Reggio: nella chiesa di San Giorgio l’incontro “Il marxismo secondo Gramsci”

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Si è tenuta presso la saletta conferenze della Chiesa di San Giorgio al Corso di Reggio Calabria la conferenza organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” avente come tema “Il marxismo secondo Gramsci”. Antonio Gramsci è stato un pensatore importante nel panorama italiano? Che livello ha la sua riflessione rispetto a un Croce, a un Gentile, a uno Spaventa? Certamente per inquadrare il pensiero gramsciano dentro le categorie della storia della filosofia occorre una disamina attenta e misurata del contributo dei diversi pensatori e del rispettivo valore. Intanto il valore del pensiero di Gramsci è quello della declinazione “italiana” della tradizione hegeliano-marxiana. E quindi del tentativo di un comunismo autoctono declinato alla luce delle problematiche della Penisola. Gli altri pensatori hanno anche continuato diverse tradizioni. Croce, il pensiero liberale (Locke) e gentile, per esempio: quello idealistico declinato stavolta in senso attuali stico. Il Italia si è sempre registrata una mancanza quasi totale di pensiero filosofico originale, cioè del tutto svincolato dalle altre realtà internazionali. In questo senso, Gramsci è in linea. La tradizione di pensiero comunista in Italia nel secolo di Gramsci ha avuto una importanza centrale, anche per la Liberazione del Paese dal gioco fascista-nazista. Per cui il valore finale di Gramsci – dentro la storia della filosofia – è quello di un pensatore “centrale” in maniera assoluta nella storia della cultura italiana. Uno di quello, direbbe Nanni Moretti, che: “Ci hanno cambiato la testa”. Ritornando alla manifestazione organizzata dal sodalizio reggino,  dopo l’introduzione di Antonino Megali (Circolo Culturale “L’Agorà”) che ha effettuato un breve excursus sulla vita di Antonio Gramsci, la parola è passata a  Gianfranco Cordì  che in qualità di relatore è intervenuto trattando vari aspetti del filosofo sardo, come il marxismo, il materialismo storico e della lettura dei punti argomentati da parte di Antonio Gramsci.

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