L’operazione “Araba Fenice”, ha visto in azione i Finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria – Nucleo di Polizia Tributaria – Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata – con l’ausilio di uomini dello SCICO di Roma, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 47 persone, tra cui professionisti e imprenditori a vario titolo collegati alle locali cosche di ‘ndrangheta, nonché il sequestro di 14 società e beni per un valore complessivo di circa 90 milioni di euro. Altre 17 persone sono state denunciate a piede libero.
L’inchiesta “Araba Fenice” ha fatto emergenze l’esistenza di un cartello criminale di tipo mafioso, una sorta di accordo trasversale tra le cosche reggine che “non si fronteggiano anzi si uniscono mosse da un unico obiettivo: il profitto illecito”, come ha spiegato il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Alessandro Barbera. Un cartello mafioso “in grado di condizionare la realizzazione di complessi residenziali privati, eseguendo tutti i relativi e connessi lavori di completamento: lavori che, a detta degli inquirenti, erano in mano alle ditte stabilite. Solo a quelle.”
Per il Procuratore Nazionale Antimafia Roberti: “amministratori giudiziari chiamati dallo Stato al servizio dei cittadini e del Paese si sono rivelati compartecipi delle finalità criminali”.
Dunque subito dopo la confisca è necessario procedere in tempi rapidi alla sua rassegnazione: “solo colpendo le cosche dal punto di vista penale ed economico e dunque non permettendogli di rimettersi in gioco lo Stato trionferà” – ha detto ancora Roberti.
Importante, infine, secondo quanto spiegato dal procurato della Repubblica Cafiero de Raho le dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia, sia “da quelli già conosciuti sia da nuovi collaboratori”. Mentre, ha spiegato De Raho si registra ancora la mancanza di denuncia: “tutti parlano qui, ma lo fanno nell’orecchio”, ha incalzato De Raho spronando ad una maggiore collaborazione da parte dei cittadini. E se per il Comandante Regionale della Guardia di Finanza, Gianluigi Miglioli questa operazione è “una ventata di aria fresca dalla parte della gente buona di Reggio, frutto dell’impegno di oltre 400 uomini e dell’osmosi operativa con la Magistratura che mi rende onorato di svolgere il mio incarico qui in Calabria”, per il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Alessandra Barbera, “alla coesione criminale noi rispondiamo con la coesione istituzionale”.
Per il comandante del Servizio Centrale dello SCICO di Roma, Giuseppe Magliocco “il nostro obiettivo è difendere chi rispetta le regole, colpire invece chi non lo fa. Reggio merita attenzione da parte di tutti”.
Così come, ha chiuso il Procuratore Nazionale Roberti “in un momento storico in cui si parla di sviluppo bisogna capire che la ‘ndrangheta è un freno allo sviluppo”.
Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il Comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Reggio Calabria che ha esposto alcuni dettagli tecnici dell’importante operazione effettuata e il Comandante Giuseppe Abbruzzese in rappresentanza del G.I.CO.