Reggina – Gianluca Atzori, il grande ritorno. L’uomo giusto per il Centenario, due anni dopo quella grande stagione

StrettoWeb

Che sarebbe tornato sulla panchina amaranto, prima o poi, ce lo aspettavamo un po’ tutti. Il 9 giugno 2011, dopo il 2-2 di Novara nella semifinale playoff di quella straordinaria stagione che aveva riportato entusiasmo in riva allo Stretto, il mister aveva salutato tutti al Centro Sportivo Sant’Agata dicendo che gli sarebbe piaciuto “tornare qui da allenatore, un giorno” e che quella stagione sarebbe sempre rimasta per lui “indimenticabile“. Gianluca Atzori è l’uomo scelto dal Presidente Foti per guidare la Reggina del centenario. L’ufficialità è attesa nelle prossime ore.
La Reggina vuole suggellare il suo 100° anno di storia con una grande stagione trionfale, il mister ha tanta voglia di dimostrare le sue capacità dopo le esperienze sfortunate di Genova e La Spezia, ma intanto la città mormora, come sempre, forte delle sue straordinarie competenze calcistiche che nel corso della storia l’hanno portata a etichettare Mozart come un “fallito“, Di Michele come un “giocoliere“, Mazzarri come un “incompetente“, Barreto come un “oggetto misterioso” e così via dicendo … adesso c’è anche chi non accetta il ritorno del mister a Reggio. Sia chiaro, la stragrande maggioranza della tifoseria è non contenta, ma entusiasta, di rivedere Gianluca Atzori seduto sulla panchina amaranto, però c’è una minoranza che forse pensava che le trattative di Foti e Giacchetta fossero tra Mourinho, Ancelotti e Guardiola, e adesso storce il muso.
Addirittura c’è chi ha il coraggio a definire quella del 2010-2011 una “grande squadra“, fatta di “giocatori fortissimi“, solo per togliere meriti ad Atzori che in realtà fu l’unico grande artefice di quella stagione straordinaria. Quella “grande squadra“, in realtà, all’inizio del campionato era un agglomerato di giovanissimi sconosciuti su cui solo la società e il mister riponevano fiducia. Alcuni tifosi, evidentemente, hanno la memoria corta, in tanti dimenticano che in difesa Francesco Acerbi arrivava dalla C2, scoperto da Giacchetta, e che proprio con Atzori si trasformò in un grande giocatore, e per giunta quella è rimasta la sua migliore stagione della carriera. A centrocampo la coppia Nicolas ViolaGiuseppe Rizzo, prodotti del vivaio amaranto che l’anno prima giocavano nella Primavera (!), non arrivava a 38 anni sommando l’età di entrambi i giocatori, Campagnacci arrivava dalla C1, anche lui scoperto da Giacchetta, Missiroli fu venduto a gennaio, Bonazzoli proprio grazie al gioco e alle motivazioni trasmesse da Atzori fece una stagione straordinaria (mai aveva segnato così tanto prima in carriera, ben 19 reti!), e dopo quell’anno s’è fermato, sia a Reggio che altrove. Veniva da un anno disastroso, il bomber (4 gol con NovellinoIaconiBreda), tanto che a inizio stagione nessuno aveva più fiducia in lui, e poi dopo i 19 gol con Atzori tornò sugli standard disastrosi di quella precedente (4 gol anche con BredaGregucci).
La Reggina di Atzori era la Reggina di Zizzari che segna il gol decisivo nel pareggio contro il Varese, la Reggina di Adiyiah che segna la rete della vittoria contro il Grosseto, la Reggina di Alessio Viola decisivo per la conquista dei playoff con le marcature di Modena e al Granillo contro Frosinone e Novara, la Reggina di Danti che segna di tacco al Torino in trasferta, la Reggina in cui brillavano Castiglia, Barillà, De Rose. Certo, sicuramente quella Reggina aveva in Puggioni un grande portiere, e in Tedesco un uomo d’esperienza non indifferente, ma il centrocampista oggi al Trapani non fu certo uno dei principali protagonisti di quella stagione, relegato fuori squadra per gran parte della stagione e con degli spezzoni di gara nel finale (pochissime le partite in cui partì da titolare). L’anno successivo, con Breda, era tornato Missiroli, erano rimasti tutti gli altri che avevano un anno d’esperienza in più ed erano cresciuti molto, si era aggiunto Ragusa, Emerson aveva degnamente sostituito Acerbi, in porta non fu data fiducia a un ragazzino capace di parare due rigori nella stessa partita, ma l’allenatore non era lo stesso e la Reggina non riuscì a riconquistare i playoff (che probabilmente con Breda avrebbe potuto raggiungere, ma il suo esonero e l’arrivo di Gregucci peggiorò la situazione anziché migliorarla!).
Anche quest’anno Dionigi poteva contare su 8 giocatori che vestivano la maglia amaranto nell’anno di Atzori, ma ne faceva giocare solo uno… che, poi, la Reggina di oggi sia più scarsa di quella di Atzori, è tutto da verificare. Di Michele e Colucci in serie B sono due “top-player” che Atzori poteva sognare col binocolo due anni fa, così come è fuorviante dire che il mister abbia fatto male altrove. A Genova con la Sampdoria ha dovuto gestire un gruppo falcidiato da una faida di spogliatoio molto profonda, e anche il suo successore Iachini, uomo di grande esperienza, ha trovato difficoltà enormi e ha raggiunto i playoff in extremis (con un andamento molto simile a quello di inizio stagione; probabilmente ce l’avrebbe fatta anche Atzori) conquistando la promozione solo grazie ai clamorosi errori arbitrali nella finale dei playoff contro il Sassuolo. Allo Spezia Atzori è rimasto solo 5 partite in una squadra che ha fatto malissimo sia con Serena prima di lui che con Cagni dopo. Siamo convinti che Atzori sia l’uomo giusto per il Centenario amaranto, perché le sue squadre giocano bene, lottano su ogni pallone e il suo arrivo garantisce una squadra con gli attributi e con le idee tattiche chiare e precise, cosa che negli ultimi anni a Reggio era mancata. Inoltre è l’uomo giusto perché fa parte della storia amaranto, in modo positivo, sia da giocatore che da allenatore. Conosce bene l’ambiente e tutte le sue sfaccettature, e molto probabilmente avrà a disposizione una squadra più competitiva ai nastri di partenza rispetto a quell’agglomerato di giovanissimi sconosciuti di tre anni fa. Sta a lui, adesso, completare l’opera. Forza mister, bentornato!

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