“Omertà e silenzi”: l’editoriale di Cosimo Sframeli

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Copia di IMG_3505di Cosimo Sframeli – Vi è un modo ostinato di pensare che tende a non denunciare fatti più o meno gravi, per compiacere qualcuno ai danni di qualcun altro, spesso per paura di ritorsioni. Si manifesta nei più semplici gesti quotidiani, nella paura di difendersi, nel timore di parlare soprattutto quando si ritiene d’avere ragione. Una fobia costante della verità che accompagna fino alla morte i più deboli.

L’omertà è un “modus vivendi” che tocca tutte le latitudini, non solo il silenzio. E’ un atavico muro di mutismo fatto di gestualità e comportamenti. E’ il linguaggio che deforma e stravolge la verità più ovvia, che mortifica la dignità e lo spirito di ogni essere umano.

Una barriera silenziosa “governata” da personaggi di tutto rispetto che tentano di organizzare il proprio “potere” sui più deboli, sui più fragili. Gli omertosi sono sempre uguali, come delle fotocopie, sia che facciano parte di piccole o grandi comunità sia di società a carattere malavitoso, di sette religiose o altro.

L’omertà è il diniego più totale di fronte alla verità, fatta di rappresaglie dirette o trasversali per punire persone che, dicendo il vero, contrastano le malefatte di qualcuno. E’ una cultura molto pericolosa e chi la pratica lo fa in maniera cosi compiuta ed efficace da gabbare la Giustizia.

Negli ambienti paesani, e non solo di cultura mafiosa, spesso si sente pronunciare una massima, diventata un’abitudine: “Chi non vede, non sente e non parla campa cent’anni in pace”, ma, aggiungiamo, come una pecora. E’ un dovere educare all’onestà e vivere da uomini liberi.

Agli “uomini di buona volontà” il compito non facile di accompagnare i giovani a riflettere sul futuro e sulla necessità di valori autentici per la ricostruzione di una Calabria in cui i concetti di libertà, uguaglianza (in diritti e doveri) e solidarietà si accompagnino a meritocrazia, consapevolezza dell’Essere, valorizzazione culturale, rispetto dei diritti umani e rifiuto di ogni violenza e discriminazione. Chiediamoci se rappresentiamo l’esempio da seguire e se costituiamo per loro un effettivo punto di riferimento. Non cerchiamo le “nostre” reticenze fuori di noi e guardiamoci dal pensare che la pazienza altrui possa compensare i silenzi che nascono dalla nostra impazienza.

E’ proprio vero che  “i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua”. Nessuno infatti è più nemico del suo stesso pensiero.

Alla ricerca della libertà, dunque, disciplinando il sentimento e il pensiero, affinché smaniose ambizioni e inquietudini non ci portino altrove. Facendo ed osando il giusto, senza ondeggiare nelle possibilità, lasciamo che sia il vile ad esitare ed entriamo nella tempesta degli eventi, in un tentativo eroico di difendere il popolo contro i soprusi dei potenti. Senza omertà e silenzi.

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