Castrovillari, alla base dell’omicidio di Don Lazzaro una lite tra connazionali

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”Non puo’ non rappresentarsi che la possibilita’ per il Dudu di frequentare la casa canonica era l’occasione per poter rubare danaro al povero parroco, cosi’ come e’ avvenuto da ultimo nella giornata del 2 marzo, fatti che poi si sono evoluti nel piu’ tragico dei modi”. Lo scrive il pm della Procura di Castrovillari nel decreto di fermo di Nelus Dudu per l’omicidio del sacerdote Lazzaro Longobardi. ”Non puo’ non evidenziarsi – scrive ancora il pm – che la sera del 2 marzo, dopo il litigio avvenuto tra un connazionale e Dudu, il parroco aveva continuato a mantenere i rapporti con il primo, tanto da cenare insieme e poi da accompagnarlo presso il pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano Calabro, circostanza nella quale lo stesso parroco aveva rifiutato diversi tentativi di contatto telefonico fatti dal Dudu. Ed anzi, nella circostanza rispondeva l’altro romeno al posto del parroco, che gli rappresentava che il sacerdote non poteva e non voleva rispondere. Non si puo’ escludere che tale situazione abbia amplificato l’idea da parte di Dudu di essere ormai stato escluso dai rapporti con il parroco, e che quindi proprio cio’ abbia potuto portare lo stesso Dudu a compiere il gravissimo gesto omicidiario, che per le modalita’ con cui e’ stato compiuto lascia ipotizzare che vi sia stata una forte manifestazione di violenza”. ”La dinamica dei fatti – sostiene ancora il magistrato – e’ idonea ad integrare sia l’ipotesi della estorsione sia l’ipotesi dell’omicidio a carico di Dudu. Infatti Dudu, dopo essersi impossessato di rilevanti somme di denaro in danno del prete e dell’impianto stereofonico, alle dimostranze dello stesso parroco gli prospettava, ove l’avesse denunciato, e cio’ faceva anche al fine di poter continuare a frequentare lo stesso parroco e quindi la casa canonica, per poter avere tutti i favori collegati a tali rapporti, di infamarlo agli occhi della societa’ e dei suoi parrocchiani con la peggiore delle forme di delegittimazione che un religioso possa subire”.

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