Reggio, ‘ndrangheta: tutti i dettagli sul maxi-sequestro alla famiglia Mattiani legata alla cosca dei Gallico

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Nella mattinata di oggi, 12 novembre 2013, personale dei Centri Operativi DIA di Roma e Reggio Calabria e della Polizia di Stato di Reggio Calabria e di Palmi ha dato esecuzione, ad un provvedimento di sequestro beni ex art. 22 D. Lgs n. 159/11 emesso in data 30/10/2013, dal Presidente della Sezione M.P. del Tribunale di Reggio Calabria su proposta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di MATTIANI Giuseppe e di suo figlio Pasquale, nonché di alcuni componenti il loro nucleo familiare, questi ultimi in qualità di terzi intestatari.

Il sequestro è il risultato di due complesse e convergenti attività di indagine dirette e coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che si è avvalsa degli accertamenti delegati al Centro Operativo DIA di Roma e delle risultanze investigative della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Palmi, che hanno consentito di acquisire gli elementi necessari a dimostrare la contiguità dei due alla Cosca dei GALLICO, operante nella predetta provincia calabrese nonché l’illecita acquisizione da parte di questi, grazie soprattutto all’apporto del clan, di un vasto patrimonio mobiliare ed immobiliare, in special modo nel settore turistico-alberghiero.

Tutto ha inizio nei primi anni novanta, allorquando un semplice e modesto motel della periferia di Palmi, L’Hotel ARCOBALENO, sito in contrada Taureana di Palmi, si trasforma in una società dal capitale miliardario abilmente suddiviso tra i figli appena ventenni del MATTIANI Giuseppe, in quote di circa 250 milioni di lire ciascuna.

La nuova società, a fine anni novanta e poco prima del Giubileo, opera un grande salto a livello finanziario: l’acquisto di un immobile a Roma – un monastero sito in uno dei posti più belli della capitale, il colle  Gianicolo, di proprietà di una congregazione religiosa.

In quel periodo, in ragione dell’approssimarsi dell’importantissimo evento, gli immobili di tipo alberghiero erano ricercatissimi e naturalmente molto onerosi per via dell’atteso afflusso di milioni di pellegrini.

La “pericolosità” dei proposti è oggettivamente tracciata dalle attività di reinvestimento di proventi non desumibili dai redditi dichiarati, e pertanto illeciti, e dall’infiltrazione perpetrata nel sistema finanziario.

Il Tribunale di Reggio Calabria – sez. Misure di Prevenzione – nel provvedimento di sequestro ha così stigmatizzato la condotta dei MATTIANI:” è infatti senza dubbio emerso non solo dalle risultanze delle intercettazioni esaminate ma anche dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia….che MATTIANI Giuseppe ed il figlio Pasquale sono imprenditori collusi alla ndrangheta….”

MATTIANI Giuseppe era stato tratto in arresto nel 1997, unitamente al figlio Pasquale, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare del GIP di Palmi, per il reato truffa aggravata in danno al’Ente Regione Calabria.

Già nel 1978, questi era stato segnalato al Questore per l’applicazione di una misura di prevenzione per aver favorito la latitanza a pregiudicati delle Cosche locali (nella circostanza la proposta venne però  rigettata).

Nel 1991, grazie all’appoggio in campagna elettorale di personaggi vicini alla cosca dei “Gallico” (per il quale viene anche indagato dal Tribunale di Palmi con un procedimento poi archiviato) veniva eletto Vice–Sindaco del nuovo Consiglio Comunale di Palmi.

Nel corso dell’operazione si è provveduto al sequestro dei seguenti beni in capo a MATTIANI Giuseppe, a suo figlio Pasquale e ai terzi intestatari:

  • la società “Hotel Residence Arcobaleno SAS”, proprietaria di due alberghi ubicati uno a Roma (sotto insegna “GRAND HOTEL GIANICOLO” di categoria 4 Stelle Lusso provvisto di 48 camere più piscina e parcheggio interno) e l’altro a Palmi (sempre di categoria 4 stelle sotto insegna “HOTEL ARCOBALENO);
  • 53 beni immobili ubicati tra Roma, Castiglione dei Pepoli (BO) e Palmi costituiti da:
  • 1 fabbricato in corso di costruzione;
  • 12 fabbricati;
  • 14 terreni edificabili;
  • 26 terreni agricoli;
  • 9 autovetture;
  • rapporti bancari intrattenuti in 13 istituti di credito.

Il valore stimato beni in sequestro  ammonta a circa 150 milioni di euro.

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