“Sono gay”. Qual è la vera malattia?

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Sono gay l’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza” parole scritte su un biglietto, da uno studente romano, prima di lanciarsi nel vuoto. Lunghissima la lista di chi non sentendosi accettato dalla società decide di compiere gesti estremi frutto, a quanto pare, dell’arretratezza del nostro paese.

Quel male chiamato omofobia è un fenomeno vecchio, probabilmente, come il mondo ma di cui solo recentemente sentiamo parlare e al quale solo adesso riusciamo ad affibiare un nome.  Ma è davvero possibile ridurre il tutto a delle vessazioni?

Non sarà forse che la “presunta malattia” di cui sono affetti gli omossessuali in realtà è il vittimismo? Non si vuole discutere sulle scelte sessuali di ogni singolo individuo, sarebbe un pò come discriminare una persona che ha gli occhi castani piuttosto che verdi, è un fatto naturale che nessuno può e deve giudicare. Sarebbe invece opportuno chiedersi se non fosse meglio impegnarsi per la tutela di diritti inalienabili come la proprie scelte e i propri gusti, che pensare bene di impiccarsi o gettarsi giù da un palazzo.

A questo proposito citiamo i Gay Pride, simbolo della fierezza gay, e i Gay Pride Parade, marcia che si svolge in memoria dei Moti di Stonewall del 1969, evento considerato da un punto di vista simbolico il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno in tutto il mondo, un giorno di lotta a favore della libertà di ogni singolo individuo. E’ lecito chiedersi allora che fine abbia quel senso di  “orgoglio”, se non sia andato perso quella sera del 1969.

Tanti sono gli obiettivi ancora da raggiungere per i gay (almeno in Italia) come il diritto al matrimonio e all’adozione per citarne qualcuno, e di certo questa non vuol essere una critica nei loro confronti, nè si vogliono sminuire gli atteggiamenti di chiusura (a volte gravi) che spesso sono costretti subire, ma è solo un modo per cercare di capire cosa può spingere una persona a rinunciare alla propria vita.

“L’unica battaglia che ho perso è stata quella che ho avuto paura di combattere” diceva Che Guevara, un concetto che va oltre la sensibilità di ognuno e che è valida per tutti: omosessuali e non.

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