Di fatto quindi si rischia il dissesto, anche se il segretario generale del Comune, Antonio Le Donne, ha assicurato che non è ancora arrivato il momento di “fasciarsi la testa”. Ci sono infatti alcune scappatoie. In primo luogo la Corte dei Conti non ha mai esaminato il Piano di riequilibrio steso dall’ex commissario Luigi Croce, che era stato approvato dal consiglio comunale. Il Piano venne infatti “congelato” dallo stesso Croce perché era venuto meno il contratto di servizio con l’Amam.
Certo questa è una soluzione un po’ contorta, perché la stessa Corte dei Conti dovrebbe chiudere un occhio sul fatto che Messina abbia comunque beneficiato nel frattempo di diversi provvedimenti: il “salva-Italia”, le agevolazioni per le amministrazioni appena insediate, la legge di stabilità, il primo “salva-Roma”, poi annullato. Più probabile invece che l’attuale decreto, anche e soprattutto grazie all’appoggio dei parlamentari messinesi, subisca delle modifiche. Ci sono quindi spazi di manovra per evitare il dissesto, ma dipenderà in gran parte dall’azione politica a livello nazionale.