Il poker e la guerra di Troia

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Omero ci racconta nell’Iliade dell’ira funesta del Pelide Achille e  della tragica sorte di Ilio e dei suoi abitanti. Il Poeta non approfondisce però le motivazioni della guerra tra Achei e Troiani, attribuendola ad una semplice disputa per il possesso di una donna.

Ma non solo di questo si è trattato.

Molti secoli dopo la probabile datazione dell’invenzione del poker ad opera degli antichi Egizi, il gioco si era diffuso anche in Grecia, rimanendo anche in tal caso unicamente appannaggio dei ceti sociali più elevati.

Gli storici sono concordi nell’attribuire al XIII secolo a.C. la nascita dei grandi tornei.

Tornei che non potremmo definire internazionali, in quanto i giocatori erano quasi tutti greci, ma che comunque attiravano nobili appartenenti ad un’ampia area geografica, corrispondente alla quasi totalità della penisola ellenica.

All’epoca si svilupparono due differenti scuole di pensiero.

La prima, evidentemente ispirata dall’indole guerriera dei suoi fautori, tra i cui massimi esponenti si annoverano Achille ed il meno famoso Aiace Telamonio, privilegiava il gioco aggressivo.

La seconda scuola si basava invece sulla strategia e la deception (cioè l’inganno) ed aveva come punto di riferimento Ulisse da Itaca.

Ma sia Achille che Ulisse vivevano in località decentrate e scarsamente popolate, mentre i tornei più importanti venivano organizzati ad Atene, Sparta o Micene.

Fu in occasione di uno di questi tornei, tenuto appunto a Sparta, in onore di una delegazione di notabili proveniente dalla città di Troia, che accaddero degli avvenimenti che avrebbero segnato la storia.

Menelao, re di Sparta, si sentiva un fortissimo giocatore e, per ribadire la sua superiorità, volle organizzare un torneo di poker, convinto che avrebbe impartito una sonora lezione ai Troiani.

Sua moglie Elena, donna di straordinaria bellezza, faceva da dealer, come voleva la tradizione.

Il torneo si protrasse per diversi giorni ed il caso volle che Paride, figlio del re di Troia Priamo ed anch’egli molto attraente, si trovasse a giocare per lungo tempo al tavolo in cui operava la bella Elena.

Il fato volle che tra i due nascesse una certa simpatia che sfociò, ad un certo punto, in quello che oggi definiremmo un “piedino”, elargito dall’affascinante padrona di casa all’illustre ospite.

La cosa sarebbe finita più o meno lì, se il fato, ancora una volta, non avesse voluto invece nuovamente metterci lo zampino.

Finì che Menelao e Paride si ritrovarono insieme al tavolo finale, con Elena come dealer.

Il gioco si surriscaldò rapidamente e sempre il fato volle che si assistesse a continui scontri tra ospite e padrone di casa il quale, pur essendosi presentato al tavolo finale    come chip [1], leader [2], cioè come il giocatore avente il maggiore numero di fiches, vedeva lentamente assottigliarsi tutto il suo stack [3] (cioè la dote in fiches).

Ma ciò che fece da scintilla fu il fatto che, Menelao si accorse che la bella moglie aveva furtivamente sfilato una carta dal mazzo per favorire, a suo danno, il giovane Paride, per il quale Elena nutriva, evidentemente, più di una semplice simpatia.

Il re, infuriato per la scoperta e tuttavia impossibilitato a parlare per motivi di opportunità, andò in tilt ed uscì rapidamente dal torneo.

L’evento fu vinto da Paride ed ai primi quattro posti si classificarono altrettanti troiani.

Menelao, il più grande giocatore di Sparta e dintorni, a prescindere dal tradimento della moglie, aveva fatto una figura molto meschina e, con esso, tutti i Greci, depositari degli insegnamenti delle migliori scuole di poker dell’epoca, che erano stati inaspettatamente battuti dagli ultimi arrivati.

Tanto per aggravare le cose, quando l’indomani i Troiani partirono per tornare  a casa, Elena pensò bene di unirsi a loro.

Appena Agamennone, re di Micene e fratello di Menelao, conobbe l’accaduto, andò su tutte le furie e si recò subito a Sparta, sdegnato contro il fratello che si era fatto battere dai Troiani, che in tutta la Grecia erano considerati dei polli.

Inoltre aggiunse una serie di commenti sarcastici sulla cognata.

Ad onore di cronaca bisogna dire che Menelao restò come pietrificato durante le invettive del fratello ma, appena questi fece pesanti insinuazioni su sua moglie, indispettito sbottò e gli gridò in faccia di stare attento alla propria (messaggio profetico n. d. A.).

Fu così che Elena di Sparta divenne Elena di Troia.

La notizia dell’umiliazione subita da parte dei Troiani fece rapidamente il giro della Grecia e suscitò sdegno e voglia di rivincita.

Fu così che, da lì a poco, oltre 1000 navi cariche di greci partirono alla volta di Troia dando inizio ad una cruenta guerra che sarebbe durata dieci anni, con l’epilogo che tutti conoscono.

  1. chip: fiche, gettone da gioco
  2. chip leader: il giocatore che possiede più chips
  3. stack: l’ammontare delle chips possedute da un giocatore

Saverio Spinelli

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