Governo Letta, Scopelliti e i “calabresi” decisivi nello scacchiere nazionale

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L’importanza di quanto accaduto ieri, a Roma, lo si intuisce da piccoli dettagli. Non da grandi analisi.

Lo si capisce dalle frenetiche attività dei social network che coinvolgono tutti, compresi  coloro i quali “notte e giorno” sputano contro la politica; lo si capisce dalle funamboliche coperture televisive, capaci di dirette no stop e approfondimenti a seguire. Lo si capisce, insomma, da quanto l’attualità dei mass media sia catalizzata su quell’argomento. In uno dei talk show che intrattengono la seconda serata televisiva ieri, ad un certo punto  – nel bel mezzo di un accesso confronto in studio tra Schifani (berlusconiano) e Formigoni (che ha annunciato la nascita dei nuovi gruppi autonomi), compare lui: Giuseppe Scopelliti.

Il Presidente della Regione Calabria è appena uscito dalla riunione degli “alfaniani”. “Smentisce” la nascita di nuovi gruppi autonomi alla Camera e al Senato, e parla di “un normale momento di confronto dentro al partito”.

Nei fatti Scopelliti (e alcuni colleghi giornalisti da sempre vicini alla sinistra lo hanno ampiamente rimarcato ieri e oggi) è uno dei principali artefici della tenuta del Governo e “dell’operazione Alfano”. I numeri, d’altronde, sono dalla sua parte. I senatori calabresi hanno firmatol’elenco che il Ministro Gaetano Quagliariello ha tenuto a “favore di macchina fotografica” per tutta la durata del dibattito a palazzo Madama. Ci sono tutti i calabresi (se si esclude Scilipoti che comunque Calabrese non è): da D’Ascola a Caridi, da Gentile a Bilardi fino ad Aiello.  E così sarà successivamente alla Camera dove, eccezion fatta per una sola defezione (“concordata” dirà qualcuno dopo), la delegazione calabrese si schiera con il Vice Premier Alfano, ipnotizzando Belrusconi ed i falchi, costringendoli ad una resa politica evidente.

I maggiori quotidiani nazionali (dal Corriere a Repubblica, da Libero a La Stampa) narrano di quanto sia stata decisiva e sorprendente la presa di posizione della pattuglia calabrese e descrivono come decisiva l’intermediazione del Governatore Scopelliti (che non per niente negli ultimi due giorni è rimasto a Roma a trattare).

Da questa giornata storica, dunque, Scopelliti ne esce – vuoi o non vuoi – vincitore. Ha scelto la strada giusta, per fortuna o per lungimiranza politica, ha guidato i calabresi ad essere decisivi in questo momento di svolta per la politica italiana, ha giocato le sue carte ed ora “può passare alla cassa”. Una cassa che potrà essere anche “benevola” per la Calabria, perché, nei fatti e alla conta, Scopelliti è diventato oggi uno dei tre leader nazionali del nuovo centrodestra perché senza il suo appoggio “mancherebbero i numeri”, dice bene qualcuno. Come scrive Aldo Varano  – non uno con simpatie di centrodestra, dunque, sul suo zoomsud.it –  “Ma se si guardano i numeri (5 senatori su 23; tutti i calabresi, tranne Scilipoti subìto e non scelto da lui) bisogna riconoscere a Scopelliti un contributo alto perfino all’avvio dell’operazione Alfano. Il Governatore ha avuto coraggio. Ha rivelato un occhio politico lungo”

Un occhio politico che “frega” anche i suoi stessi compagni-nemici di partito in  Calabria. L’ala fotiana, ad esempio, che fino a qualche giorno fa per bocca di Roy Biasinon voleva uno con Scopelliti dentro a Forza Italia” perché “troppo di destra” è stata di fatto accontentata ma anche spiazzata, inghiottita, sbeffeggiata. Perché adesso Scopelliti si ritrova, da leader, in quella parte di centrodestra più moderata che ha il Ppe come modello di riferimento; mentre l’ala fotiana si ritrova nell’estremismo di chi, incantato dai “falchi” oggi sembra essere piombato clamorosamente in  una minoranza spicciola.

Sono i giochi ed i destini della politica. Piaccia o meno.

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