Sicilia, tutti i dettagli sul maxi-sequestro di beni riconducibili a Salafia Nunzio nel siracusano

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Il Tribunale di Siracusa – Sezione Penale -, esaminata la proposta formulata dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, ha disposto il sequestro ai fini dell’eventuale confisca ai sensi dell’art. 24 D. L.vo n. 159/2011 dei beni riconducibili a SALAFIA Nunzio, elemento di notevole spessore del clan mafioso  “Aparo-Nardo-Trigila” operante nelle zone di Siracusa e comuni limitrofi.

SALAFIA Nunzio è uno degli storici esponenti della famiglia mafiosa Aparo di Siracusa, alleata alle famiglie Nardo-Trigila-Santa Panagia, gruppi mafiosi di cui il SALAFIA ha cercato di ricondurre ad unità contro il gruppo malavitoso siracusano storicamente contrastante, denominato “Bottaro-Attanasio”.

Il SALAFIA, nella sua biografia criminale, annovera diverse condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso, reati contro il patrimonio, sequestro di persona ed estorsione.

Dall’attività di indagini di natura patrimoniale venivano rilevati stretti rapporti imprenditoriali tra SALAFIA Nunzio, il figlio Giovanni e l’imprenditore GIONFRIDDO Santo, quest’ultimo incaricato di effettuare lavori sui cantieri edili, in precedenza acquisiti illecitamente dal SALAFIA Nunzio, che imponeva l’intervento manuale di “propri” uomini sia nelle forniture di materiali che nell’esecuzione delle opere.

Il ruolo di prestanome del GIONFRIDDO Santo del SALAFIA veniva messo in risalto da diverse intercettazioni telefoniche svolte da numerosi organismi di polizia che, negli anni, hanno condotto indagini nei confronti del SALAFIA.

Venivano pertanto effettuati accertamenti volti a rilevare  la capacità reddituale di SALAFIA Nunzio e GIONFRIDDO Santo e dei loro nuclei familiari, che permettevano di individuare società e diversi cespiti patrimoniali che, benché formalmente intestati a prossimi congiunti dei predetti, erano riconducibili alla loro effettiva disponibilità.

Gli accertamenti patrimoniali eseguiti hanno evidenziato forti profili sperequativi tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto, tali da fondare la presunzione, accolta dal Tribunale, di un’illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività delittuose connesse all’organico e prolungato inserimento del SALAFIA nella citata organizzazione delinquenziale.

In particolare, sono stati sottoposti a sequestro due terreni, una villa, tre imprese esercenti l’attività edile, due ditte individuali svolgenti rispettivamente l’attività di panificazione e profumeria nonché diversi rapporti bancari e finanziari.

Il patrimonio sequestrato ammonta a circa 3.000.000,00 Euro.

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