Un giorno dentro al liceo “Vinci”, lì dove crescono e si formano le nuove eccellenze italiane

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Lo studente, o meglio il ragazzo, al centro di un “sistema didattico inclusivo”, nell’ottica di una struttura formativa ed educativa “organizzata e responsabilizzata”, dove tutte le scelte “sono partecipate” e il “gioco di squadra prevale sugli individualismi”.

Sono alcuni dei “segreti vincenti” del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria, una scuola “globalizzata”, al passo con i tempi, che macina riconoscimenti e che negli ultimi giorni è stata collocata tra le cento migliori d’Europa.

“Un gratificazione che non ci deve far cullare sugli allori ma anzi ci stimola a migliorarci ancora di più” spiega Giusi Princi, pragmatica e giovane Dirigente Scolastica dell’Istituto, probabilmente anima vera della svolta epocale della scuola reggina ormai divenuta fiore all’occhiello nazionale.

Un Istituto dove il corpo didattico, quello studentesco e quello del personale Ata si sentono parte integrante di un progetto, di un nuovo e innovativo tipo di formazione ed educazione degli alunni.

Girovagando per i corridoi e per le aule mentre “Italia Orienta” (il Salone nazionale dell’orientamento pre-universitario) consuma l’unica tappa calabrese proprio al Vinci, si respira un’aria differente, che solo in piccoli frammenti appartiene alla classica e ormai obsoleta cultura scolastica di cinquanta anni fa.

“I nostri modelli di riferimento sono gli Istituti del Nord Europa, a loro ci ispiriamo con la consapevolezza, però, di non essere inferiori a nessuno”, incalza la Princi.

Ed i risultati, d’altronde, parlano chiaro: quando gli studenti del Vinci si cimentano in gare nazionali ed internazionali sbaragliano la concorrenza, con buona pace dei soliti leghisti che quando sentono parlare di Calabria vedono sempre il marcio anche quando marcio non c’è.

Stupidi stereotipi con cui è difficile scontrarsi.

E’ un Istituto che cura i dettagli quello del Vinci. Dall’obbligatorio cartellino identificativo con cui gli studenti girano per i locali del Liceo, agli sms e alle email in tempo reale inviate alle famiglie: impossibile “bigiare” per gli alunni, l’assenza o la presenza a scuola è inoltrata alle famiglie già alle ore nove in via telematica. Tempi duri, per tutti.

Inoltre un registro elettronico dà la possibilità alle famiglie di monitorare l’attività scolastica del figlio, tanto per non restare indietro.

Ma è anche una scuola che guarda oltre, che non si fossilizza su vecchi prototipi educativi e formativi, ed è questa sicuramente la forza del Vinci. La passione con cui gli stessi studenti si sentono orgogliosamente “vinciani” e responsabilmente parte attiva di un modello scolastico super organizzato e sincronizzato: dove ogni componente sposa il proprio ruolo incarnandone obiettivi e competenze.

Un liceo dal quale partono proposte ed esperimenti, come quello sulla differenziata che a breve troverà attuazione. “Accanto ai distributori automatici installeremo dei compattatori della plastica. Più i ragazzi ricicleranno, più riceveranno dei piccoli buoni sconto da spendere in materiale didattico o servizi di telefonia. E’ una piccola cosa – commenta la Princi – ma utilissima per due motivi: in primis fa capire che i rifiuti sono una risorsa anche economica e non solo un peso ed in secondo luogo miriamo ad allargare il concetto di differenziata e corretto smaltimento dei rifiuti anche a tutta la comunità, perché dietro 2100 studenti ci sono altrettante famiglie”.

E se la Fondazione Agnelli nella recente indagine sugli esiti universitari degli studenti del primo anno di corso colloca il Da Vinci di Reggio al primo posto – dunque il miglior liceo d’Italia a garantire agli studenti le migliori competenze in uscita –   un motivo ci sarà. E non è solo merito delle varie strutture a disposizione, dal Museo della Fisica ai laboratori di Informatica, Chimico-Biologico, dall’Osservatorio Astronomico al laboratorio di linguistica, fino alle tre palestre polivalenti (compresa l’aula fitness) o la biblioteca informatizzata con la possibilità di consultare on-line i testi.

Strutture che hanno contribuito a formare, ad esempio, le 4 eccellenze Nazionali (tra le 25 totali), selezionate e premiate dal Ministero. Ma è anche l’unica ad aver realizzato un Museo della Fisica – non pizza e fichi –  all’interno dei locali scolastici con documentazione risalente ad un periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Tanta roba insomma.

Ma è proprio l’approccio che è differente.

“Gli studenti non devono essere etichettati con un mero giudizio, devono essere accompagnati in un percorso di crescita e maturazione, prima umana e poi scolastica” aggiunge la Princi.

E in un momento in cui la città soffre la “vacatio” istituzionale e momenti di grave difficoltà sociale ed economica, ecco che sono proprio gli studenti ad aprirsi alla comunità e a tentare di risvegliare l’orgoglio reggino, lottando contro quella cultura del pessimismo e trasmettendo fiducia nel futuro.

“Abbracciamo una tra le popolazioni scolastiche tra le più complesse  d’Italia, con quasi 2100 studenti, e lavoriamo per affiancare tanto le famiglie quanto la comunità in un percorso di responsabilità. Il ruolo della scuola, dunque, assurge a riqualificare non solo gli apprendimenti ma l’educare con uno sguardo all’intero contesto, visto che la comunità partecipa a tutte le iniziative che vengono promosse dall’istituto”.

Il Vinci, infatti, si “apre al territorio” interagendo spesso con “le parrocchie, le associazioni, e dando l’opportunità ai giovani laureati di inserirsi nella progettualità che andiamo a sviluppare. Si lavora in maniera diversa – aggiunge la professoressa Princi – non siamo autoreferenziali ma anzi cerchiamo di promuovere dei percorsi in verticale con le Università, anche nazionali (Bocconi, Politecnico di Milano),  o momenti di confronto attraverso il gemellaggio con scuole estere, perché vogliamo proiettare i ragazzi in un nuovo contesto, quello della globalizzazione e quello in cui sono richieste delle competenze che diventano determinanti per l’inserimento in un nuovo mercato del lavoro, che è sempre più competitivo ed esigente”.

Per far ciò è necessario puntare su una “didattica innovativa, garantita da una professionalità docente al passo con i tempi e in grado di stimolare cognitivamente i ragazzi” mettendo al bando “una didattica unidirezionale che va a passivizzare i ragazzi. Tutto deve muovere attorno ai nuovi bisogni formativi”.

Si è promossa all’interno di tutta la comunità educante  l’acquisizione di una diversa e maggiormente flessibile mentalità, che deve necessariamente essere al passo con i tempi. “Dobbiamo essere tutti capaci di fornire e garantire le nuove competenze in uscita ai nostri studenti: per questo i nostri punti di confronto sono le scuole europee che riescono più di tutte a promuovere le eccellenze, come ad esempio il  sistema finlandese o norvegese. Dobbiamo garantire ai nostri giovani una forte responsabilizzazione, associata alla consapevolezza dei tempi in cui viviamo e all’esigenza di orientare, per formare in maniera diversa i ragazzi.

La fragilità dell’età infatti si abbraccia ad una fragilità di sistema, legata anche ad un precarietà del mondo del lavoro che chiede varie competenze: la nostra scuola, la scuola attuale, deve promuovere una mentalità diversa, auto imprenditoriale, al fine di rendere gli studenti in grado di formarsi consapevolmente per concretizzare il loro progetto di vita, con caparbietà e determinazione; ma è evidente che devono essere accompagnati ad immaginarlo e a progettarlo. In questo è la Scuola che deve offrirsi ai ragazzi ed alle famiglie come partner, per fornire suggerimenti ed occasioni altrimenti di difficile reperimento”.

Certo si è consapevoli che “il nostro è un sistema umano, soggetto ad errori e a possibili insuccessi. Ma l’importante è riuscire ad imparare da essi, cercando di offrire ai ragazzi ed alle famiglie che ce li affidano, un servizio che sia il migliore possibile”

Tutto questo nonostante a Reggio, oggi, la mancanza dell’ istituzione locale “condiziona un maggiore disorientamento”.

Ma la Princi, il corpo docente e gli studenti del Vinci non demordono e anzi promuovono una “diversa intraprendenza, che isoli passività e negatività e faccia privilegiare la voglia di imporsi sul mercato delle professioni e del lavoro, perché solo le idee che hanno una forte motivazione diventano vincenti”.

In un percorso così ambizioso sono proprio i docenti a diventare “un punto di riferimento a 360°, diventando educatori per la vita, fornendo consigli ai propri studenti, instaurando con loro un rapporto fiduciario”.

Perché al Vinci tutti sanno cosa fare, e tutti lo fanno.

Orgogliosamente “vinciani”, consapevolmente (potenziali) eccellenze e manager dell’Italia di domani.

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