Reggina: se Castori è l’uomo giusto lo dirà il tempo ma intanto del “progetto-Centenario” ci sono 3 mister a libro paga e tante scelte deliranti della società

StrettoWeb

La Reggina ha scelto: Fabrizio Castori al posto di Gianluca Atzori per la guida tecnica della squadra in questa stagione del centenario. Stamattina l’ufficialità dell’esonero, una decisione che arriva come un fulmine a ciel sereno e lascia strascichi non di poco conto nell’ambiente reggino in vista della partita di venerdì sera contro il Pescara al Granillo, dove pochi giorni fa la curva Sud aveva osannato proprio mister Atzori e duramente criticato il ds Giacchetta.
Che i risultati d’inizio stagione siano stati deludenti al di sotto di ogni possibile aspettativa non è in discussione. Due sole vittorie, tre pareggi e 5 sconfitte dopo 10 giornate sono un ruolino di marcia simile a quello dell’anno scorso con Dionigi, da retrocessione. Ma non è anche in discussione che questa squadra, sul campo, avrebbe meritato molti punti in più per il gioco espresso e le occasioni da gol costruite: non solo con il Bari all’esordio, poi a Varese, in casa con Novara e Carpi, ma anche nelle ultime due trasferte con Crotone e Modena la squadra non è dispiaciuta in modo particolare nell’assetto iniziale in campo e nel primo tempo, ma il risultato è sempre stato condizionato dagli episodi. Atzori non è stato fortunato, ma nel calcio nulla avviene per caso e se la Reggina anche quest’anno si trova nelle ultime posizioni della classifica non è certo colpa del mister di turno. Di esoneri affrettati ne abbiamo visti tanti, ultimo quello di Breda due anni fa. Ma l’allontanamento di Atzori è solo l’ultimo errore della società, forse anche il meno grave se facciamo un passo indietro di pochi mesi e ripercorriamo tutte le scelte deliranti, quasi folli, portate avanti da maggio ad oggi.
Capitolo 1: Bepi Pillon. Come su StrettoWeb avevamo scritto a caratteri cubitali, confermare Pillon alla guida della Reggina per questa stagione sarebbe stata, a giugno, dopo la miracolosa salvezza di Vicenza, la scelta più giusta, più facile, più semplice e più chiara. Dopo le disastrose performance di Dionigi, con la stessa identica squadra il tecnico trevigiano aveva conquistato una salvezza (senza neanche playout) che ormai sembrava impossibile, con 17 punti in 11 partite, una media da playoff dimostrando che quella squadra non era così scarsa come era sembrata sotto la guida di “Re Davide”, e che lui sarebbe addirittura stato in grado di portarla agli spareggi per la serie A se l’avesse avuta in mano fin dall’inizio. Perchè, quindi, non dargli fiducia per una volta da inizio stagione, a maggior ragione nell’anno del Centenario, con i grandi propositi di “vittoria”?
Capitolo 2: 10, 100, 1000 prima di Atzori. Il Presidente Foti non ha pensato, evidentemente, neanche un secondo di rinnovare la fiducia a Pillon, nonostante se la sarebbe meritata in pieno. A quel punto, però, si è palesata immediatamente l’ipotesi di un grande ritorno, quello di mister Atzori, amatissimo a Reggio per quanto fatto tre anni fa con una straordinaria cavalcata playoff e una finale sfumata all’ultimo secondo di Novara per l’euro-gol di Rigoni proprio quell’anno in cui nessuno, a inizio stagione, avrebbe scommesso un solo centesimo su quella squadra. Invece la società ha tentennato. Ha ascoltato questo, quello, quell’altro. Alla fine ha scelto Atzori, ma è sembrato quasi un ripiego dopo i colloqui con Torrente, Lerda, Gautieri, Calori, Vecchi e chissà quanti altri. Secondo le voci di mercato, molti di questi avrebbero rifiutato la Reggina perchè non ne condividevano la programmazione. Eppure non stiamo parlando di Mourinho, Guardiola, Benitez e Mazzarri. Torrente ha preferito la Cremonese in Lega Pro, Vecchi il Carpi, altri sono addirittura rimasti fermi. Poi è arrivato Atzori, e in città è cresciuto l’entusiasmo. Ma l’impressione è stata sin dall’inizio che da parte della società non si sia trattato di una scelta convinta.
Capitolo 3: il mercato e la preparazione. Con Atzori sembra tutto rose e fiori: belle parole, grandi obiettivi, voglia di vincere. Ma poi il mercato guasta tutto. Anche questo, su StrettoWeb l’abbiamo scritto in tempi non sospetti.  La campagna acquisti non è stata assolutamente all’altezza delle dichiarazioni trionfali in vista della stagione del centenario. E’ vero, sono arrivati tanti buoni giocatori, ma alcuni sono stati solo delle scommesse dall’estero (Ipsa e Caballero, la prima riuscitissima la seconda un clamoroso flop), altri sono elementi di qualità che però non giocavano in modo continuo da anni e infatti sul campo stanno deludendo (Strasser, Rigoni, Foglio, Cocco), poi c’è Sbaffo che non è ancora mai stato utilizzato per via della lunga squalifica che finalmente è finita ieri, poi Maza, uno straordinario talento ma giovanissimo e non certo pronto ad essere il campione che diventerà tra qualche anno, e infine Benassi, che fin qui tra i pali sta quasi facendo rimpiangere Baiocco.
Ecco, Baiocco: abbiamo parlato degli acquisti, ma perchè non parlare delle cessioni? Baiocco, autore di un grande girone di ritorno lo scorso anno, è stato ceduto nell’ultima settimana di mercato. Hanno fatto le valige giocatori straordinari non solo sul campo ma anche dal punto di vista umano, che erano i due principali pupilli di Atzori: Simone Rizzato (il capitano) e Alessio Campagnacci. Via anche Barillà, che veste la maglia della Sampdoria in serie A, e per fine prestito Ely e Comi. Insomma, a conti fatti siamo davvero sicuri che questa Reggina sia migliore di quella dell’anno scorso? Adejo, Lucioni, Colucci, Di Michele e Gerardi c’erano anche un anno fa, con Dionigi e con Pillon. Al posto di Ely c’è Ipsa. Al posto di Cocco c’era Comi. Al posto di Foglio c’era Rizzato e quella squadra aveva un Barillà e un Campagnacci in più rispetto ai vari Maza e Falco, sicuramente talentuosi ma ancora giovanissimi. Poi ci sono Dall’Oglio, Maicon e Louzada: altri 3 giovani di prospettiva ma semplicemente prodotti del vivaio amaranto. Quando Atzori ha sbottato, dopo la fine del mercato, e nella famosa intervista a Radio Touring ha destato scalpore dichiarando che questa non era la corazzata che ci si era convinti che fosse, che ci sono molte squadre più attrezzate e che per conquistare i playoff avrebbe fatto molta fatica fino all’ultima giornata, i rapporti si sono incrinati ancora prima che iniziasse la stagione. Ma diceva semplicemente la verità.
Capitolo 4: niente più fiducia già da subito. La fiducia al mister, di fatto, è stata tolta dopo appena 7 giornate di campionato, a seguito del k.o. interno con il Carpi in una partita non certo brillante ma in cui la squadra aveva comunque costruito 5 nitide occasioni da gol e poi ha perso solo al 93° per una papera di Benassi. Per giunta nella settimana in cui la Reggina aveva giocato meglio, prima col Novara e poi a Varese. Ha mostrato un gioco da 9 punti in 7 giorni, ne ha portato a casa solo uno a causa di sfortuna, imprecisione dei singoli ed episodi negativi (l’autogol di Colucci col Novara, la traversa di Lucioni a Varese, quella clamorosa di Maicon con il Carpi). Atzori fu confermato, ma non in modo deciso. Le dichiarazioni del presidente Foti già da quel giorno l’hanno posto sulla graticola, anche nei confronti della squadra a cui invece sarebbe stato più opportuno dare ulteriori certezze affinchè potesse lavorare in serenità. Come era stato fatto un anno fa con Dionigi per ben 31 giornate! Invece no. La sconfitta di Crotone, le voci di Gautieri, di Colomba, di Pillon. Poi la bella vittoria con l’Empoli e tutto sembra girare per il verso giusto ma a Modena arriva un’altra sconfitta immeritata e legata agli episodi. Il resto è storia recente. Storia di ordinaria follia amaranto, una società che si ritrova con 3 allenatori a libro paga e che si affida a Castori con la speranza che riesca ad invertire la rotta. Quello che ci auguriamo tutti, quantomeno per salvaguardare la presenza della squadra in una categoria importante e prestigiosa come la serie B, fin troppo considerata con sufficienza dall’ambiente reggino che ormai s’è fatto il palato fino dopo 9 anni di serie A, ma che in realtà rappresenta ancora oggi un sogno quasi irraggiungibile per tantissime realtà più o meno vicine anche importanti e prestigiose come Messina, Cosenza, Catanzaro, Salerno, Lecce, Perugia e altre ancora..

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