Scilipoti (FI): “Grande atto di irresponsabilità realizzare centrale a carbone a Montebello Jonico (RC)”

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imagesInterrogazione parlamentare integrale del senatore Scilipoti:

Al Ministro dell’Ambiente, Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Premesso che:

– si è appreso dai giornali locali della Calabria “Il Quotidiano della Calabria” e “La Gazzetta del Sud” in data 23 Aprile 2014, della imminente realizzazione, in località Saline, nel Comune di Montebello Jonico, nella Provincia di Reggio Calabria, di una centrale a carbone;

– il suddetto progetto, riferivano i quotidiani, fu portato avanti, sin dai primi anni del 2000, da parte della società SEI (Saline Energie Ioniche) S.p.A., la quale, infatti, aveva progettato di realizzare la suddetta centrale a carbone, della potenza di 1320 MWe, a circa 25 km a sud della città di Reggio Calabria, a pochi metri dell’abitato di Saline, a pochi chilometri del centro urbano di Melito Porto Salvo e nel cuore di tutti i Comuni dell’Area Grecanica, così denominata per la significativa presenza del mondo greco, dove ancora oggi sono evidenti i segni del passato;

– la centrale a carbone, tra l’altro, dovrebbe sorgere nell’area del bergamotto, raro agrume, che costituisce una esclusiva rarità non solo per il luogo ma per il mondo intero essendo capace di bene fruttificare solo in questa fascia ristretta di costa jonica rispetto a tutto il globo terrestre;

– l’impianto, a regime, dovrebbe accogliere solamente 140 dipendenti circa e senza considerare, peraltro, tutti i rimanenti settori, che spaziano dall’agricoltura al turismo, che purtroppo andrebbero a chiudere le proprie attività a causa della presenza di questo impianto;

– sono azionisti della società SEI S.p.A. (tratto dal sito web www.progettosei.it): la Repower A.G. (57,5%), gruppo svizzero con sede nel Cantone dei Grigioni, fondato nel 1904 con capitali italiani e che è oggi attivo in tutta Europa, con una solida presenza in Italia. Repower A.G. è socio di maggioranza. Repower è controllata per il 58% dal Cantone svizzero dei Grigioni. Essa è, pertanto, una società a partecipazione pubblica. Fa sempre parte della SEI S.p.A. il Gruppo Hera (20%), prima multiutility italiana nel settore Ambiente, la seconda nel settore idrico e la quarta nel business gas. Il Gruppo è l’ottavo operatore italiano nel business Energia Elettrica in termini di energia elettrica venduta . Foster Wheeler Italiana S.r.l. (15%) è la società di ingegneria leader mondiale nella costruzione di impianti petrolchimici, chimici, raffinerie e impianti industriali per la produzione di energia elettrica. Apri Sviluppo S.p.A. (7,5) player del mercato italiano del Venture Capital nel settore energetico e in quello ambientale per l’attrazione di investimenti esteri e assunzioni di capitale di rischio in aziende italiane in fase di internazionalizzazione;

– del progetto si iniziò a parlare nel 2007 dopo una forte azione di Legambiente di Reggio Calabria e le Istituzioni (Regione Calabria, Provincia e Comuni) espressero in più occasioni in modo ufficiale il loro “no” alla realizzazione al progetto;

– anche la Chiesa reggina, attraverso la voce del suo Arcivescovo della diocesi Reggio-Bova, Giuseppe Fiorini Morosini. (vedi articolo http://www.nocarbonesaline.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=205:larcivescovo-gf-morosini-incontra-il-coordinamento-no-carbone&catid=35:news&Itemid=60) ribadì il suo fermo “no” al progetto;

– sul territorio i cittadini, più volte, hanno ribadito a chiare lettere il loro “no” alla centrale a carbone con manifestazioni pubbliche, petizioni, concerti, mostre e molto altro ancora;

– nel territorio si è alzato un vero e proprio fronte del “no”, con tutte le associazioni in prima linea intente a ribadire la contrarietà al suddetto progetto, tant’è che le stesse associazioni hanno istituito un coordinamento denominato “Coordinamento delle Associazioni Area Grecanica”, tale da riassumere tutte le espressioni culturali e le realtà territoriali contro la realizzazione di detta centrale (www.nocarbonesaline.it);

– le associazioni nazionali di Legambiente, Wwf, Greenpeace, Lipu ecc. si sono sempre espresse in modo contrario alla realizzazione del progetto;

– Istituzioni, cittadini e associazioni dichiarano chiaramente di essere violentati da multinazionali che intendono imporre un progetto di tale portata che andrebbe ad inquinare minacciando così la vita il territorio e l’ambiente tutto;

– La Regione Calabria e altri Enti Locali, Associazioni ambientaliste nazionali e locali e il Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica, che riassume tutte le Associazioni presenti, hanno presentato formare ricorso avverso il DPCM 15 giugno 2012 presso il TAR Lazio;

– il DPCM 15 giugno 2012, avverso il quale è stato proposto formale ricorso, è privo di validità in quanto non registrato presso la Corte dei Conti;

– persino in Svizzera è nato un fronte compatto ed eterogeneo contrario alla partecipazione di Repower al progetto SEI e, quindi, alla costruzione della Centrale a Carbone. A Zukunft Statt Kohle, ben presto, si sono affiancate:
WWF Svizzera / Pro Natura Svizzera / Greenpeace Svizzera / Commissione internazionale per la protezione delle alpi CIPRA / Fondazione Svizzera dell’Energia SES / Partito socialista PS Svizzera / Partito dei Verdi, Svizzera / Giovani Verdi Svizzera / JUSO Gioventù Socialista Svizzera / oeku Chiesa e Ambiente, Svizzera / Medici per la protezione dell’ambiente, Svizzera / myblueplanet svizzera / Cinema per la Terra / Partito Socialista Grigioni / VERDA – Grigioni Verde / Partito dei Verdi Liberali, Grigioni / Verdi Davos / JUSO Gioventù Socialista Grigioni / Associazione delle Organizzazioni ambientaliste Grigionesi / WWF Grigioni / Pro Natura Grigioni / Medici per la protezione dell’ambiente, Grigioni / myblueplanet grigioni / Amici della Natura Grigioni / Pro Bernina-Piz Palü / Società Svizzera per l’Energia Solare SSES Svizzera orientale e Liechtenstein / sun21 / SolarSpar / Iniziativa civica Salute e Protezione del clima (Bürgerinitiative Gesundheit und Klimaschutz) Unterelbe Brunsbüttel (Germania);

– Nell’agosto del 2011, 24 scienziati (personalità del mondo accademico svizzero) scrissero una lettera aperta dichiarando la propria contrarietà, con dati alla mano, all’investimento in centrali a carbone del proprio Governo. Si veda articolo pubblicato sul sito:
http://www.nocarbonesaline.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=116:24-scienziati-svizzeri-qmettono-una-croceq-sopra-il-progetto-della-centrale-a-carbone&catid=35:news&Itemid=60;

– Il 19 ottobre 2011, vennero depositate presso la Cancelleria di Stato del Cantone dei Grigioni (Svizzera), tutte le innumerevoli firme raccolte in tempo di record con la petizione popolare “Si all’energia pulita, no al carbone”, così come riportato nel sito: http://www.nocarbonesaline.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=124:centrale-a-carbone-4427-firme-repower-adesso-blocchi-definitivamente-il-progetto&catid=35:news&Itemid=60);

– In Svizzera, in opposizione alla costruzione della centrale a carbone, il 23 settembre 2013, si svolse un referendum popolare dove vinse il “no” alla centrale a carbone; con questa azione referendaria si è stabilito che non sarà più possibile per le aziende svizzere a partecipazione pubblica investire in centrali a carbone anche al di fuori dei confini nazionali, così come riportato nel sito: http://www.nocarbonesaline.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=199:vittoria&catid=35:news&Itemid=60

– Il 04 -03- 2014, presso la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, si è svolta la seconda ed ultima sessione della Conferenza dei servizi (la prima risale al 12/12/2013) in merito alla richiesta – concessione demaniale avanzata dalla SEI al fine di ottenere una zona di demanio marittimo a servizio della centrale- si veda articolo:
http://www.guardiacostiera.it/capitanerieonline/dettaglioarticolo.cfm?idarticolo=138064)

considerato che:
– nonostante la Regione Calabria nel proprio Piano Energetico Regionale non prevede il carbone quale fonte per l’ottenimento di energia, malgrado poi la stessa Regione Calabria è produttrice ed esporta energia e nonostante le opposizioni istituzionali e popolari (ricorsi), il progetto ha seguito comunque il suo iter;
– la recente vicenda di Vado Ligure dovrebbe molto far riflettere in quanto è stato stabilito dalla magistratura, che ha determinato la chiusura di quell’impianto, il nesso di causalità tra i tanti morti e ammalati e la centrale a carbone;
– In data 21 aprile 2014 Il ministero dei Trasporti ha dato il parere favorevole alla Sei in merito alla richiesta di concessione di una zona di demanio marittimo (di durata cinquantennale) al porto di Saline allo scopo di realizzare e gestire un terminale marino a servizio della centrale a carbone “nonostante ci fossero diversi dinieghi in tal senso e tra questi anche quello della Regione Calabria” per il quale il Ministero ha evidenziato che “il parere espresso è ritenuto inidoneo a fondare un provvedimento di diniego di concessione demaniale marittima e pertanto va in tal senso disatteso”.
– i vincoli già posti da alcuni settori della Provincia sono stati “considerati” superati dal parere favorevole della provincia stessa, così come emerge dalla relazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a pagina sette in cui si legge che “la provincia di Reggio Calabria nel confermare la precedente nota n.3 (N.P.) del 10-01-2014 ha espresso parere favorevole in ordine all’oggetto richiamando tuttavia, sotto il profilo strettamente tecnico, i rilievi posti da parte dell’ex settore 14 D.S.S.C. ed i pareri contrati riguardo i profili urbanistici e l’autorizzazione paesaggistica;
– i pareri contrari sono stati così giustificati dallo stesso dirigente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Giaquinto: “essendo il parere reso in conferenza dal delegato del presidente, per esplicita statuizione, unico e positivo, non si può ritenere superabile da note prodotte da strutture sottordinate del medesimo Ente; tuttavia, essendo tali note esplicitamente richiamate nel parere conclusivo, non se ne può ignorare il contenuto”. Non senza aver osservato che la volontà della Provincia non emerge con sufficiente chiarezza, la doverosa interpretazione dell’espressione dell’ente condurrebbe alle seguenti conclusioni:
a) i rilievi posti da parte dell’ex settore 14 D.S.S.C. sono da considerare quali prescrizioni nella redazione del progetto esecutivo, con la necessità di concordare preventivamente ogni intervento progettuale in relazione alle interferenze con le opere della Provincia;
b) il parere contrario all’opera, in quanto non conforme con gli strumenti urbanistici di pianificazione regionale e provinciale, alla luce del parere globalmente positivo, è da intendersi come prescrizione di adeguare il progetto esecutivo agli strumenti pianificatori fin dove è possibile senza snaturare l’essenza dell’opera, mentre ciò che va oltre deve implicitamente rappresentare la variante a tali strumenti;
c) il parere contrario al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, a causa dell’insostenibile impatto dell’opera e della carenza della documentazione, è da intendersi subordinato a quello espresso in via globale e quindi non bloccante, tuttavia dovranno essere sottoposte al vaglio della Provincia ulteriori ipotesi progettuali, documentate conformemente a quanto previsto dal d.p.c.m. 12-12-2005. Tese a mitigare gli impatti percettivi, mentre quelli ambientali esulano dalla competenza del presente procedimento”;

– in data 23 aprile 2014, da un articolo pubblicato su “il Quotidiano della Calabria”, a firma del giornalista Vincenzo Malacrinò e da un altro pubblicato sulla “Gazzetta del Sud” del giornalista Federico Strati, si è appreso che la Repower, soggetto con maggiori azioni nella SEI S.p.A, e soggetto proponente il progetto “Centrale a Carbone” dice “no” al suo stesso progetto. Ciò risulta riscontrabile anche nel suo report annuale riferito al 2013 (si veda sito http://onlinereport.repower.com/13/ar/it.htm ) che, infatti, conferma quanto riportato dalla stampa ossia:
“…Non si intravede più alcuna possibilità di trarre guadagno dal terreno acquistato per la centrale a carbone e quindi si è proceduto a una svalutazione del fondo che sta in relazione al Progetto Saline Joniche…”

“…importanti motivi che hanno contribuito a questa decisione [di uscire dal progetto a Saline Joniche] sono stati le incertezze sul piano politico, il quadro normativo generalmente poco chiaro e la rapida evoluzione dei mercati…”

“…Il portafoglio progetti – si legge nel report -, svalutato per un ammontare di 21 milioni di franchi, subisce l’influsso delle voci seguenti: svalutazione di un terreno in relazione al Progetto Saline Joniche (13,3 milioni di franchi)…”

Ed infine cosa molto importante:
“…Attualmente la determinazione del fair value [ cioè è il prezzo da ottenere nell’ambito di una transazione ] è soggetta a incertezza. A causa del contesto di mercato che desta insicurezza e della prospettiva di prezzi dell’energia bassi anche per il futuro, osservatori esterni valuterebbero come bassa la possibilità che il progetto venga realizzato e questo verrebbe considerato nella determinazione di un prezzo d’acquisto, con la conseguenza che non attribuirebbero alcun valore materiale al progetto…”.

– La Repower comunque uscirà dal progetto entro il 2015;
– l’interrogante ha già presentato due interrogazioni parlamentari, rispettivamente n°3-00190 in data 2 Luglio 2013 e n° 4-00353 del 13 Giugno 2013;
per quanto premesso e considerato

l’interrogante chiede ai Ministri in indirizzo di sapere se siano a conoscenza di quanto espresso in premessa e in caso affermativo:

– quali siano le motivazioni che portano avanti il progetto considerata, tra l’altro, la recente presa di posizione delle Repower, la quale intende abbandonare l’azione intrapresa in precedenza volta alla costruzione della centrale a carbone ed il “no” al progetto delle Istituzioni, compresa la Regione Calabria che esclude, dal proprio piano energetico, il carbone quale fonte per l’ottenimento di energia.
– Chi usufruirà delle concessioni e a chi verranno rilasciate se il soggetto principale Repower azionista per il 57,5% entro il 2015 abbandonerà il progetto e sin da ora ha evidenziato grandi perplessità, così come riportato nel proprio sito ufficiale;
– Se questa azione di investimento non stia, per l’ennesima volta, penalizzando il sud ed in particolare quell’area della costa Jonica che ha conosciuto già, intorno agli anni ’70, la disavventura del “Pacchetto Colombo”, con la costruzione della Liquichimica entrata in funzione per qualche mese e poi chiusa perché non compatibile con la salute, con il territorio e con l’ambiente;
– Se questa azione speculativa in mano alle lobby dell’energia non stia piegando lo Stato tanto da rilasciare pareri ufficiali;
– Se ritiene che in un campo così delicato, quale la costruzione di una centrale a carbone, con emissioni che hanno interazione con la vita e con il corpo umano, i pareri tecnico-scientifici abbiamo maggiore peso di quelli politici;
– Se ritiene possibile far violare un piano energetico regionale, come quello della Calabria, che boccia il carbone a favore delle risorse alternative;
– Se in una Italia che propaganda l’energia rinnovabile sia possibile permettere la costruzione di una centrale a carbone, combattuta dalle Istituzioni e dai cittadini che intendono perseguire gli obiettivi e le finalità del trattato di Kyoto;
– Se è possibile rinnegare la vocazione naturale del territorio basata sul turismo, sulla pesca e sull’agricoltura per la presenza di oliveti, piccole e medie realtà agricole ivi inclusa, tra l’altro, la coltura del bergamotto, pianta rara che bene vegeta solo in questo angolo del pianeta terra, attorno alla quale ruota una fetta dell’economia;
– Se ritiene che 140 posti di lavoro promessi dalla SEI S.p.A, possono essere scambiati con la vita della gente, ciò anche in virtù di quanto emerso dall’inchiesta della magistratura di Savona sulla centrale a carbone di Vado Ligure, che ha permesso di stabilire come i morti e i malati sono dovuti alla presenza della centrale a carbone o meglio dei suoi stessi inquinanti.
– Se ritiene sia possibile annullare, contrarre o ridurre, tutte le attività economiche presenti in cambio di circa 140 posti di lavoro, considerati che quelli presenti allo stato sono, ovviamente, ben oltre questo limite, senza considerare il raggio di impatto di una centrale a carbone che va ben oltre l’area su cui insiste l’impianto.

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