Reggio: quelle maledette anomalie di inefficienza che alimentano luoghi comuni e pregiudizi

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ospedali riunitiSono tanti e tali i luoghi comuni, le frasi fatte, i pregiudizi che arrivano al vilipendio nei confronti del Meridione e della Calabria in specie, che mi sono stancata di sopportare e sono sempre più convinta che noi, i Terroni, dovremmo riappropriarci della nostra nobile identità senza se e senza ma a qualsiasi costo e con ogni mezzo. Non posso però trascurare un aspetto fondamentale che riguarda il settore sanità; perché sta di fatto che noi, quelli del Sud e della Calabria per intenderci, abbiamo delle eccellenze che noi stessi denigriamo, salvo poi a rendercene conto personalmente quando, per esempio ci troviamo in una qualche struttura rinomata della “avanzata” regione Lombardia, tanto per fare un nome a caso, e ci rendiamo conto delle precarietà e disfunzioni  di vera e propria illegalità, che vengono mascherate con la diffusione di immagini di efficienza che sanno di miracoloso laddove sono solo false e mendaci.
So pure che, per esempio, gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria per le prestazioni sanitarie sono un vero e proprio polo di eccellenza. Detto questo ti capitano poi delle cose strane, come il fatto che per avere accesso ad un qualsiasi servizio sanitario tu, malato o comunque sofferente, debba fare delle ore di fila per espletare l’autorizzazione, il cosiddetto CUP, debba aspettare con pazienza, nonostante i tuoi malanni che l’addetto allo sportello, che ha iniziato il suo lavoro intorno alle ore 8, tra le 8,30 e le 9 senta già l’esigenza di corroborarsi  con un caffè, o che debba favorire l’amico e l’amico dell’amico. Capita, mentre tu aspetti tra le tue sofferenze, zitto e paziente. Capita, capitano queste cose. E capita che quando finalmente sul display appare il tuo numero ti senti sollevato e raggiungi subito lo sportello, dove però al momento di pagare ti viene detto che non si può pagare con il bancomat, nonostante sul sito sia chiaramente indicata questa forma di pagamento e nonostante addetti ai lavori te lo avessero confermato. Capita? Capita. Capita che l’addetto allo sportello con fare arrogante, metta da parte la tua pratica, rifiuti naturalmente in sostituzione del bancomat un assegno di conto corrente sul tuo conto, e ti indichi lo sportello bancario all’interno della struttura. E tu ci vai subito di corsa, nonostante non si tratti della tua banca e debba pagare il supplemento per l’operazione. Uno, due, tre, quattro tentativi  e finalmente un volontario in un loculo accanto ti dice che lo sportello bancario non funziona. Non c’è un’anima con cui interloquire e il tribunale del malato è chiuso, mentre gli altri volontari fanno le statuine immobili e inutili. Capita? Sì, capita che tra una cosa e l’altra, tu scoppi a piangere. Tu, che sei fortemente anemico e ti devi nutrire ad orari, sei digiuno perché devi fare i prelievi per le analisi che il medico che ti ha in cura ti consiglia di fare in quella struttura, perché affidabile nei risultati, e devi aspettare ormai da tre ore, tre ore di frustrazione.
Capita, capita che a fronte di un servizio sanitario buono e che non è secondo a nessuno, poi ci si debba confrontare con queste realtà: capita di chiedersi perché non eliminare tutti i presidi del cosiddetto volontariato, che comunque in qualche modo godono di soldi pubblici, capita di chiedersi perché siamo costretti a subire percorsi amministrativi fatiscenti con personale inadeguato, scorretto, maleducato e arrogante. Capitano queste cose il giorno 23 gennaio 2014 a Reggio Di Calabria, la mia città, presso il presidio ospedaliero  di Via Melacrino.

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