L’incredibile storia di Maria Concetta Cacciola, da donna del clan a simbolo dell’antimafia

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Maria Concetta CacciolaDa donna del clan a simbolo dell’antimafia nazionale. Maria Concetta Cacciola era nata a Rosarno, feudo di due delle cosche di ‘ndrangheta piu’ potenti dell’intera regione: i Pesce e i Bellocco. E proprio ai Bellocco, secondo quanto raccontato anche dalla stessa ex testimone di giustizia, fa capo la famiglia Cacciola. Il padre di Maria Concetta, Michele Cacciola, e’ parente di Gregorio Cacciola, uno dei pezzi da novanta dell’omonimo clan. Nell’estate di due anni fa, con un pretesto, si presenta alla caserma dei carabinieri di Rosarno. Vuole collaborare con la giustizia, vuole che i suoi figli crescano in modo diverso da lei. La sua storia è incredibile. Maria Concetta nasce e cresce in un ambiente intriso di cultura mafiosa: sposa a 13 anni, madre a 14. Una vita da “vedova bianca“, suo marito Salvatore Figliuzzi e’ in carcere da diversi anni perche’ condannato per associazione mafiosa. Viene trasferita in una localita’ protetta, lei non riesce a non chiamare i suoi 3 figli. I familiari la rintracciano e lei ritorna a Rosarno. Aveva ripreso in contatti con le forze dell’ordine per riandare via e riprendere la collaborazione con la Dda di Reggio Calabria. Cio’ non avverra’: il 20 agosto 2011 il suo corpo senza vita viene trovato nella casa paterna. Maria Concetta e’ morta bevendo dell’acido muriatico. Dopo qualche mese la Dda di Reggio Calabria e la procura di Palmi chiudono le indagini su quello strano suicidio: suo padre Michele, suo fratello Giuseppe e sua madre Rosalba Lazzaro vengono arrestati accusati di induzione al suicidio e violenza. Oggi le richieste di pene della procura di Palmi: 21 anni di galera per i 3 imputati.

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