Reggio, apertura Cardiochirurgia: Scopelliti scrive al Ministro Lorenzin

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L’art. 32 della Costituzione italiana, giusto per rimanere in tema dopo la festa della Repubblica di ieri, sancisce la tutela della salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”; in siffatto diritto vi rientra anche l’apertura del reparto di cardiochirurgia a Reggio Calabria?

Bhè pensiamo proprio di si. Un reparto, il cui finanziamento fu stanziato con la legge regionale n.13 del 17 agosto 2007, dotato di 10 posti letto di degenza e 10 di terapia intensiva postoperatoria, le cui opere e attrezzature sono state collaudate il 22 dicembre 2011, le cui porte però nel giugno 2013 sono inesorabilmente chiuse.

A danno non solo dell’azienda ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli”, che nell’opera ha investito quasi 10 milioni di euro e della Regione Calabria, che di euro ne ha imputati 8 milioni; gli enti perdono denaro con un reparto perfettamente funzionante ma chiuso, ma il danno più rilevante non è per quei cittadini dell’hinterland di Reggio  costretti ad “emigrare” nelle altre regioni o a Catanzaro per le patologie del cuore?

La riduzione della migrazione sanitaria extraregionale sarà soltanto uno degli effetti dell’apertura del reparto di Cardiochirurgia a Reggio Calabria” scrive il Governatore della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti nella missiva inviata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, formulando la richiesta di attivazione del reparto.

La Cardiochirurgia reggina è dotata delle più moderne tecnologie e di due sale operatorie di cui una “ibrida” (sarebbe la prima in Calabria!), che consente ai cardiologi interventisti e ai cardiochirurghi di intervenire contemporaneamente.

Assoluta importanza per il territorio, che si arricchirebbe di una struttura all’avanguardia, sia dal punto di vista strutturale quanto tecnologico con professionisti di elevata qualità: “La realizzazione dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia collocata in un dipartimento cardiotoracico rappresenterà una piattaforma avanzata per la cura delle patologie cardiovascolari con l’obiettivo di ridurre la mortalità elevata della popolazione per tali patologie e migliorare la vita dei pazienti cardiopatici”.

Se, dunque, si realizzasse quanto invocato da Scopelliti e da tutta la popolazione reggina, quale destino per le due strutture di Catanzaro, finora punta di diamante della cardiochirurgia calabrese?

Scopelliti tranquillizza Catanzaro evidenziando che non c’è alcuna intenzione di chiudere le struttura catanzaresi: “La cardiochirurgia reggina sarà direttamente collegata a quella universitaria, consapevoli che la Calabria è in piano di rientro e che è necessario aumentare i servizi per rispondere alle esigenze assistenziali e garantire il diritto alla salute”.

Si apre con una buona notizia, speriamo, il lunedì della sanità calabrese.

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