Catanzaro, operaio folgorato sul lavoro: condannato responsabile sicurezza

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Si è concluso con una condanna a un anno e 4 mesi di reclusione, oltre al risarcimento del danno con specifiche provvisionali nei confronti delle patti civili, – come riporta l’Agi – il processo a carico di Gerlando Moscato, responsabile della sicurezza nel cantiere per la realizzazione di una strada provinciale e di un ponte di collegamento tra il quartiere Alli del comune di Catanzaro ed il quartiere Apostolello del comune di Simeri Crichi, imputato per omicidio colposo a seguito del drammatico incidente sul lavoro in cui, il 18 dicembre del 2006, perse la vita l’operaio Domenico Salvaggio. Il giudice monocratico di Catanzaro, Domenico Commodaro, ha emesso la propria sentenza al termine del processo di primo grado, ritenendo Moscato colpevole.

L’uomo era stato rinviato a giudizio il 4 febbraio del 2009, quando il giudice dell’udienza preliminare aveva accolto la richiesta del pubblico ministero, Simona Rossi, nonché delle parti civili, e cioè i familiari della vittima (rappresentati dagli avvocati Aldo Casalinuovo e Giacomo Malfa), e l’Inail. Proprio in vista del risarcimento del danno, insieme a Moscato erano stati citati nel procedimento, in qualità di responsabili civili obbligati a pagare in solido, anche l’Amministrazione provinciale di Catanzaro, e la “Consortile Apostolello”, ditta che ricevette in appalto i lavori dalla Provincia.

I tragici fatti di causa risalgono a oltre sei anni fa, quando Salvaggio, 40enne originario di Favara, in provincia di Agrigento, morì folgorato da una scarica elettrica. Secondo la ricostruzione del fatto operata dagli inquirenti l’operaio, mentre manovrava con la gru nei pressi del costruendo viadotto, proprio sotto una linea elettrica aerea, avrebbe urtato con il braccio meccanico un cavo dell’alta tensione, tranciandolo.

L’uomo restò ucciso sul colpo dalla scossa micidiale, che non gli lasciò scampo, rendendo inutile anche il tempestivo intervento dei sanitari del 118. Sul posto intervennero i carabinieri della stazione di Simeri Crichi che avviarono le indagini, nell’ambito delle quali l’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Francesco De Tommasi, sequestrò il cantiere e il camion-gru della ditta, nonché le due estremità del cavo elettrico tranciato per i dovuti accertamenti.

Seguì una richiesta di rinvio a giudizio per violazione delle norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro, ed in particolare di quella che vuole che le gru vengano posizionate a non meno di cinque metri di distanza dai cavi dell’alta tensione, oppure, in caso siano più vicine, che si chieda preventivamente all’Enel di togliere la corrente.

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