Amadeo Matacena, dal parlamento alla condanna per mafia: è latitante con la moglie

StrettoWeb

E’ tra gli imprenditori piu’ conosciuti in Calabria, Amadeo Matacena, condannato a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa perche’ ritenuto vicino alla cosca di ‘ndrangheta dei Rosimini.

La sua notorieta’, negli anni, ha varcato i confini regionali tanto da essere eletto per due volte al parlamento tra le fila di Forza Italia. Amedeo Matacena jr e’ figlio dell’omonimo armatore che diede inizio al traghettamento nello Stretto di Messina, morto nell’agosto del 2003. La sua vita si e’ concentrata tra Reggio Calabria, Roma e Montecarlo, dove risulta risiedere. In Parlamento ci e’ andato due volte, tra il 1994 e il 2001, con Forza Italia.

I suoi guai erano cominciati con la maxi inchiesta Olimpia con la quale, nei primi anni ’90, la Dda di Reggio Calabria ricostrui’ molti eventi criminali, tra cui un centinaio di omicidi, e i rapporti tra ‘ndrangheta e politica in citta’ fin dai primi anni ’80. Nel 2010, dopo la condanna in primo grado, Matacena fu assolto dalla Corte d’assise d’appello di Reggio. La Corte di Cassazione, accogliendo un ricorso della Procura generale, annullo’ poi la sentenza disponendo il rinvio del procedimento ad un altro collegio. Ed a conclusione del nuovo processo d’appello, il 18 luglio 2012, e’ arrivata la condanna, divenuta definitiva con la decisione della Cassazione. Motivando la loro decisione, i giudici della Cassazione avevano sostenuto che “evidentemente non si puo’ stringere un ‘accordo’ con una struttura mafiosa, se non avendo piena consapevolezza della sua esistenza e del suo modus operandi“. Il 29 agosto dell’anno scorso, poco piu’ di due mesi dopo l’inizio della latitanza, Matacena e’ stato individuato nell’aeroporto di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Matacena era stato bloccato dalla polizia locale appena sceso a terra, proveniente dalle Seychelles. Ad indirizzare la polizia degli Emirati sul ricercato erano stati i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, che insieme all’Interpool e con il coordinamento della Dda reggina gli davano la caccia dal giugno 2013 da quando cioe’, Matacena si era reso irreperibile nel momento dell’esecuzione della pena definitiva. L’imprenditore era stato poi individuato alle Seychelles e poi a Dubai, tappa, probabilmente, di un viaggio piu’ lungo dell’ex parlamentare.  Gli Emirati Arabi Uniti successivamente non hanno concesso alle autorita’ italiane l’estradizione per Matacena, che e’ rimasto a piede libero nella capitale araba, poiche’ in quel paese la legislazione non prevede il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Claudio Scajola è stato arrestato oggi perchè stava cercando di fare uscire Amedeo Matacena da Dubai, dove si trova attualmente, per farlo andare in Libano dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto per l’esecuzione pena per la condanna a 5 anni subita per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo essere fuggito dall’Italia, infatti, Matacena ha girato alcuni Paesi fino ad arrivare negli Emirati Arabi Uniti dove era stato arrestato dalla polizia locale al suo arrivo all’aeroporto di Dubai su segnalazione delle autorita’ italiane. Pochi giorni dopo, pero’, Matacena e’ tornato in liberta’ in quanto non e’ stata completata la procedura di estradizione in Italia. La giurisdizione degli Emirati arabi, dove non esiste il reato di criminalita’ organizzata e con i quali l’Italia non ha accordi bilaterali, prevede che i cittadini stranieri in attesa di estradizione non possano essere privati della liberta’ oltre un certo limite di tempo. Matacena non poteva pero’ lasciare il Paese arabo in quanto privato del passaporto. Per la giustizia italiana e’ rimasto un latitante. E’ in questa fase, secondo l’accusa, che sarebbe intervenuto Scajola che avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano. Gli altri arrestati, invece, stavano cercando di sistemare dei factotum di Matacena al vertice di alcune societa’.

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