‘Reggio capitale della cultura’: alla città non mancherebbe nulla, ma qui è la gente che non lo merita…

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Partiamo dalla notizia: Reggio Calabria è stata “bocciata” dalla giuria di selezione incaricata di valutare le candidature delle città italiane per l’attribuzione del titolo di “Capitale europea della cultura 2019“. Sono 6 le fortunate individuate che hanno superato questa pre-selezione: Ravenna, Siena, Perugia, Matera, Lecce e Cagliari. Una di queste diventerà “Capitale europea della cultura 2019“, e verrà selezionata esattamente tra un anno dalla stessa giuria che oggi ha escluso, oltre a Reggio, tantissime altre città anche più importanti e prestigiose come Venezia e Palermo o anche Pisa, Mantova e Siracusa, o ancora Urbino, Bergamo, Erice, Taranto, Aosta, Grosseto, Bergamo e altre… le candidate, infatti, erano più di 20. Reggio Calabria, quindi, non sarà “Capitale europea della cultura 2019”.
Passiamo al commento. La considerate una notizia entusiasmante, che possa renderci lieti e pieni di gioia? Assolutamente no, anzi, la riteniamo l’ennesima occasione sprecata sulla quale questa città deve farsi un esame di coscienza per lo scetticismo e il distacco con cui ha vissuto questa candidatura, senza supportarla con tutte le sue forze come invece hanno fatto altre realtà. Certo, non ci strappiamo i capelli, la città ad oggi ha problemi ben più importanti, ma si tratta pur sempre di un’importante occasione gettata al vento, nonostante avrebbe potuto portare alla città benefici grandiosi in termini di risorse economiche, opere pubbliche, momenti di storia e di integrazione adesso impossibili da immaginare.
Concludiamo con la riflessione. I commenti sui social network lasciano basiti. Sono gli stessi reggini ad esultare, ad essere soddisfatti, a ridere sotto i baffi. Di se stessi. Praticamente è come se ci fossero i caroselli con clackson, bandiere e tripudio di gioia per “festeggiare” una retrocessione della Reggina o della Viola… La notizia dell’esclusione di Reggio dal concorso per la “Capitale Europea della cultura 2019” ha avuto su facebook più “Mi Piace” rispetto alla notizia che, poco tempo fa, annunciava la candidatura della città. E’ uno spaccato triste e sconfortante di quanto i reggini siano, purtroppo, così tanto nemici di se stessi e non riescono ad apprezzare le straordinarie risorse e bellezze della loro città.
Già, perchè Reggio Calabria non ha nulla da invidiare alle altre città che si candidano a “Capitale Europea della cultura 2019”, perchè Reggio Calabria ha – sulla carta – tutte le carte in regola (tranne una) per poter vincere questo tipo di selezioni. Reggio Calabria, ad esempio, può vantare la presenza dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, una struttura unica nel suo genere in tutto il Sud Italia. Sapete che in tutta l’Italia ci sono soltanto 3 “Università per Stranieri”? Già: Perugia, Siena e Reggio Calabria. Reggio Calabria, però, è l’unica città con un’Università per Stranieri, a non essere tra le 6 candidate a “Capitale Europea della Cultura 2019”. Ed è un fardello pesantissimo, perchè l’integrazione multiculturale è alla base delle scelte per individuare la città vincente. Reggio, quindi, esclusa nonostante l’eccellenza della “Dante Alighieri“.
E poi c’è l’Accademia delle Belle Arti, il Conservatorio Francesco Cilea, indiscussi luoghi di cultura ambiti e riconosciuti a livello internazionale, senza considerare l’Università Mediterranea e i vari istituti scolastici tra cui il Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, annoverato proprio di recente tra le prime 100 scuole europee. Reggio è una città di scienza e di cultura, è la città del Planetario Pythagoras, del prestigioso coro lirico Francesco Cilea, è la città-sede di uno tra i più importanti musei archeologici dedicati alla Magna Grecia, è la città dei famosi Bronzi di Riace, unica testimonianza della scultura bronzea antica. Potremmo continuare per ore, dal Teatro Cilea (con la sua bellissima Pinacoteca inaugurata pochi anni fa) fino al Piccolo Museo San Paolo, grande (e purtroppo sconosciuto) tesoro di oggetti e arredi sacri che vanta una raccolta di icone molto importante, il Museo Diocesano. Poi ci sono i reperti archeologici, le Mura Greche, le Terme Romane, piazza Italia, il Castello Aragonese, l’architettura del centro storico pronta ad incantare i turisti che bazzicano tra Corso Garibaldi e Lungomare Falcomatà.
Reggio è città d’arte, di scienza e di cultura, con tutte le carte in regola per ambire a traguardi prestigiosi. Tranne una: la sua gente. Quei reggini che qualcuno definisce “riggitani” che non si renderanno mai conto delle grandi risorse e potenzialità della loro città, e che quindi non riusciranno mai a sfruttarle e valorizzarle come meritano. Quei reggini, o “riggitani“, pronti a dividersi e azzuffarsi su tutto ma poi tutti concordi quando bisogna spalare fango su se stessi, sulla propria città, diventando così campioni di “auto-demolizione”. In questo campo non ci batte nessuno, e forse è proprio il motivo per cui Reggio sta morendo: lo scriveva Ralph Waldo Emerson nei suoi saggi quasi due secoli fa, “lo scetticismo è un lento suicidio“.

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