Reggio, il prof. Arillotta raccolta la fantastica storia delle quattro colonne lignee di Terreti

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le quattro colonne accademiaUn altro interessante appuntamento per l’Accademia del Tempo Libero di Reggio Calabria che ha avuto fil rouge il nostro territorio, la nostra storia, i nostri tesori. “Le quattro colone lignee di Terreti” il titolo dell’incontro condotto dal professore Francesco Arillotta.

Un’interessante ed approfondita relazione che ha portato i presenti alla conoscenza di queste meravigliose testimonianze risalenti alla fine del XI-XII secolo, sopravvivenze estremamente rare di arredamento dell’Alto Medioevo italiano scolpito su legno. Una relazione che ci consente di acquisire una maggiore consapevolezza del nostro passato attraverso ciò che il tempo ha risparmiato dal suo inesorabile passaggio.

“Le quattro colonne sono state acquistate da un incaricato del museo a Napoli – ha spiegato lo storico –  tale mister E. N. Rolfe, presso l’antiquario G. Pepe, nel 1886, con una spesa complessiva di 207 sterline, e da qui trasferite a Londra. In un cartiglio apposto alla base della pedana che ospita le colonne, nel Victoria & Albert Museum, è indicata la loro provenienza dall’abbazia di Santa Maria di Terreti, la grande abbazia bizantina, posta alle spalle di Reggio per controllare i percorsi della transumanza dall’Aspromonte al mare. L’abbazia fu tenuta in gran conto dai Normanni che la privilegiarono moltissimo, perfino con concessioni di sale da prelevare dalla struttura delle saline ioniche. In età contemporanea – prosegue Arillotta – fu data in commenda a personaggi molto in vista della Curia Romana, fra cui anche cardinali come Marzio Ginetti, legato di Papa Urbano VIII a Colonia nel 1635. Le quattro colonne formavano parte di un pulpito ed hanno tutte una base circolare e un capitello squadrato, e sono magnificamente scolpite. Due delle colonne sono poggiate su leoni accovacciati. Tutte le quattro facce dei capitelli mostrano un misto di immagini religiose e ornamenti decorativi. Le colonne erano in origine colorate e conservano evidenti tracce di pittura rossa, verde e gialla su una prima mano di bianco. Le colonne, alte più di due metri, e di oltre 27 centimetri di diametro, sono costituite da un tronco intero di noce e hanno i capitelli, la parte alta del fusto e l’abaco interamente scolpiti a tutto tondo, con raffigurazioni di santi: San Paolo, Santo Stefano e San Michele Arcangelo, dei profeti Ezechiele e Zaccaria e di altre figure umane fra cui una nobildonna che si inginocchia davanti ad un frate; personaggio questo, forse, da identificarsi in Adelasia, la moglie di Ruggero I il normanno, che si distinse per la protezione accordata ai monasteri calabresi. Dell’arredo artistico dell’abbazia facevano parte anche due colonnine istoriate e molte placche arabeggianti di gesso, ritrovate sempre nell’area della chiesa, e conservate nel museo archeologico di Reggio. L’abbazia fu demolita dopo il terremoto del 1908 e il suo sedime destinato ad accogliere il cimitero di Terreti”.

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