Lamezia Terme, sequestrati beni per 2,5 mln

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I militari del gruppo della guardia di finanza di lamezia terme, all’ esito di un’importante operazione di servizio a contrasto delle frodi perpetrate in danno del bilancio nazionale e comunitario, hanno eseguito, nel corso della mattinata odierna, il sequestro preventivo di svariati beni immobili (appartamenti e terreni), denaro depositato presso istituti di credito, quote societarie e diversi automezzi per un valore complessivo di oltre 2.500.000 di euro.

Il sequestro è stato disposto dal g.i.p. del tribunale di lamezia terme – su richiesta della procura della repubblica alla sede, che ha coordinato le complesse indagini svolte dai finanzieri – nei confronti di otto persone fisiche, responsabili di truffa aggravata per il conseguimento indebito di cospicue erogazioni pubbliche e falso ideologico e materiale. La misura cautelare ha analogamente colpito anche la societa’ beneficiaria delle agevolazioni, segnalata, quale persona giuridica, per gli illeciti di cui al d.lgs. 231/2001.

La misura cautelare reale scaturisce da una complessa attivita’ investigativa, che si e’ conclusa con la scoperta e la denuncia dell’insidiosa frode ai danni dello stato e dell’unione europea, perpetrata, in concorso tra loro, dall’ amministratore e da alcuni soci e dipendenti di una societa’ di capitali, con sede a lamezia terme ed operante nel settore edilizio.

L’impresa e’ stata infatti beneficiata con un contributo pubblico, complessivamente pari ad euro 391.000,00 (interamente gia’ erogato), finalizzato ad incentivare la ditta ad attuare incrementi occupazionali, assumendo persone appartenenti a categorie “svantaggiate” sotto il profilo dell’integrita’ fisica e del contesto familiare e sociale di appartenenza.

Le provvidenze pubbliche sarebbero dovute essere destinate anche alla “formazione” professionale in azienda dei nuovi assunti.

I militari, in seguito all’attento studio della copiosa documentazione acquisita, all’analisi delle risultanze dei “controlli incrociati” effettuati ed all’approfondimento delle dichiarazioni rese dalle persone escusse in atti, hanno portato alla luce lo strutturato disegno truffaldino, finalizzato, in ultima analisi, a lucrare indebitamente sul finanziamento pubblico.

In particolare, la documentazione prodotta dall’impresa per ottenere le provvidenze economiche si e’ palesata, in notevole parte, materialmente ovvero ideologicamente falsa, con specifico riguardo, soprattutto, all’effettivo possesso dei requisiti previsti per l’assunzione dei dipendenti.

Piu’ in dettaglio – fra le diverse irregolarita’ integralmente ricostruite dai militari – alcuni dei dipendenti erano stati appena licenziati da altra ditta riconducibile alle stesse persone fisiche indagate, soltanto al fine di maturare artatamente lo stato di “disoccupazione almeno biennale”, necessario per far ottenere alla nuova societa’ datrice di lavoro (sempre delle stesse persone fisiche) i contributi statali e dell’unione.

Anche l’obbligatoria attivita’ di formazione professionale del personale cosi‘ “neoassunto” si e’ svolta soltanto “sulla carta”, mediante la falsa rappresentazione documentale di attivita’ didattiche in realta’ mai effettuate, peraltro nei confronti di dipendenti del tutto ignari – come dichiarato in atti ai finanzieri – di essere stati “istruiti”.

La tempestivita’ dell’intervento investigativo e repressivo ha consentito di cautelare adeguatamente – col citato sequestro – il recupero allo stato ed all’unione europea dei 391.000,00 euro di contributi pubblici gia’ erogati.

I connessi profili di “danno erariale” sono stati gia’ segnalati alla procura regionale della corte dei conti della calabria, per quanto di specifica competenza.

Verranno quindi opportunamente sviluppati dai finanzieri gli aspetti fiscali e contributivi della vicenda.

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