POR Calabria, Cuzzocrea: “Si naviga a vista, risultati deludenti”

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«Sulla delicatissima partita dei fondi strutturali europei, il mondo imprenditoriale è chiamato a compiere un ragionamento scevro dalle sterili contrapposizioni tra i partiti politici, indicando all’opinione pubblica le responsabilità dei ritardi che frenano lo sviluppo della nostra regione». Il presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea, interviene sulla fase di attuazione del POR Calabria evidenziando «la contraddittorietà di alcuni messaggi che rischiano di rappresentare alle imprese e ai cittadini un quadro molto diverso da quello reale».
Per il massimo rappresentante degli industriali reggini, «è innanzitutto necessario soffermarsi sulla portata delle periodiche rimodulazioni e riprogrammazioni del POR. Tali misure avvengono sulla base di valutazioni condivise con il tavolo del partenariato ma non possono certo essere salutate con soddisfazione. Sono procedure necessarie per evitare di perdere altro denaro pubblico che la Commissione europea mette a disposizione delle Regioni e che, purtroppo, le pubbliche amministrazioni dimostrano di spendere con difficoltà. Rimodulare e riprogrammare il POR, spostando ingenti finanziamenti disponibili da un asse all’altro o su programmi paralleli (POC e PAC), significa trovare una cura palliativa a un male atavico come quello della malaburocrazia».
«Questa nuova allocazione delle risorse – aggiunge Cuzzocrea – non risponde quasi mai a un’effettiva logica di sviluppo economico e sociale del territorio, ma si fonda solo sull’incubo del disimpegno automatico delle somme non spese. In questo modo viene meno una strategia coerente e di lungo periodo dello sviluppo del territorio: pur di non perdere i soldi, vengono spesso “svuotati” i settori di intervento in cui la Calabria è più carente, anche se si tratta di assi fondamentali per il futuro della regione, rimpinguandone altri con maggiore capacità di spesa. Più che di “programmazione europea” – ci si consenta una battuta – sarebbe il caso di parlare di “disorganizzazione comunitaria”. Non c’è una visione complessiva».
In termini concreti, il presidente di Confindustria Reggio Calabria definisce «sconcertanti i dati degli assi “Innovazione e Ricerca” e “Sistemi produttivi” in cui, a un anno e mezzo dalla chiusura della Programmazione in atto, si registra una capacità di spesa rispettivamente del 20,8% e del 38,7%. In una regione che ha ritardi competitivi cronici, questi numeri indicano un chiaro fallimento di cui ci si dovrà assumere la responsabilità. In questo contesto, compiacersi per il raggiungimento di target fortemente ridotti è come esultare per la vittoria di una gara di salto in alto con l’asticella posizionata a 40 centimetri dal terreno».
Recentemente, proprio Cuzzocrea ha sollevato il caso del fondo Jeremie Calabria che per diversi giorni ha tenuto banco sui giornali, registrando anche l’intervento della Regione nei confronti degli istituti di credito che finora non hanno dato seguito alle richieste di finanziamento delle imprese. «Jeremie è uno degli strumenti di ingegneria finanziaria che sono stati presentati con grande enfasi ma che per il momento non hanno prodotto risultati tangibili per il mondo imprenditoriale. A fronte degli oltre 120 milioni di euro disponibili, anche con il Mezzanino e il Fondo di controgaranzia, l’erogato è stato appena del 10%. Non crediamo – aggiunge il presidente di Confindustria Reggio – che la “rivoluzione” promessa sia stata realizzata. Anzi, fino a questo momento possiamo parlare di occasioni sprecate, anche e soprattutto a causa dell’atteggiamento di alcune banche che da queste operazioni hanno finito per guadagnarci».
Tutto ciò lascia intravedere «nuvole gravide di preoccupazione per la programmazione 2014-2020. È vero che la Regione ha dovuto fare i conti con le stringenti e a volte cervellotiche richieste procedurali della Commissione europea. Ed è anche vero che non si tratta di un fenomeno solo calabrese, perché quasi tutte le Regioni che fanno parte dell’obiettivo Convergenza scontano ritardi e difficoltà. Ma non possiamo più consentirci il lusso di fallire ancora una volta nel settore più importante per il futuro del nostro territorio e della sua economia. L’incapacità della burocrazia selezionata senza criterio meritocratico ci sta affossando. O creiamo una Calabria efficiente come un’azienda – conclude Andrea Cuzzocrea – o resteremo indietro rispetto al resto dell’Europa senza riuscire a recuperare più il terreno perso».

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