Le indagini dell’ispettore FELICINO – N.22

StrettoWeb

La pratica che l’ispettore Felicino aveva sulla scrivania riguardava la ditta che quella mattina doveva ispezionare. Nel leggere il nome ebbe un sussulto e pensò anche di rifiutarla per motivi personali. Si trattava, infatti, del negozio di parrucchiere “LineaEffeDue”, dove andava da anni e che era gestito da Paolo, a cui spesso per battuta gli diceva “Solo tu sai cosa ho per la testa, visto che ci guardi sopra da anni”. Ripassò mentalmente l’ambiente di lavoro, che conosceva a memoria, e non riuscì a ricordare nessuna carenza in materia di sicurezza sul lavoro, che avesse attirato la sua attenzione quelle volte che era andato per tagliarsi i capelli. Sapeva che le dipendenti erano tutte regolarmente assicurate e che le attrezzature impiegate erano idonee all’attività; inoltre aveva sentito più volte Paolo dire che il suo consulente era un tecnico molto attento e che lo teneva aggiornato su tutte le novità in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

Decise di fare l’ispezione, convinto che non sarebbe stato condizionato dal rapporto di amicizia, com’era giusto che fosse, e comunque fiducioso che non avrebbe trovato niente da contestare.

Arrivato sul posto, entra in negozio e si accorge che non c’era alcun cliente. “Meglio così” pensa tra se Felicino, avrebbe evitato antipatiche spiegazioni ad eventuali clienti che conosceva.

Ti faccio preparare subito” disse Paolo pensando che fosse lì per tagliarsi i capelli. “Non ce ne bisogno” rispose Felicino, “sono qui in veste d’ispettore e non di cliente”. Entrambi si guardarono negli occhi e stavano per mettersi a ridere, ma l’ingresso di una cliente interruppe quel momento di complicità. “Bene” fece Paolo “è tutto a tua disposizione”, poi rivolgendosi alla cliente appena entrata le dice “Ho saputo che ti sei separata, eppure sembravate una coppia perfetta, cos’è successo?” la signora, quasi infastidita, rispose “io e mio marito siamo una coppia perfetta, ci siamo separati non perché non andiamo d’accordo, ma perché il nostro commercialista ci ha spiegato i vantaggi economici di una separazione consensuale fittizia”. Felicino, che ascoltava tutto, pensò in un primo momento che si trattasse di una farsa tra i due, poi gli venne in mente l’articolo di giornale letto qualche giorno prima, dove si elencavano tutti gli espedienti messi a punto da alcune persone per fruire di vantaggi per servizi che prima non gli sarebbero spettati, come l’asilo nido, la mensa scolastica, i ticket sanitari, ecc.

L’articolo che aveva letto Felicino spiegava, tra l’altro, che tornare single, dopo anni di matrimonio, poteva avere i suoi vantaggi economici, quindi evidenziava come erano proliferati gli addii al coniuge solo per finta, o meglio, per l’assegno sociale e per gli sgravi fiscali. Di fatti l’Istat di recente aveva certificato un aumento delle separazioni consensuali.

Quindi, pensò Felicino, la crisi coniugale non colpiva sempre le unioni di lunga durata a causa di un processo d’invecchiamento complessivo della popolazione dei coniugati, ma anche perché si cercava di eludere il fisco. Insomma era un’altra nuova e diversa strategia di evasione fiscale.

Quale fosse la vera realtà non era facile capirlo, ma forse a Felicino non importava neanche. Ritornò al suo lavoro, quindi controllò le poltrone a pompa, gli attrezzi portatili affilati e con punta (forbici, ecc.) e la zona lava-teste. Poi si fece portare tutta la documentazione, compreso il DVR secondo le procedure armonizzate, i verbali di verifica dell’impianto di messa a terra e infine gli attestati di formazione. Nel controllare l’attestato del corso di RSPP, ruolo svolto dal datore di lavoro, si accorse che era scaduto da tempo e che mancava l’aggiornamento formativo. Chiamò Paolo e gli fece presente la carenza riscontrata. Questo restò meravigliato, dapprima cercò di dare una giustificazione, poi cercò di scaricare la responsabilità sul consulente, affermando “con tutto quello che mi costa, non mi ha avvisato di quest’obbligo. La sanzione la farò pagare a lui”. Felicino, visibilmente amareggiato, rispose “la sanzione la devo fare a te, perché sei tu il soggetto che dovevi adempiere all’obbligo della frequenza del corso di aggiornamento per RSPP, come previsto dal 3° comma, dell’art. 34, del D.Lgs 81/08”. Quindi tirò fuori dalla borsa il blocco dei verbali e incominciò a scrivere la contestazione, ricordando che la sanzione, di natura penale, prevedeva l’arresto da tre a sei mesi o l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro.

A cura di Studio SGRO

e-mail:ispettorefelicino@gmail.com

Condividi