo industriale per le imprese di costruzioni, considerato il fallimento totale delle ‘grandi’ imprese che hanno ‘colonizzato’ il nostro territorio e dello scellerato sistema del General Contractor, che non solo non ha portato concreti benefi’ci sui tre fronti essenziali della riduzione dei tempi di svolgimento delle procedure di gara e di esecuzione dei lavori, del contenimento dei costi, della riduzione del contenzioso, ma ha rappresentato, come piu’ volte da noi denunciato, un sistema di affidamento che, scavalcando le regole e i controlli delle gare d’appalto con procedura aperta, nei fatti si e’ tradotto nella morte delle imprese locali che sono essenzialmente medio-piccole, senza lasciare alcuna idea di crescita, nessun modello di sviluppo. A tal proposito – conclude Caruso – abbiamo bisogno, innanzitutto, di una classe politica locale che si faccia interprete delle criticita’ del territorio e portatrice di soluzioni a livello centrale”.

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