Reggio, lettera a StrettoWeb: “Censimento della popolazione: un’odissea senza fine”

StrettoWeb

imagesLettera a StrettoWeb sulle difficoltà a Reggio sul XV Censimento della popolazione e delle abitazioni:

Ancora disagi a rilevatori e coordinatori del Comune di Reggio Calabria per un errore nel saldo dei compensi
È trascorso più di un anno dalla conclusione delle operazioni relative al “XV Censimento della popolazione e delle abitazioni” indetto dall’Istat nel 2011 a livello nazionale e poi attuato dai numerosi Comuni italiani chiamati a parteciparvi attivamente mediante reclutamento di rilevatori e coordinatori da impiegare sul campo. Tra i numerosi comuni, anche il Comune di Reggio Calabria, a mezzo dell’U.O. Statistica e Qualità dei servizi, che ha diretto e coordinato le attività censuarie. La liquidazione dei compensi spettanti ai numerosi operatori reclutati tramite Albo dei rilevatori statistici del Comune, per “vestire” i panni di rilevatore, addetto al centro comunale di raccolta o coordinatore comunale, ha davvero assunto i connotati di una vera e propria odissea. A onor del vero non si tratta del primo e sporadico episodio di ritardi e mancati pagamenti per indagini statistiche espletate sempre col medesimo sistema, poiché già da diversi anni, molti degli stessi operatori coinvolti anche nell’attività di Censimento, vantavano crediti per compensi mai pagati dal Comune e ad oggi ancora insoluti. Tutto questo nello stupore più generale considerato che le somme per i detti compensi – “somme vincolate” – sono state sempre regolarmente versate dall’Istat al Comune per ogni singola indagine, non giungendo tuttavia mai ai legittimi destinatari, nonostante la regolare trasmissione all’ufficio competente dei provvedimenti di liquidazione. Ciò che è sempre mancato, dunque, è il famoso “mandato di pagamento”, nonostante la liquidità per i pagamenti fosse stata sempre e puntualmente erogata e fosse giunta nelle casse comunali con quel fine. Stessa triste sorte è stata riservata, dunque, agli operatori del Censimento. Addirittura con un percorso assai più tortuoso nel tentativo di recuperare i propri compensi. Un percorso che oggi arriva ad assumere risvolti quasi tragicomici, tanto da non poter essere sottaciuto. Eh si! Perché dopo un iniziale respiro di sollievo tirato nel marzo scorso (e già comunque dopo un anno dal termine) in seguito al pagamento in acconto del 70% dei compensi, dopo varie vicissitudini, rinvii o risposte quasi sempre negative, finalmente due settimane fa arriva il saldo del restante 30%. Una manna dal cielo che, considerati i pregressi ritardi, lasciava intravedere uno spiraglio di luce. Forse l’idea che qualcosa cominciasse davvero ad andare per il verso giusto! E’ bastato davvero poco a cancellare quella già flebile idea! Una e-mail giunta ai “malcapitati” che, notiziandoli di un errore commesso nella procedura di emissione dei mandati, invitava gli stessi a recarsi all’Ufficio di riferimento per la regolarizzazione della procedura. La natura dell’errore, per come appreso in seguito, è relativa alla corresponsione del 20% della somma che il comune avrebbe dovuto invece trattenere a titolo di acconto sui compensi, per effettuare le ritenute previste per legge. Da qui parte la vera e propria corsa del Comune al recupero delle somme indebitamente ed erroneamente sborsate, mediante telefonate, email, e avvisi sopraggiunti ai destinatari addirittura durante il viaggio di nozze … con il consiglio, per coloro i quali non fossero prontamente reperibili, di mobilitare interi rami della parentela perché provvedessero a questa restituzione al posto dei diretti interessati. Eh già, perché “urge” il recupero di tali somme e bisogna “collaborare”!!! Il Comune ha delle scadenze da rispettare, e se tali soldi non venissero restituiti si rischierebbe di diventare degli “evasori fiscali”. E poco importa, nella città in cui tutto è concesso, se chi dovrà restituire questi soldi è a sua volta ancora creditore del comune da diversi anni e per somme quadruple rispetto a quelle chieste in restituzione … se l’errore commesso dall’ufficio (scusabile in altri contesti sociali e con altri trascorsi) comporterà un’ulteriore spendita di tempo, disagi per file agli sportelli bancari, mobilitazione di parenti e amici per quanti per loro fortuna risiedono o lavorano fuori città … se chi alza la voce o semplicemente scrive un articolo su un quotidiano lo fa perché, come tanti altri, è legittimamente stufo e mortificato da questo modo di fare … se lo stesso Comune che è ancora debitore, e lo è comunque stato sino ad oggi, minaccia un’azione legale nei confronti dei propri creditori!!!
Null’altro da aggiungere, il commento ai lettori…

Barbara Latella

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