Regione Calabria, Giovanna Cusumano, presidente Crpo, su condizioni carcerarie

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“La battaglia di civiltà iniziata da Cesare Beccaria più di due secoli fa non può dirsi ancora vinta. La ‘denuncia’ della delegazione dell’Unione delle Camere Penali Italiane relativa alla violazione nel carcere di Reggio Calabria degli standard minimi previsti dalla normativa vigente, pubblicata qualche giorno fa in seguito ad una visita nella casa circondariale, mi induce ad associarmi al grido d’allarme sulla disumanità delle condizioni carcerarie nel nostro Paese e, nello specifico, nella città dello Stretto”.
E’ quanto afferma la presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità Giovanna Cusumano che aggiunge: “L’aver appreso, peraltro, che la situazione di grave degrado in cui sono costretti i detenuti della casa circondariale di Reggio, diventi ancor più estrema nella sezione femminile, non può non suscitare ulteriore indignazione. Come a dire che se ‘al peggio non c’e’ fine’ , la ‘fine’ e’, ancora una volta, riservata dallo Stato italiano alle donne”.
“Va però detto subito che quando viene violata la dignità della persona, come avviene appunto in tutte le carceri italiane, sottilizzare tra una maggiore o minore gravità della violazione potrebbe apparire come un banale tentativo di spostare l’attenzione sulla violazione tout court. Così non e’!” – sottolinea Cusumano.
“La dignità umana e’ inviolabile (e prescinde, o meglio, dovrebbe prescindere dal ‘genere’) e come tale non può subire pregiudizio neanche in caso di limitazione di un altro diritto, come nella fattispecie della restrizione della libertà personale, atteso che essa non e’ soggetta a bilanciamenti” – prosegue.
“Se cosi e’, a nome di tutta la Commissione regionale delle Pari Opportunità della Calabria, che presiedo, chiedo al nostro Ministro Cancellieri come sia possibile che ancora oggi, dopo innumerevoli denunce, decine di suicidi di detenuti e la recente sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, l’Italia non riesca ad assicurare alle detenute e ai detenuti del nostro Paese un regime penitenziario compatibile con il rispetto della dignità della persona?”
“Ed ancora chiedo al nostro Ministro come pensa di affrontare tempestivamente l’annoso e drammatico problema, evidentemente non più rimandabile?”.
“Tutti sappiamo bene che il percorso carcerario così come è ‘concepito’ dal nostro Paese serve a poco (o forse a niente), atteso che non riesce a perseguire i fini rieducativi”.
“Ed allora, chiedo al nostro Parlamento e soprattutto ai parlamentari calabresi, di attivarsi affinché il nostro ordinamento si doti al più presto di procedure atte a garantire la cessazione di questa vergognosa violazione dei diritti umani?”
“Un plauso, invece, rivolgo al Tribunale di sorveglianza di Venezia che ha sollevato la questione di costituzionalità dell’art. 147 c.p. che prevede il differimento della pena solo per infermità fisica o mentale e per detenute-madri con figli di meno di tre anni. Ma non per trattamento disumano e degradante, qual e’, appunto, il sovraffollamento” – evidenzia ancora la presidente della CRPO.
“Un ringraziamento, infine – conclude Giovanna Cusumano – alla direttrice dell’Istituto penitenziario di Reggio Calabria, dott.ssa Carmela Longo, per le tante denunce e le tante richieste di intervento finalizzate a rimuovere la violazione dei diritti delle ‘sue’ detenute e dei ‘suoi’ detenuti, ma rimaste allo stato, in gran parte, disattese”.

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