Lamezia Terme, De Biase: “salviamo la fiera di Lamezia dal graduale declino, dopo un ventennio ‘sinistroso'”

StrettoWeb

E’ una crescente sofferenza osservare impotenti il graduale declino della fiera di Lamezia, che ha sempre annoverato Presidenze e gestioni di prestigio.

Basti pensare alle conduzioni dei compianti Gianni Renda, Gianni Lucchino e Pino Cosentino, agli indirizzi del Sen. Petronio, Franco Lucia, alle autorevoli figure del Notaio Galati, al quale è anche legato un concorso enologico, all’Architetto Brunetti, alle compartecipazioni di Totò Palmieri, Paolo Abramo, fino ad arrivare al Presidente attuale Cenzino Sirianni, lasciato solo a governare nella piena precarietà, nel contesto di un ventennio di governi di centrosinistra succedutesi alla guida della città.

Eppure siamo alla 43° edizione, e non è poco, visto che altre fiere, seppur collocate in aree regionali importanti, sono svanite.

Stesso rischio che adesso corre la fiera di Lamezia dopo la scarsa attenzione che negli anni ha riservato l’amministrazione comunale del Sindaco Speranza.

Possibile mai che nessuna azione di rinnovata progettualità poteva essere messa in atto in un ventennio?

Perché non è mai stato preso in esame, per esempio, l’acquisto di un terreno da cui partire per una fiera con caratteristiche di lungimiranza e sopravvivenza?

Oggi, purtroppo, siamo di fronte al declino, ad una fiera snaturata, abbandonata a se stessa, vulnerabile, con una Presidenza che va a tentoni, arrancante, che non trova sostegno istituzionale, accusata di “distrazioni istituzionali” sebbene la storia poneva nella rassegna una crescita collettiva, caratterizzata dal motto iniziale: “la fiera di Lamezia appartiene a tutti, sosteniamola”.

Non a caso la Camera di Commercio di Catanzaro ambiva a stare all’interno dell’istituzione Fieristica, assieme alla partecipazione attiva della Provincia di Catanzaro, della Regione Calabria ed Enti come l’Afor che, con le proprie prerogative, hanno portato migliaia di visitatori provenienti da ogni dove.

Sarebbe bastato, dunque, un semplice piano di rilancio, un progetto realizzabile con pochi investimenti ma idee che a questa amministrazione comunale sono mancate, per restituire alla fiera il ruolo che merita, quella di essere al centro di una città che vuole affermarsi nel florovivaismo, visto che a Lamezia esiste, con spazi fieristici per una promozione tecnologica legata all’agricoltura, ai mezzi agricoli d’uso moderno, all’alta strumentistica al servizio degli operatori del settore.

Avremmo avuto così una fiera viva, vissuta, cuore pulsante della città, ripetuta, attrattiva, con obiettivi interregionali. Questo poteva e dovrà essere la rassegna del futuro, non già uno spazio mercatale di limitata prospettiva.

Adesso occorre che tutti ascoltino il grido che sollevano la decadenza, la demotivazione, l’isolamento, le ridotte risorse, la presa di distanza di enti come la Camera di Commercio, l’organizzazione su base volontaria, per non perdere una nobile storia fieristica che può risultare ancora utile al territorio regionale.

Quanti avranno il coraggio e l’orgoglio di cogliere la sfida?

Quanti sentiranno il dovere di coinvolgere l’intero consiglio comunale per un dibattito accorato e di speranza concreta per la Fiera lametina?

Condividi