Reggio, la battaglia di piazza Duomo del 21 agosto 1860 e il caffè di Garibaldi…

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3Ognuno di noi sa indubbiamente che l’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, insieme ai celeberrimi mille ed al cosiddetto “esercito meridionale” (siciliani e calabresi successivamente ad essi unitisi) abbia conquistato il “Regno delle Due Sicilie”, corrispondente all’attuale mezzogiorno d’Italia, successivamente a varie battaglie, a partire dall’iniziale sbarco a Marsala sino al conclusivo incontro a Teano con l’allora re Vittorio Emanuele II. E’ pure noto a molti che il nostro eroe nazionale sia, dopo essersi impadronito della Sicilia, sbarcato a Melito Porto Salvo e poi avanzato verso Reggio. E la presa di Reggio era indubbiamente, ideologicamente, politicamente e geograficamente una conquista strategica. Ma se invece si dicesse che nell’agosto del 1860 Garibaldi abbia persino combattuto nella stessa piazza Duomo o che si sia anche preso un caffè nella su citata piazza? Proprio così.

Presa_di_Reggio_2Siamo appunto nell’agosto del 1860. Garibaldi era sbarcato il 19 a Melito e stava progressivamente avanzando verso Reggio; ma i borbonici si erano subito allertati richiamando nella città molte truppe stanziate in Aspromonte e richiedendo anche dei rinforzi dal forte di Messina che però non giunsero a Reggio per mancanza di imbarcazioni. In seguito però degli informatori borbonici dichiararono che i garibaldini giungevano dalle montagne e spostarono così le truppe dalla fiumara sant’Agata al Calopinace, in centro città. Il comandante borbonico Gallotti spostò così le truppe all’interno del castello, luogo militarmente più difendibile, da Piazza Duomo che, nel caso di uno scontro diretto sarebbe stata poco difendibile. Garibaldi, nel frattempo, mosse però il suo contingente da Pellaro a Ravangese.

Assalto_alla_Cattedrale_di_ReggioAll’alba poi entrò in città e divise la sua armata in due contingenti, uno diretto al carcere di San Francesco (dove riuscì ad avanzare più facilmente) e l’altro diretto alla contrada Crocefisso. Presero subito contatti con i locali e attraverso gli stretti rapporti che instaurarono riuscirono ad avanzare con sempre maggior forza sino al centro. Giunsero a piazza Duomo e fecero fuoco sulle truppe borboniche ivi stanziate: le truppe borboniche vennero circondate ed annientate dall’artiglieria garibaldina. I superstiti si ritirarono nel castello mentre Garibaldi dava già disposizioni nella piazza. In seguito, mentre beveva un caffè nella piazza, fu sfiorato da un proiettile che partì da una casa vicina (e che ferì però un suo compagno). Il giorno dopo accorsero dei rinforzi borbonici dal torrente Annunziata che in seguito si stanziarono presso il quartiere Santa Lucia, dove furono accolti con il calorosissimo fuoco dei garibaldini, dopo cui furono costretti a ripiegare a Villa San Giovanni. Dopo che anche la Marina Napoletana lasciò la rada reggina “per ragioni umanitarie” (non ben identificate e tuttora comprese), alle ore 16 il Castello Aragonese venne consegnato “con l’onore delle armi”, e, con esso, tutte le munizioni ed i viveri in esso posti. Fu poi nominato dall’eroe nazionale governatore della Provincia con “poteri illimitati” Antonino Plutino, reggino suo alleato.

Questa non può che essere un’altra preziosissima testimonianza dell’aura gloriosa che ricopre il passato della città calabra dello stretto; abbiamo infatti da poco festeggiato la ricorrenza del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia e questa gloriosa battaglia non può che nobilitare Reggio in quanto  teatro di uno scontro che, fra tanti altri, ha portato alla formazione della nostra beneamata nazione.

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