I riti e la simbologia della ‘ndrangheta svelati dal pentito Gianni Cretarola

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Il pentito Gianni Cretarola, 35 anni, accusato di due omicidi e appartenente alla cosca locale di Ventimiglia, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni nell’udienza a Imperia del processo “La Svolta”. Cretarola ha parlato della ‘ndrangheta, definendola: “un serpente dalle cento teste, che si sviluppa meglio all’interno degli istituti penitenziari che fuori”. Nelle carceri, infatti, si incontrano esponenti criminali italiani e stranieri, e si creano alleanze.

“All’interno della ‘ndragheta”, aggiunge il pentito: “non si usa la parola “grado” per indicare il livello di affiliazione. “Grado ricorda lo stato”, e per i riti di affiliazione c’è anche il taglio del polpastrello con una lama: le gocce di sangue devono cadere su un santino raffigurante S.Michele Arcangelo e poi tutto viene bruciato. Anche se poi precisa: “Alcune “locali” hanno eliminato il santo perchè la Polizia di Stato lo ha adottato come patrono”.

Cretarola ha illustrato alcuni “codici” legati ai colori: rosso, bianco e verde. I primi due rappresentano l’onore, il verde, invece, la speranza per la società. Infine, il pentito ha parlato degi giovani affiliati: “in Calabria c’è un esercito di ragazzini che vorrebbero entrare nella ‘ndrangheta semplicemente per onore.

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