Bronzi di Riace e Nuovo Museo Archeologico di Reggio Calabria, parola di blogger…

StrettoWeb

Riace Bronzes return to public, opened Museum Reggiodi Alessio Marrari * – Abituato a fare blogging, comunicazione e network tra le svariate realtà che ho vissuto e con altre in cui interagisco oggi, scriverò quanto segue senza preamboli, introduzioni o righe “cerimoniose“.

Sono un reggino che, come molti sanno, vive altrove ed in maniera, più o meno uguale a tutti gli altri, rimane legato al proprio territorio, alle tradizioni nostrane quindi alla città natia, con tutto il cuore e l’anima. Premesso quanto sopra, preciso che, la scorsa estate, in concomitanza a molti servizi mediatici trasmessi dalle tv nazionali che screditavano la Città di Reggio Calabria in relazione alla gestione restauro “Bronzi di Riace”, ho realizzato un servizio a Palazzo Campanella, autorizzato dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali, il quale rendeva giustizia a quanto fatto dal Dott. Nuccio Schepis, restauratore delle statue. Le immagini riscattavano le “malelingue” in quanto non è mai stato vero che le opere fossero state abbandonate e lavorate in uno scantinato, bensì l’intero laboratorio ubicato al piano terra di Palazzo Campanella, sede delle Regione Calabria, in bella vista a migliaia di turisti che, per quattro anni, hanno avuto la possibilità del tutto unica di ammirare i due “guerrieri greci”, proprio durante il restauro.

Museo BronziNei giorni scorsi, in occasione delle festività natalizia, come ogni anno, sono rientrato a Reggio per qualche tempo e, sapendo della riapertura del Museo Archeologico, sono stato a vedere i Bronzi come tanti altri reggini e turisti presenti in quel momento.

Un museo dal design molto ricercato, corridoi e saloni a dir poco meravigliosi ma, ahimè, da profano d’arte mi saltano agli occhi piccole mancanze che, spero, in futuro, possano essere risolte quanto ottimizzate.

Dopo aver acquistato il biglietto d’ingresso, ho seguito l’unico percorso disponibile al momento, quello che porta alla coda per accedere al salone dei Bronzi. Adiacente all’atrio delle statue, si fa largo un salone con delle bellissime opere già esposte che nessuno ammira in quanto la possibilità parallela, più appetibile è quella dei Bronzi.

Museo dei Bronzi di Riace - Reggio Calabria - Studio ABDRIn colonna per entrare nella saletta dove viene proiettato il filmato d’introduzione, scorgo alla mia destra ergersi il “Kuros”, la cui realizzazione va collocata tra la fine del VI e l’inizio del V secolo A.C., vista per caso solo perchè in coda proprio accanto quindi, se un’altro turista fosse stato interessato a tale scultura avrebbe dovuto farsi largo tra la gente accodata per vedere i Bronzi.

Dalla saletta video, si passa alla necessaria area di decontaminazione precedente l’accesso al salone dei Bronzi. Tre minuti previsti dal regolamento per “purificarsi” e non nuocere alle statue, modellate dai greci 2500 anni fa, per me quasi idoli religiosi.

Ricordo, a Palazzo Campanella, la temperatura del laboratorio curato dal Dott.Schepis che, se non erro, si aggirava a circa 9°C o pressappoco vicina a tale valore per evitare il processo di  corrosione del Bronzo, del tutto diversa da quella percepita all’interno dell’attuale salone, luogo di alloggiamento delle opere. No so dire quanto fosse il valore ma sicuramente la prima mia considerazione è stata :”qui dentro fa caldo!“.

1472799_654519671238145_141898735_nImmediatamente scorgo, in fondo,la porta di uscita sempre aperta. Un controsenso, non credete?  Ci si “decontamina” per tre minuti e poi la temperatura della sala ostenta il mese di “maggio” e ci si accorge  dell’uscio opposto perennemente aperto? Sono rimasto in sala 20 minuti e nessuno si è mai preoccupato di chiudere, risultato? Non sono un tecnico del Bronzo ma sicuramente un addetto ai lavori sarebbe svenuto, pare che tale metallo, a temperature superiori rispetto a quelle consentite, inizi lentamente a corrodersi in un processo chiamato “cancro del bronzo” o qualcosa di simile. La mia domanda è: “come mai nessuno si occupa di tale falla organizzativa?” Anche altri turisti stranieri, presenti quella mattina,  si sono accorti di quanto.

Per chiudere vorrei tornare al restauro, operato nei massimi dettagli ed in tutte le condizioni previste dalle normative,  effettuato da un’eccellenza mondiale nelle persone di Paola Donati e Nuccio Schepis, disponibilissimo con giornalisti e blogger nel fornire spiegazioni di quanto si svolgeva a Palazzo Campanella. Con le sue parole, i Bronzi prendevano luce, con l’amore e la dedizione investiti per vocazione e professionalità, Schepis quasi ne dipingeva la scenografia con cui li avremmo visti esposti successivamente al nuovo museo, location dove, evidentemente, nessuno si è posto le stesse amorevoli attenzioni e considerazioni del restauratore, ormai “padre spirituale” delle meraviglie di Riace. Entrando nel salone ci si trova la Statua “A” in retrospettiva, per carità agli occhi delle donne un “posteriore” di quel tipo non può fare altro che piacere ma trattandosi di un Museo Archeologico non so quanti ne possano gradire l’attuale posizione.

25Area dal design molto “fashion”, gli intonaci dal “taglio” modernissimo, davvero molto bello e curato, all’interno del quale, si ergono maestosi, i Bronzi di Riace illuminati però da luci bianche “sparate” direttamente sul corpo senza la minima grazia architettonica e riflesse “brutalmente” dai marmi bianchi dei bellissimi basamenti antisismici la cui struttura si configura elegantemente oltre che indispensabile per la loro funzione primaria. Magari un marmo sabbiato? Seppur dello stesso colore, avrebbe evitato il riflesso? Luci bianche su statue scure con lo sfondo di pareti bianche, l’idea è di una stanza d’ospedale. Una location atta ad ospitare tali rarità perchè non affidarla a Steven Spielberg? Ovvio, era solo un termine di paragone, un regista sceneggiatore importante per due opere la cui maestosità è invidiata in tutto il mondo. Se guardate, per esempio la Statua “A” noterete un appiattimento notevole del naso ed anche la muscolatura del petto poco rilevante della Statua “B”, è solo a causa  di un “gioco di luci” forse non molto azzeccato ed adeguato… non è un peccato? I Bronzi meritano…

Tirando le somme quindi, un gran lavoro indubbiamente, in primis quattro anni di restauro presieduti dal Dottor Schepis, mica uno qualunque, la cui professionalità è riconosciuta oltre oceano e nel resto del mondo, poi la collocazione in un museo dal volto nuovo, bellissimo, incantevole quanto invitante, peccato però emergano  piccole “falle” come quelle sopra citate.. Considerando siano saltate all’occhio a me, piccolo blogger di provincia, peraltro profano in materia di arte, immaginate cosa possa scrivere un buon critico?

Spero tutto ciò venga ben interpretato e magari utilizzato costruttivamente, Reggio Calabria ed i reggini meritano! Ogni bene archeologico del territorio dev’essere trattato da “gioiello prezioso”. Amo la mia terra ed i miei concittadini e credo sempre si possa migliorare per crescere ed ogni risultato dev’essere la conseguenza di uno sforzo concreto da parte di tutti. Forza Reggio! Parola di blogger!

* Alessio Marrari, fondatore e gestore del blog http://www.cittadinovara.com/

Condividi