“Senza lavoro Messina non ha futuro”: questo il tema del XVI congresso Feneal Uil

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Il 26 aprile 2014, nella sede della Uil di Messina, ss. 114, km 3,500 – complesso Top Residence, la Feneal Uil, federazione dei lavoratori edili, affini e del legno, celebrerà il XVI CONGRESSO PROVINCIALE. La traccia delle tesi congressuali “Senza lavoro Messina non ha futuro”, dibattuta nei congressi di base della categoria guidata dal Segretario Generale Giuseppe De Vardo, esprime la situazione di crisi nella quale si dibatte un settore, da sempre, volano del processo di crescita anche nella nostra realtà ed indica gli orientamenti strategici per i prossimi quattro anni di una organizzazione che vuole giocare un ruolo da protagonista in un periodo di così grandi cambiamenti. Un’ambizione sostenuta da un processo di grande rinnovamento interno di tutta la Uil che la Feneal di Messina incoraggia nella convinzione che, per modernizzare e rilanciare il paese, tutti i soggetti politici, Sindacato incluso, devono cominciare col rinnovare se stessi e non rimanere immobili o prigionieri di immutabili schemi ideologici. Solo così sarà possibile superare la crisi con lungimiranza e pragmatismo ma senza rinunciare ai capisaldi che hanno fatto del sindacato un difensore insostituibile delle esigenze e dei diritti dei lavoratori. Una crisi, com’è noto, gravissima anche nella nostra Provincia dove tra il 2008 e il 2013 le imprese attive passano da 2.835 a 2.399, gli operai occupati da 12.860 a 7.584, le ore lavorate da 11,5 milioni a circa 6,17 milioni. La Feneal Uil spera che il congresso del 26 aprile rappresenti l’occasione per concordare tutt’insieme, sindacati, imprenditori, ordini professionali, istituzioni, ecc… la strategia migliore per rilanciare il settore. L’edilizia cui fare riferimento, per evitare ogni possibile ambiguità e strumentalizzazione, non può certamente essere l’edilizia del lavoro nero, del caporalato o dei falsi autonomi o l’edilizia che viola le più elementari norme di sicurezza mettendo a rischio la vita di lavoratori e cittadini, che alimenta circoli viziosi e interessi criminali e mafiosi che fanno la fortuna di pochi e riducono in miseria i più. L’edilizia da rilanciare rispetta invece leggi e contratti, giocando un ruolo di moralizzazione e trasparenza complessiva della società, premia le imprese responsabili e promuove quella competizione collaborativa funzionale a garantire più occupazione, più sicurezza e più sviluppo. Questa, e solo questa edilizia può essere ancora una volta motore di sviluppo per tutto il paese e, in particolare, per il nostro territorio nel quale conserva ancora una grande valenza economica rappresentando circa il 70% di tutto il settore industriale. La strategia da attivare deve mirare a superare ovviamente un aspetto paradossale : a fronte di una situazione così grave, con la povertà in aumento, la disoccupazione che ha raggiunto livelli intollerabili non solo tra i giovani e le donne, gli operatori economici e i liberi professionisti in condizioni di notevole disagio, si tengono nel cassetto per intoppi politici e burocratici progetti per milioni di euro, finanziati con risorse pubbliche e private, che potrebbero dare risposte occupazionali, incoraggiare ulteriori investimenti e rilanciare lo sviluppo nel nostro territorio. Progetti rispondenti alle evidenti necessità del nostro territorio riconducibili non solo al gap infrastrutturale da ridurre, ma anche all’edilizia abitativa con interi quartieri da risanare e riqualificare, aree immense da valorizzare ( si pensi, per non parlare d’altro,al waterfront dalla zona falcata a Tremestrieri) e all’edilizia di sviluppo. La finalità primaria non può che essere quindi “aprire i cantieri”, molti dei,quali,nel,giro,di,3,mesi.

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