La Contessa di Castiglione, giocatrice di poker

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La-Contessa-di-Castiglione,--giocatrice-di-pokerNell’Ottocento, per l’esistenza di tanti stati indipendenti e spesso in inimicizia tra di loro, in Italia non si riusciva mai a disputare un torneo di poker che non avesse una valenza esclusivamente locale, contrariamente a quanto invece avveniva in Inghilterra e Francia.

Per questo motivo non si sviluppò mai nella penisola una forte scuola di poker, carenza di cui ancor oggi si piangono le conseguenze.

In Piemonte, ben presto, cominciò però a crescere il desiderio di organizzare tornei cui potessero partecipare giocatori provenienti da tutto l’arco alpino ed anche dalle più lontane regioni meridionali.

Fautore di questo progetto fu Camillo Benso Conte di Cavour il quale, formidabile giocatore di briscola e tressette, era entrato casualmente in contatto con il mondo del poker, rimanendone affascinato, al punto da trasmettere il suo entusiasmo anche a Re Vittorio Emanuele in persona.

Ma per portare a compimento l’ambizioso progetto bisognava avere il consenso anche delle grandi potenze.

E ciò non era cosa semplice per uno stato piccolo come il Piemonte.

Ma, proprio durante un torneo di hold’em che si tenne nel periodo di Natale, nel Castello Reale di Racconigi, nei pressi di Torino, al Conte venne un’idea.

Cavour, che in quell’occasione non giocava, ma faceva il direttore di gioco, notò subito una giocatrice d’eccezione, la quale sapeva coniugare una buona tecnica ad una sapiente esposizione delle grazie, che la natura le aveva benevolmente concesso.

La dama si presentò, infatti, ai tavoli con una scollatura vertiginosa, che mantenne per tutta la durata del torneo e che mandò completamente in tilt i suoi avversari.

Arrivata poi al tavolo finale, la donna, non appena gliene capitava l’occasione, si alzava in piedi repentinamente mostrando agli increduli astanti una lunghissima spaccatura nel vestito, che lasciava poco spazio all’immaginazione e che destava sconvolgimenti nelle loro menti.

Si narra che persino il dealer, che era un valletto originario di Mondovì (per tradizione i dealer erano tutti del cuneese) entrò in confusione e per ben tre volte le attribuì la mano pur essendo perdente!

Cavour, che solo alla fine riconobbe nella donna la cugina che aveva lasciato anni addietro ancora acerba giovinetta, le si avvicinò per complimentarsi, proponendole un incontro per l’indomani.

La donna, sapendo che il suo interlocutore era, ancorché suo cugino, il primo ministro (oggi lo si sarebbe chiamato Presidente del Consiglio), accettò di buon grado, anche se egli non era certo un bell’uomo.

In cuor suo, ella pensava ai benefici che avrebbe potuto cogliere da quell’incontro.

Ma ciò che il Conte propose all’affascinante cugina fu qualcosa d’inatteso, se pur molto gradito.

Si trattava della partecipazione al famoso torneo di Versailles, dove confluivano tutti i più forti e facoltosi giocatori d’Europa e per la cui iscrizione occorreva una cifra molto elevata.

L’unica condizione che le veniva posta era che avrebbe dovuto approfittare del torneo per sedurre il re di Francia, Napoleone III, per portarlo dalla parte del Piemonte.

La nobildonna accettò con entusiasmo.

Non riuscì a vincere il torneo, ma arrivò comunque a premi e, soprattutto, centrò in pieno l’obiettivo fissatole dall’illustre cugino.

Fu così che la Contessa di Castiglione passò alla storia per aver contributo magistralmente in quell’impresa tanto importante per la futura unità d’Italia.

Saverio Spinelli

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