Palermo, domani la commemorazione dello sbarco alleato del 10 luglio 1943. Come la mafia sbarcò sull’isola…

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mafia alleati 1943Si terrà domani, a Palazzo delle Aquile, una commemorazione dello sbarco alleato in Sicilia: “10 luglio 1943”, quando “Sbarcano in Sicilia inglesi, americani e… Cosa Nostra”, recita il sottotitolo dell’incontro. A presiedere i lavori nella Sala delle Lapidi, il sindaco Leoluca Orlando; partecipano Nicola Cipolla, presidente del Cepes; Giuseppe Casarrubea, storico; Umberto Santino, presidente del Centro “Peppino Impastato”; Giusto Catania, assessore Partecipazione e Decentramento Comune di Palermo; Maurizio Cala’, segretario Camera del Lavoro Palermo e Ottavio Terranova, dell’Anpi Sicilia. In occasione dell’anniversario, si esaminera’ anche “lo sbarco della mafia nell’isola”, quando vennero contattati capimafia come Vito La Mantia, descritto dagli alleati come “incolto ma influente, che grazie alle complicita’ dei suoi seguaci e’ sfuggito alla purghe del prefetto Mori”. Si tratta di un aspetto meno conosciuto rispetto alle vicende che coinvolsero le truppe inglesi e americane nella spettacolare operazione aeronavale, denominata ‘Husky’, avvenuta tra Licata e Siracusa. La campagna militare degli alleati, che andò avanti per altri due anni, trasformò l’Italia in un campo di battaglia tra gli eserciti di mezzo mondo, fino ad arrivare alla Liberazione. “Si tratta di uno dei periodo tra i piu’ drammatici e confusi nella storia italiana del Novecento, specie in Sicilia“, spiega lo storico Antonio Casarrubea, che dirige a Partinico l’Archivio Casarrubea, dedicato alla memoria di suo padre, dirigente sindacale assassinato nel 1947. “I documenti qualificati come ‘secret’ e ‘top secret’ di quel periodo ci raccontano nei dettagli le strategie americane e inglesi per infierire su una popolazione stremata dalla fame e dai bombardamenti”.

A precedere e a seguire il momento cruciale dello sbarco ci sono momenti di preparazione ma anche conseguenze. “Ci sono i piani dei servizi segreti alleati, a cominciare dall’Oss e dal Soe, che mirano a creare uno ‘stay-behind’ e, al contempo, un’alternativa di facciata al regime mussoliniano –prosegue Casarrubea- Si intensificano i contatti con i leader antifascisti socialisti, liberali e monarchici, in patria e all’estero. La diplomazia segreta lavora per provocare il distacco dall’Asse dell’Italia fascista e arrivare a un armistizio con gli anglo-americani”. In tutto questo, sottolinea Casarrubea, “trionfano gli accordi sottobanco con le mafie ed emerge il razzismo culturale anglosassone verso gli italiani, un popolo considerato piu’ arabo che europeo. Si disegna, in tal modo, un quadro geopolitico che anticipa le tensioni della Guerra Fredda nel Mediterraneo e che produrra’ effetti devastanti sul nostro Paese dei decenni successivi, fino ai giorni nostri”. Al convegno di domani verra’ presentato “Operazione Husky” il volume di Castelvecchi che Casarrubea ha scritto, insieme al ricercatore Mario Jose’ Cereghino, esperto di archivi statunitensi e britannici. I due hanno lavorato per dieci anni ripescando documenti desecretati dagli archivi segreti britannici e statunitensi.

Sono impressionanti i giudizi emersi dalle carte segrete degli alleati -racconta Cereghino- Non ci lasciano scampo“. Cereghino poi ricorda alcuni dei piu’ significativi commenti ripescati dagli archivi segreti di Kew Gardens in Gran Bretagna e College Park negli Usa. “Nel caso si verifichi il collasso dell’Italia, potremmo decidere di occupare la Sicilia. Di conseguenza la nostra propaganda deve mirare a separare l’isola dall’Italia”, è scritto in un documento segreto del 19 dicembre 1940, che precede di ben tre anni lo sbarco. Oppure un altro documento, del 4 giugno del 1942, descrive in maniera dettagliata come appare il carattere italico agli occhi degli stranieri. “Gli italiani sono dei gran chiacchieroni, si lagnano di tutto e non fanno che disperarsi. Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, spunta sempre un pretesto per non agire”. Traspare poi anche l’idea della propaganda secondo i nostri alleati: “disegnare immagini grottesche di Hitler e Mussolini”. E, ancora, “sfruttare le superstizioni locali per diffondere l’ansia tra la gente e creare un clima di depressione e disfatta”.

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